Stellantis: Tavares non avrà i 100 milioni. La cacciata? “Pensava solo ai tagli” – Torino Cronaca

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Carlos Tavares non prenderà cento milioni di euro di liquidazione. Lo dice Stellantis, senza precisare a quanto ammonterà l’effettiva buonuscita. Che non tiene conto, però, di un aspetto: Carlos Tavares è anche azionista di Stellantis, con due milioni di azioni, e paradossalmente potrebbe guadagnare proprio dall’azione di riassesto dei suoi successori.

“Le cifre riportate dai media sui termini finanziari delle dimissioni di Carlos Tavares, sono molto imprecise e lontanissime dalla realtà” ci spiega un portavoce del Gruppo. Ma a quanto corrisponderà allora? “Stellantis – è la risposta – non divulga i dettagli delle dimissioni dei propri dipendenti, dirigenti compresi, se non nei casi previsti dalla legge nel rispetto della loro privacy, mentre è tenuta a rendere nota la retribuzione dei propri amministratori delegati nella relazione annuale sulle retribuzioni della società”.

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E dunque era proprio sulla base della retribuzione di Tavares in questi anni che verteva una ricostruzione effettuata da MilanoFinanza. Che ricorda come, nella prossima primavera, l’assemblea degli azionisti dovrà stabilire la nuova remunerazione dei manager del Gruppo, da Elkann in giù. Si tratta della stessa assemblea che, mesi fa, aveva criticato la retribuzione di Tavares, ma John Elkann aveva detto che si trattava di “un parere non vincolante”.

I 100 milioni di euro, annota Milano Finanza, sarebbero stati “la somma degli incassi tra stipendio, bonus e stock option dei piani di incentivazione a lungo termine che ha portato a casa il manager portoghese dal 2021 al 2023, tra anni di grande successo per Stellantis”. 

Quindi, partiamo dal 2021, anno di fondazione di Stellantis dalla fusione di Fca e Psa: Carlos Tavares viene nominato ceo, incaricato già di guidare la fusione, con una paga base di 2 milioni di euro annui. Cui aggiungere gli incentivi variabili, tra cui bonus a breve termine e pacchetto azionario legato ai risultati del Gruppo. Quell’anno si chiude con 19,1 milioni di euro. L’anno dopo, rimanendo lo stipendio fisso, bonus e pacchetto azionario – legato ai risultati finanziari in crescita del Gruppo – arriva a 23,5 milioni. Nel 2023, quando arrivano le critiche e i rilievi soprattutto da parte francese – lo Stato è il terzo azionista di Stellantis -, ma anche utili per il Gruppo per 60 miliardi di euro, Carlos Tavares ha raggiunto i 36,5 milioni di euro. In tre anni ha incassato 79 milioni di euro, sulla carta.

Perché comunque il pacchetto azionario ha un valore variabile con il titolo. Al momento Carlos Tavares ha 2 milioni di azioni, che a maggio valevano 54 milioni di euro. Oggi, con la caduta disastrosa degli ultimi mesi, il valore si è più che dimezzato, arrivando a 23 milioni di euro. Ma Tavares risulta comunque il manager più pagato delle società quotate alla Borsa italiana. Adesso, se la nuova rotta riporterà utili al Gruppo – la guidance a giugno era ancora di 7 miliardi di euro in dividendi per gli azionisti -, l’azionista Tavares potrà incassare una cifra notevole (anche perché è difficile che possa rimanere in società, essendo diventato inviso a gran parte degli altri azionisti…). 

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Nell’assemblea di domenica, quando è arrivato il terremoto Stellantis, con i membri del cda che mettevano sotto accusa le scelte industriali del Gruppo – in particolare la politica dei tagli e delle riduzioni dei costi, a discapito di investimenti a lungo termine sui modelli e sull’evoluzione tecnologica – Tavares di fatto ha detto “Bene, queste sono le mie dimissioni immediate”. Ma poiché il suo contratto scade nel 2025, resta da capire se e quanto gli verrà pagato effettivamente.

In ogni caso, l’addio di un manager è sempre accompagnato da liquidazioni dorate. Il record, fra i top manager delle aziende italiane, è sempre in casa Fiat e dintorni: quando Cesare Romiti, per raggiunti limiti di età e per soddisfazione di Gianni Agnelli, nel 1998 lasciò la Fiat incassò un assegno, fra liquidazione e azioni, dell’equivalente di 101,5 milioni di euro. Il suo mandato era durato 22 anni. Uno dei suoi successori, il torinese Paolo Cantarella – annota il quotidiano Libero – dopo quattro anni di insuccessi fu congedato con 20 milioni di euro.

La tabella delle liquidazioni d’oro dei manager pubblicata da Libero

Passando dall’industria alla finanza, un altro protagonista di scalate e fusioni, ossia Roberto Colaninno che nel 1999 condusse la scalata a Telecom, lasciò nel 2010 con 25,8 milioni di euro. Alessandro Profumo, per 13 anni amministratore delegato di Unicredit, dopo l’acquisizione di Capitalia, fu congedato con 40 milioni di euro.

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