Pensione a 62 anni nel 2024-Foto da pixabay.com
Non solo ritorno della Legge Fornero: nel 2025 il sistema pensionistico potrà offrire numerose opportunità di rivalutazione degli assegni e anche per le uscite anticipate. Cosa prevede l’attuale bozza della Legge di Bilancio e quali sono le opzioni più convenienti del momento.
La Legge di Bilancio 2025 è stata approvata dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre scorso e sarà approvata definitivamente dal Parlamento entro il 31 dicembre 2024. Il dibattito politico inerente il sistema pensionistico è ancora molto vivace, sebbene non vi sia all’orizzonte una vera e propria riforma.
Spicca, al momento, il ritorno della Legge Fornero, che come sappiamo contempla criteri molto rigidi e restrittivi, ma il Governo Meloni ha lasciato qualche finestra aperta sulle possibilità di prepensionamento e di diverse opzioni tra cui scegliere in base all’età anagrafica e al totale dei contributi versati. Andiamo quindi ad analizzare gli aspetti focali della Manovra e i criteri secondo cui accedere alla quiescenza coi requisiti maturati al prossimo 31 dicembre 2024.
Aumento pensioni minime e perequazione
Al momento la politica sta orientando la sua scelta verso un leggero aumento delle pensioni minime sebbene sia ancora in essere il dibattito; ad oggi si prevede un rialzo del 2,2% sull’importo mensile, che salirebbe così a 617,9€ (+3€), una cifra che vorrebbe ridurre la perdita del potere d’acquisto causato dall’aumento dell’inflazione.
Novità più interessanti si prospettano invece per la perequazione delle pensioni di vecchiaia che, già dal prossimo anno, potrebbero subire adeguamenti in base al sistema contemplato dalla Legge 388/2000 ovvero con 3 livelli invece di 6 capaci di elargire adeguamenti più consistenti. Più in particolare, gli “scaglioni” sarebbero suddivisi come segue:
- 100% in caso di pensioni fino a 4 volte il minimo;
- per le pensioni il cui importo è compreso tra le 4 e le 5 volte l’importo minimo si scende al 90%;
- percentuale che arriva al 75% per le pensioni oltre 5 volte l’importo
La vera novità sarebbe invece rappresentata dalla inapplicabilità della perequazione per tutte le pensioni all’estero che superano il minimo, indipendentemente dal valore finale.
Nella Manovra trova spazio anche il cosiddetto “Bonus Maroni”, che viene inteso come un incentivo a rimanere al lavoro per evitare sovraccarichi nelle uscite dell’Istituto di Previdenza. Il Bonus consiste nell’accredito contributivo in busta paga relativo alla quota dovuta – con conseguente aumento netto fruibile fino all’età della pensione grazie anche alla quota accreditata dal datore di lavoro nella misura del 9,19% – e spetta a tutti coloro che hanno un’età anagrafica di 62 anni e hanno maturato 41 di contributi.
Sebbene il Governo tende a “invogliare” i dipendenti a rimanere più a lungo sul posto di lavoro, nella Manovra si specifica che esiste un tetto massimo oltre il quale non è più possibile sfruttare la flessibilità concordata col datore di lavoro. L’età massima è stabilita in 70 anni, tuttavia alcune categorie di lavoratori e professionisti saranno esenti da questo limite: parliamo di Magistrati, Avvocati e Procuratori dello Stato.
La Manovra di Bilancio 2025 conferma tre misure di uscita anticipata dal lavoro per le quali c’era ampia attesa; per quanto riguarda la Quota 103, sebbene rimangano in essere numerose perplessità manifestate dalle diverse fazioni politiche, nel 2025 potranno andare in pensione coloro che hanno raggiunto l’età anagrafica di 62 anni e 41 di contributi.
Per Opzione Donna sono previsti leggeri cambiamenti rispetto al 2024, ma sostanzialmente le lavoratrici potranno accedere all’uscita anticipata dal lavoro al raggiungimento dell’età anagrafica di 61 anni e 35 di contributi, e ovviamente alla rispondenza dei requisiti richiesti (caregiver da almeno 6 mesi di persona gravemente disabile o incapacità lavorativa del 74% minimo nonché essere state licenziate). L’età anagrafica può scendere di 2 anni al massimo in caso di 2+ figli e anche in caso di licenziamento.
Infine, i lavoratori che al 31 dicembre 2024 avranno raggiunto un’età di almeno 65 anni e 5 mesi 30 di contributi, potranno fare richiesta dell’Ape Sociale se rientrano nei requisiti previsti, ovvero stato di disoccupazione e/o invalidità grave o assistenza a invalidi gravi.
articolo di Stefania Guerra
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