i dati del MEF. Per il CPB c’è tempo fino al 12 dicembre

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Con un comunicato stampa del 2 dicembre 2024, il Ministero dell’Economia e delle finanze ha pubblicato una sintesi sui controlli svolti da Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanze. Inoltre, il MEF ha ricordato come siano stati riaperti i termini per il concordato preventivo biennale, per cui i contribuenti ISA che, pur avendo i requisiti, non avevano aderito al concordato, potranno dunque usufruire di un’ulteriore finestra che si chiude il 12 dicembre 2024.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato, con comunicato stampa del 2 dicembre 2024, alcuni dati su concordato preventivo biennale e riscossione.

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Il concordato consente per due anni di pagare le tasse sulla base di una proposta formulata dall’Agenzia delle Entrate, coerente con i dati contenuti nelle banche dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria e i redditi dichiarati dal contribuente.

I dati dell’Amministrazione finanziaria

Nel 2024 sono 2,7 milioni i contribuenti che hanno presentato il modello ISA, numero cresciuto di circa il 20% negli ultimi 4 anni. A seguito delle attività di controllo svolte dall’Agenzia delle Entrate sono state riscontrate gravi irregolarità che quest’anno hanno finora consentito di accertare una maggiore imposta pari a 1,2 miliardi di euro.

Nel settore delle attività di riparazioni di autoveicoli sono state prese in considerazione, ad esempio, le posizioni con anomalie/scostamenti fra l’importo dei rimborsi assicurativi ricevuti e l’importo delle operazioni attive indicate nelle dichiarazioni dei redditi e dell’IVA.

Un’altra attività svolta ha riguardato i rappresentanti di commercio che hanno contabilizzato e dichiarato solo alcuni dati reddituali, indicati anche nel modello ISA, omettendo, però, di inserire gli ulteriori compensi risultanti dalle certificazioni uniche rilasciate dai sostituti d’imposta.

Interessati dai controlli anche un’ampia platea di soggetti che hanno dichiarato rilevanti importi nella categoria dei cosiddetti “costi residuali”. Si tratta di costi non meglio definiti che consentono di abbattere il reddito e pagare meno imposte. L’Agenzia ha provveduto, sulla base dei controlli effettuati, alla riqualificazione di questi costi, in quanto non inerenti e quindi non deducibili, facendo emergere maggiori redditi e sottoponendo gli stessi a tassazione.

Le verifiche della GdF

La Guardia di Finanza nel 2024 ha intensificato l’azione di contrasto all’evasione fiscale, in linea con i principi ispiratori della legge delega di riforma del sistema tributario nazionale.

In questa prospettiva, è stata rafforzata l’attività di analisi del rischio e le attività di controllo sono state indirizzate, con un approccio mirato e selettivo, nei confronti di coloro che presentavano significativi indici di rischio fiscale, espressione di una scarsa propensione alla compliance.

Nell’anno in corso le Fiamme gialle hanno sviluppato migliaia di interventi ispettivi tributari, con una strategia che si fonda su due direttrici principali:

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– verifiche mirate nei confronti di operatori economici a maggior rischio di evasione;

– azione costante di controllo economico del territorio.

Nel periodo giugno-ottobre, infatti, il numero di verifiche e controlli eseguiti nei confronti di contribuenti di ogni settore economico e/o dimensione, è cresciuto del 33% rispetto ai primi cinque mesi del 2024.

Particolare attenzione è stata rivolta ai digital content creator con l’obiettivo di individuare fenomeni di occultamento dei proventi derivanti dalla loro attività di influencer. Inoltre sono state effettuate verifiche mirate anche nei confronti dei contribuenti che hanno optato per l’accesso a regimi agevolativi fiscali, ma che dagli elementi informativi a disposizione apparivano carenti dei presupposti legittimanti questi benefici.

Intensificati nel periodo giugno-ottobre 2024 anche i “controlli strumentali” finalizzati a verificare la corretta memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei corrispettivi da parte dei commercianti al minuto. L’attività ispettiva rispetto ai primi 5 mesi dell’anno è stata significativamente maggiore.

Le verifiche hanno interessato anche la corretta gestione degli strumenti telematici dei pagamenti. In alcuni casi, infatti, è stato riscontrato che gli operatori economici non certificavano i corrispettivi pur accettando pagamenti tramite POS, facendo confluire tali flussi finanziari su conti correnti “di appoggio” esteri, anche allo scopo di occultare in tutto o in parte gli incassi al fisco.

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