Stellantis, 100 milioni di liquidazione per Tavares mentre gli operai finiscono in cassa integrazione o senza lavoro

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


La degenerazione dell’iper-capitalismo produce mostri e profitti milionari per chi taglia stipendi e diritti. Ci vorrebbe una marcia silenziosa per protestare contro un sistema disumano

Ecco un’ottima ragione contro la quale scioperare in massa, ma senza interrompere i servizi pubblici, perché fare danno a chi viaggia in bus o in metro non significa colpire i potenti o i ricchi, ma solo la gente normale che già affronta mille sacrifici quotidiani. Si pensi, piuttosto, a una lunga marcia silenziosa, in aree extraurbane, per gridare che questo iper-capitalismo del XXI secolo è ormai diventato disumano, insostenibile, ingiusto. L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, nonostante i grandi problemi in cui versa il gruppo, si è dimesso e potrebbe intascare una liquidazione che si aggirerebbe attorno ai 100 milioni di euro. Hanno titolato così tutti i grandi giornali. Il Corsera ha scritto: «Il manager dei tagli e dei dividendi d’oro: in quattro anni 23 miliardi agli azionisti». Ma chi sarà mai questo professionista da meritarsi, oltre gli altissimi compensi degli ultimi tempi, una buonuscita da circa 200 miliardi delle vecchie lire? Intanto nella ex Fiat, confluita in Stellantis, si parla anche di cassa integrazione, di crisi d’identità, di difficoltà. Fosse un caso isolato ci sarebbe poco da questionare. Invece siamo di fronte a un ulteriore esempio di degenerazione sociale dell’iper-capitalismo del terzo millennio. Verrebbero i brividi anche a Karl Marx e Friedrich Engels, abituati a confrontarsi con i rapaci capitalisti dell’Ottocento che costruirono la prima rivoluzione industriale sul sudore, sui sacrifici e sullo sfruttamento di milioni di contadini e artigiani impoveriti diventati operai senza diritti. La mia professione mi porta ogni giorno in contatto con piccole e medie imprese e con il mondo del lavoro.

Sapeste quante volte comprendo che poche decine di migliaia di euro potrebbero salvare, o migliorare di molto, le condizioni di estrema difficoltà in cui versano aziendine a conduzione familiare o con una manciata di dipendenti. Peraltro la situazione di generalizzata difficoltà attanaglia anche realtà più strutturate, con alcune decine di addetti, soffocate dalla burocrazia che sfianca, dalle politiche creditizie e da una forma assolutamente violenta di globalizzazione. Torniamo all’incipit! Ecco un buon motivo per scioperare, in massa, contro modelli economici che non sono estranei solo alle culture dell’economia sociale di mercato, delle socialdemocrazie avanzate, ma anche della destra sociale e del cattolicesimo democratico. Il mondo non può essere affidato a famelici colossi multinazionali che hanno perso di vista i diritti naturali degli individui, che sono prima diritti sociali e poi diritti civili.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

A mio avviso senza diritti sociali non esistono neanche quelle civili, a meno di far finta di essere progressisti solo perché si agitano temi che non mettono in discussione i pilastri del neo-capitalismo globalizzato. Io darei 5 milioni di buonuscita solo a uno scienziato che inventasse una cura potente contro il cancro, salvando l’umanità. A nessun altro, perché oltre un certo limite anche l’accumulo di soldi diventa perverso, inaccettabile, pericoloso, inquietante. Nei giorni scorsi la stampa mondiale ha pubblicato l’elenco dei 10 uomini più ricchi del pianeta che, assieme, dispongono di ricchezze paragonabili al debito pubblico italiano. Con i loro spiccioli potrebbero gestire più di una finanziaria annuale del nostro Grande Paese, culla della cultura e dell’arte universali.

Occorre prendere consapevolezza che urgono cambiamenti radicali, con approccio serio e razionale, basato su princìpi di equa distribuzione delle ricchezze, altrimenti (forse ha ragione Elon Musk) bisognerà pensare ad altri mondi, consapevoli di imminenti catastrofi.

Aggiornamento

Nel tardo pomeriggio di oggi su “la Repubblica” è apparsa una precisazione di Stellantis che riportiamo testualmente: «Stellantis smentisce le cifre riportate dai media sui termini finanziari delle dimissioni di Tavares, che sono molto imprecise e lontanissime dalla realtà». La cifra, aggiunge il quotidiano nella sua versione online, «era rimbalzata dalla Francia, in particolare dai sindacati transalpini. Nessuna certezza, però». In ogni caso, le ulteriori informazioni pubblicate dal quotidiano romano confermano come, nel mondo delle imprese multinazionali, i compensi dei vertici parlano, in tutti e cinque i continenti, di importi assolutamente sproporzionati rispetto alle remunerazioni di milioni di lavoratori, e a fronte di drammi sociali globali: «Era già emerso che si tratta di una supposizione più che di una certezza da parte dei rappresentanti dei lavoratori in Francia. Basata forse sullo stipendio di Tavares, tra i più alti nella cerchia degli ad delle case automobilistiche. Stando alla relazione annuale 2023, l’anno scorso la sua retribuzione è stata di circa 13,5 milioni di euro a cui si aggiungono una serie di incentivi legati al raggiungimento degli obiettivi fino ad un massimo di 23,5 milioni».



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