I ricavi delle prime 100 aziende di armamenti del mondo sono tornati a crescere

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Dopo la flessione osservata nel 2022, lo scorso anno il volume d’affari delle prime 100 aziende produttrici di armamenti al mondo ha raggiunto quota 632 miliardi di dollari, segnando un aumento del 4,2% rispetto al 2022 e del 19% tra il 2015 e il 2023.

Il fenomeno è stato trainato dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e ha garantito vantaggi ai produttori di armi in tutte le regioni. Gli aumenti percentuali maggiori si sono registrati per i produttori con sede in Russia (+40%) e in Medio Oriente (+18%), ma i ricavi della vendita di armi e servizi militari sono cresciuti anche per le aziende con sede in Asia e Oceania (+5,7%), Nord America (+2,4%) ed Europa (+0,2%). Un trend continuerà.

Lo certifica la nuova analisi sul mercato degli armamenti realizzata dall’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (Sipri) e pubblicata a dicembre 2024. “I ricavi dei primi 100 produttori di materiale bellico non riflettono ancora pienamente l’entità della domanda, e molte aziende hanno lanciato campagne di reclutamento, suggerendo di essere ottimiste sulle vendite future”, ha dichiarato Lorenzo Scarazzato, ricercatore del Sipri. 

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Gli Stati Uniti continuano a essere il primo Paese per la vendita di armamenti con ben 41 aziende tra i primi 100 produttori censiti dal Sipri. Queste aziende nel 2023 hanno segnato un totale complessivo di 317 miliardi di dollari di ricavi, una crescita del 2,5% rispetto all’anno precedente. Un successo che però non è stato condiviso dai due maggiori colossi del settore.

Le quote dei ricavi delle prime 100 aziende d’armamenti distinte per i Paesi dove queste hanno sede. Fonte: Sipri, 2024

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Le quote dei ricavi delle prime 100 aziende d’armamenti distinte per i Paesi dove queste hanno sede. Fonte: Sipri, 2024

“Le aziende più grandi, come Lockheed Martin e RTX, che producono un’ampia gamma di prodotti d’armamento, dipendono spesso da catene di fornitura complesse e a più livelli, il che le ha rese vulnerabili alle sfide di natura logistica nel 2023 -ha dichiarato Nan Tian, direttore del Programma di spesa militare e produzione di armi del Sipri-. Questo vale in particolare per i settori dell’aeronautica e della missilistica”. 

In Europa la situazione è diversa e i guadagni del settore sono rimasti quasi immutati. Le 27 aziende europee censite hanno registrato un fatturato combinato di 133 miliardi di dollari, con un incremento di “solo” lo 0,2%. L’Italia ha fatto segnare un calo dell’11% dovuto principalmente al bilancio di Leonardo, la 13esima azienda per fatturato bellico al mondo, che ha visto una diminuzione del 10% scendendo dai 13,98 miliardi di dollari del 2022 ai 12,39 miliardi del 2023.

La variazione in percentuale dei ricavi delle prime 100 aziende d’armamenti tra 2022 e 2023 distinta per Paesi. Fonte: Sipri, 2024

Tuttavia la situazione è variegata. Le aziende che producono sistemi d’arma complessi e con tempi di consegna più lunghi si sono trovate a lavorare principalmente su commissioni “vecchie” e non hanno ancora risposto all’impennata di ordini.

A registrare la maggiore crescita sono stati invece i produttori di munizioni, artiglieria e i sistemi di difesa aerea e terrestre, ampiamente utilizzati durante la guerra in Ucraina. In particolare, le aziende tedesche, svedesi, ucraine, polacche, norvegesi e ceche sono state in grado di sfruttare questa domanda per aumentare rapidamente i guadagni.

Per esempio, la tedesca Rheinmetall ha aumentato la capacità produttiva di munizioni da 155 millimetri e le sue entrate hanno beneficiato delle consegne dei carri armati Leopard e dei nuovi ordini, anche attraverso programmi di “scambio” legati alla guerra (in base ai quali i Paesi forniscono beni militari all’Ucraina e ne ricevono in sostituzione dagli alleati). A ottobre di quest’anno, peraltro, è stata annunciata la joint venture tra Leonardo e proprio Rheinmetall “con l’obiettivo di formare un nuovo nucleo europeo per lo sviluppo e la produzione di veicoli militari da combattimento in Europa”.

Le prime 15 aziende d’armamenti per fatturato nel 2023. Fonte: Sipri, 2024

Il conflitto in Ucraina ha portato a una crescita dei guadagni per le aziende russe. I due principali produttori di armi del Paese, infatti, hanno visto il loro fatturato aumentare del 40%, raggiungendo una cifra stimata di 25,5 miliardi di dollari. Ciò è dovuto quasi interamente all’aumento del 49% dei ricavi da armi registrato dalla Rostec, una holding statale che controlla molti produttori di armi. Si tratta però di un calcolo parziale. La luce sulla produzione di armi russe si è spenta di fatto dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e la maggior parte delle aziende produttrici di armi ha smesso di pubblicare i bilanci dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022.

“I dati ufficiali sulla produzione di armi russe sono scarsi e discutibili, ma la maggior parte degli analisti ritiene che la produzione di nuovi equipaggiamenti militari sia aumentata in modo sostanziale nel 2023, mentre l’arsenale esistente della Russia è stato sottoposto a un’ampia ristrutturazione e modernizzazione -ha dichiarato Nan Tian del Sipri-. In particolare, si ritiene che aerei da combattimento, elicotteri, Uav (droni, ndr), carri armati, munizioni e missili siano stati prodotti in maggior numero, mentre la Russia continuava la sua offensiva in Ucraina”. 

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per le aziende

 

La guerra tra Russia e Ucraina, insieme allo scoppio del conflitto a Gaza, ha aumentato le vendite di armamenti anche per le aziende con sede in Medio Oriente. I primi sei produttori di armi della regione hanno aumentato i loro ricavi di armi del 18% nel corso del 2023, raggiungendo i 19,6 miliardi di dollari.

Le tre maggiori aziende israeliane hanno ottenuto ricavi senza precedenti raggiungendo il totale di 13,6 miliardi di dollari, un aumento del 15%. Elbit Systems (il primo gruppo militare israeliano e il 27esimo al mondo) ha incrementato le proprie entrate del 14%, raggiungendo i 5,4 miliardi di dollari.

L’azienda ha dichiarato di essersi assicurata circa 900 milioni di dollari da contratti nazionali di tipo militare tra ottobre e dicembre 2023. Con un fatturato di 4,5 miliardi di dollari, un aumento del 15% rispetto al 2022, Israel Aerospace Industries (la 34esima al mondo) ha dichiarato che il 2023 è stato un anno con vendite record. L’azienda ha aumentato il ritmo di produzione per soddisfare la domanda di munizioni dell’esercito israeliano e ha accelerato lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma.

Inoltre sarebbe prossima all’acquisizione, tramite la sua controllata Elta Systems, del 75% della società italiana Ics Technologies, specializzata in radar per la difesa costiera e il monitoraggio del traffico marittimo.

Anche Rafael (che occupa la posizione numero 42 nella classifica Sipri) ha registrato vendite e ordini da record. Nel 2023 le sue entrate nel settore bellico hanno raggiunto i 3,7 miliardi di dollari, con un aumento del 16%. L’azienda produce armi fondamentali per la strategia militare di Israele, come i missili per i sistemi di difesa aerea “Iron dome”.

In Asia a far segnare la crescita maggiore sono stati Corea del Sud (con una crescita nel 2023 pari al 39% e un fatturato totale di 11 miliardi di dollari) e Giappone (+30% e un totale di 10 miliardi). Un fenomeno che secondo i ricercatori del Sipri è dovuto al crescente senso di insicurezza e al tentativo delle aziende coreane di entrare nel mercato europeo, approfittando del sostegno degli Stati dell’Ue all’Ucraina.

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