Il malore di Edoardo Bove: riflettori accesi sulla prevenzione cardiovascolare nello sport

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(foto Germogli – La Nazione)

Milano, 2 dicembre 2024 – La vicenda del centrocampista della Fiorentina, Edoardo Bove, crollato a terra privo di sensi durante il match contro l’Inter, ripropone importanza della prevenzione delle malattie cardiovascolari, prima causa di morte a livello globale. Il tema, che interessa anche il mondo dello sport professionistico ma anche amatoriale, è tra le priorità della Fondazione Cesare Bartorelli per lo sviluppo della ricerca e della terapia cardiovascolare.

In Italia lo sport viene praticato da più di una persona su 4 (il 25,5%), valore che ha superato i livelli pre-pandemici (nel 2019 era pari al 23,4%). Anche sulla scorta di queste premesse la Fondazione, riconosciuta come Ente del Terzo Settore, ha posto tra le sue priorità quella di finanziarie studi avanzati in una branca specialistica che interessa milioni di cittadini.

Prof. Antonio Bartorelli

“Indagare
vicende come quella avvenuta ieri – spiega il Presidente della Fondazione, prof.
Antonio Bartorelli, ordinario all’Università degli Studi di Milano e
Responsabile della Cardiologia Interventistica Universitaria presso l’IRCCS
Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano – è cruciale per l’intera
disciplina cardiologica; le ragioni sono diverse, strategiche e scientifiche:
essa, infatti, studia le reazioni del cuore e del sistema circolatorio durante
l’esercizio fisico, situazioni in cui l’apparato cardiovascolare è sottoposto a
uno stress intenso e offre, pertanto, ai ricercatori, l’opportunità di
approfondire i comportamenti del cuore sotto sforzo, informazioni applicabili a
molteplici contesti, inclusi pazienti cardiopatici e persone sedentarie che
cercano di migliorare la loro salute. Comprendere come il cuore si adatta e
risponde all’esercizio fisico potrà fornire nuove prospettive su patologie
comuni come l’ipertensione, le aritmie e l’insufficienza cardiaca”.

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Secondo il Vicepresidente della Fondazione, prof. Daniele Andreini, anch’egli ordinario all’Università degli studi di Milano, Responsabile della Cardiologia Clinica ed Imaging Cardiaco e di Cardiologia dello Sport presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio, “anche un atleta, amatoriale o professionista, pur apparendo sano, può essere affetto da anomalie cardiache celate, potenzialmente pericolose durante l’attività fisica”.

Prof. Daniele Andreini

La
Federazione Medico Sportiva Italiana ha attivato il “modello italiano” del
Preparticipation screening sulla popolazione, anche giovanissima, per indagare
sulla natura degli incidenti cardiaci specialmente in ambito sportivo; una
strategia che ha contribuito alla riduzione delle morti improvvise da sport in
Italia rispetto al resto del mondo in un rapporto di1 a 1 milione e mezzo
versus 1 a centomila.

“I
progetti di ricerca nella cardiologia sportiva – dice ancora Andreini – hanno
dimostrato come screening più specifici e tecniche diagnostiche avanzate siano
in grado di rilevare queste condizioni. Tali conoscenze non solo migliorano la
sicurezza per gli atleti, ma hanno applicazioni più ampie nella prevenzione
precoce delle malattie cardiovascolari nella popolazione generale”.

Bartorelli
ha aggiunto che “studi pubblicati dal nostro board scientifico hanno esplorato
le anomalie di origine delle coronarie, dimostrando come queste, pur rimanendo
spesso inosservate nella popolazione generale, possano avere implicazioni
critiche negli atleti” e ha sottolineato l’importanza di screening cardiaci
mirati.

“Sostenere
i progetti di ricerca nella cardiologia dello sport significa investire in una
comprensione più approfondita della fisiologia cardiaca, della prevenzione e
della cura delle malattie cardiovascolari; i progressi ottenuti – chiosa –
hanno un impatto diretto non solo sugli atleti, ma anche sulla popolazione più
ampia e contribuiscono a migliorare la salute cardiovascolare globale e a
ridurre i rischi legati all’esercizio fisico”.

Secondo il Presidente della Federazione italiana ed europea (EFSMA) di Medicina dello Sport, Maurizio Casasco, “FMSI coopera con realtà all’avanguardia, come la Fondazione Cesare Bartorelli, per lo sviluppo di programmi di prevenzione primaria e secondaria basati sull’esercizio fisico prescritto nella giusta dose, al pari di un farmaco, nei vari contesti non solo sportivi, ma anche socio-lavorativi per la prevenzione e il contrasto alle malattie non trasmissibili”.



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