Da domenica 1° dicembre Carlos Tavares non è più l’amministratore delegato di Stellantis. Il manager portoghese ha rassegnato le sue dimissioni e il Consiglio di amministrazione dell’azienda, riunitosi in seduta straordinaria, le ha immediatamente accettate. Ancora non si conoscono i nomi del successore, ma la società ha comunicato che il processo di ricerca è in corso e si concluderà entro la prima metà del 2025, sotto la gestione del Comitato speciale del Consiglio. Nel frattempo, verrà istituito un nuovo Comitato esecutivo presieduto dall’attuale presidente di Stellantis, John Elkann.
La notizia ha scosso il mondo imprenditoriale, perché Tavares è uno dei personaggi più in vista attualmente nel settore dell’automotive e il fatto di abbandonare prima della scadenza del suo mandato, prevista nel 2026, la dice lunga sulle difficoltà attuali di varia natura della casa automobilistica italo-francese.
Le motivazioni dettagliate dell’addio di Tavares non sono state rivelate, mentre la società ha liquidato la questione con “differenze di vedute”. Diversità tra manager e organo di controllo che si sarebbero arenate sul piano di rilancio del gruppo. Ma non solo. Da tempo, in effetti, l’ex-CEO era in conflitto con gli altri amministratori del consiglio, oltre a non essere amato dalla politica e dai sindacati per le sue scelte considerate quantomeno discutibili.
Ma vediamo di conoscere di più di Tavares e della sua carriera. Specialmente degli anni in cui ha gestito Stellantis, dalla nascita per effetto della fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e PSA fino alle dimissioni di domenica.
Carlos Tavares: studi e carriera
Carlos Tavares nasce a Lisbona il 14 agosto 1958 da padre contabile per una società di assicurazione e madre insegnante di francese. All’età di 17 anni si trasferisce in Francia per frequentare un corso di matematica presso il liceo Pierre-de-Fermat a Tolosa e nel 1981 si laurea in ingegneria all’École Centrale Paris all’età di 23 anni.
Lo stesso anno inizia la carriera in Renault, diventando direttore del progetto Renault Mégane II. Successivamente si trasferisce alla Nissan, società controllata dal gruppo Renault, dove riceve l’incarico di responsabile per i mercati del Nord e del Sud America. Nel 2011 viene nominato chief operating officer di Renault. La sua ambizione di diventare CEO di un’azienda lo porta alle dimissioni il 29 agosto 2013.
Tale obiettivo viene raggiunto in PSA nel 2014, quando Tavares è chiamato per sostituire Philppe Varin. Egli arriva in un momento in cui l’azienda è in difficoltà, dopo anni di perdite. Il top manager fa però delle scelte coraggiose, tagliando i costi in maniera aggressiva. L’azienda si riprende e guadagna quote di mercato in Cina e finalmente torna in utile.
A quel punto PSA acquista il produttore Opel dal gruppo americano General Motors. Ciò comporta una riorganizzazione aziendale, considerando che il marchio tedesco è strutturalmente in perdita. Tavares non fa sconti e licenzia oltre la metà del personale, dopo aver eliminato i costosi dipartimenti di ricerca e sviluppo per i motori e il design, e aver integrato la produzione con i marchi francesi. Le vendite di PSA non aumentano, ma l’azienda risparmia circa 1,7 miliardi di euro annui.
Durante l’esperienza in PSA, Tavares è anche membro del consiglio di amministrazione di Airbus nel 2016, di Faurecia tra il 2014 e il 2019, e di Total tra il 2017 e il 2020.
Carlos Tavares: l’arrivo e l’uscita di scena in Stellantis
Il 16 gennaio 2021 PSA si fonde con Fiat Chrysler Automobiles dando vita a Stellantis, di cui Tavares è l’amministratore delegato. Dopo che anni prima aveva contestato le mire europee sulla transizione energetica, Tavares prende subito posizione in maniera favorevole sulle auto elettriche, una volta alla guida del gruppo italo-francese.
A suo avviso, ci sono tutte le condizioni per realizzare margini in doppia cifra nel settore grazie alle sinergie interne del gruppo. Lo stesso concetto lo ribadisce due anni più tardi, lanciando la sfida a Tesla. Tuttavia, mette da parte il suo spirito battagliero durante un’audizione davanti al Parlamento italiano a ottobre 2024, quando accusa il governo di non dare abbastanza incentivi statali per l’acquisto da parte dei consumatori dei veicoli a batteria.
Gli scontri tra Tavares e l’esecutivo sono un fatto che si ripete ciclicamente. L’a.d. di Stellantis rimane fermo nelle sue posizioni sugli incentivi, mentre Palazzo Chigi si scaglia duramente contro l’azienda e chi la amministra per aver usufruito di molti aiuti statali in oltre tre decenni senza dare in cambio i risultati sperati sul fronte della produzione e dell’occupazione.
Tavares infatti aveva promesso 1 milione di auto prodotte all’anno in Italia, ma nel 2024 le consegne di Stellantis non arriveranno alla metà del target, secondo le stime sindacali. Il punto però è che nel frattempo l’azienda licenzia migliaia di lavoratori, altri li manda in cassa integrazione, mentre la produzione viene spostata in Paesi come Serbia, Polonia e Marocco per risparmiare sulla manodopera. La conseguenza è che alcuni stabilimenti italiani, tipo Pomigliano e Mirafiori, a cui Tavares aveva promesso un futuro, ora sono in bilico.
Il taglio dei costi aggressivo che il leader portoghese attua durante la sua gestione attira anche l’ira dei sindacati americani, che minacciano una serie di scioperi. Negli USA c’è anche una class action di azionisti che lo accusano di aver nascosto la realtà disastrosa dei conti resi noti a giugno.
La politica della frugalità di Tavares non si sintonizza con l’obiettivo di costruire un bilancio solido per l’azienda che amministra. A settembre 2024, Stellantis emette un profit warning, prevedendo un free cash flow 2024 negativo per un valore compreso tra 5 e 10 miliardi di dollari.
Nel frattempo, all’interno della società la figura di Tavares si deteriora e il presidente John Elkann annuncia l’apertura del processo di selezione di un nuovo CEO, in vista della scadenza del mandato di Tavares. La notizia non scuote più di tanto il manager, che comunque ribadisce la sua volontà di portare il suo progetto aziendale fino alla fine. “Le differenze di vedute” in seno al CdA citate dalla società, evidentemente, sono talmente forti da impedire a Tavares di rimanere al suo posto.
Il dirigente più pagato del mondo se ne va comunque con una liquidazione di 100 milioni di euro, secondo alcune indiscrezioni – mai smentite dalla società – filtrate poco tempo fa durante le discussioni sulle possibili dimissioni anticipate nel corso del 2025.
Vita privata e riconoscimenti
Tavares è sposato con tre figli. Dall’età di 14 anni è appassionato di automobili, diventando pilota nelle gare amatoriali nel 1983 e partecipando in particolare al Rally di Montecarlo. È anche un collezionista di auto d’epoca, come la Peugeot 504 V6 Coupé del 1979, l’Alpine A110 del 1976 e la Porsche 912 del 1966.
Tavares ha ottenuto anche importanti riconoscimenti, quali il premio “Manager dell’anno” alla 15ª edizione dei BFM Awards nel 2019, il premio “Persona dell’anno World Car” nel 2020, e il premio “Eurostar” dalla rivista specializzata Automotive New Europe nel 2020.
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