Altamura omaggia Danilo Dolci a 100 anni dalla nascita. Il “Gandhi” italiano, più volte candidato al Nobel, una delle figure più importanti della non violenza e dell’impegno civile nel ventesimo secolo, verrà ricordato venerdì 6 e sabato 7 dicembre con quattro appuntamenti.
Un seminario con gli studenti, un convegno sul processo educativo e la non violenza, la presentazione di un libro sull’intenso carteggio con Tommaso Fiore e uno spettacolo teatrale.
A 100 anni dalla nascita Altamura rende omaggio a Danilo Dolci, nato a Sesana in provincia di Trieste, adesso territorio sloveno, trasferitosi in Sicilia ai primi anni Cinquanta, poeta, “sociologo”, educatore, attivista eretico dei diritti umani e sociali e allo stesso tempo profondamente connesso con gli intellettuali italiani ed europei del secondo dopoguerra che sostennero con azioni di solidarietà le sue difficili e coraggiose battaglie.
Lo fa con quattro appuntamenti tra il 6 e il 7 dicembre: un incontro-seminario di approfondimento con gli studenti al liceo Classico Cagnazzi su “La maieutica di Danilo Dolci”;
un convegno/dibattito all’Agorateca-Biblioteca di Comunità sul tema “Come costruire il processo educativo attraverso la creatività, la maieutica reciproca e la non violenza”;
la presentazione, sempre nell’Agorateca, del libro di Giuseppe Dambrosio “Il professore e l’architetto. Il carteggio tra Tommaso Fiore e Danilo Dolci”, appena pubblicato da “Libreria Dante & Descartes (Napoli), alla presenza di Amico Dolci, uno dei numerosi figli di Danilo, continuatore della sua opera e custode della sua memoria;
infine con lo spettacolo teatrale “Digiunando davanti al mare”, con Giuseppe Semeraro, drammaturgia di Francesco Niccolini, regia di Fabrizio Saccomanno, progetto di Principio Attivo Teatro. Questo appuntamento si terrà nella sala incontri della Chiesa della Trasfigurazione.
L’opera di Dolci è di grande attualità e può ispirare le giovani generazioni, sia per i contenuti che per il metodo. Per quanto riguarda i primi il suo attivismo, qualcuno l’ha definito ‘apostolato’, si svolse in una zona d’Italia, Trappeto, piccolo e desolato borgo marinaro, vicino Palermo, nella Sicilia nord occidentale dove Dolci è vissuto fino alla fine dei suoi giorni (1997).
Un territorio che, nel secondo dopoguerra, era fortemente arretrato, economicamente e socialmente. Dolci si impegnò su temi come la povertà materiale ed educativa, le privazioni sociali, l’assenza di infrastrutture minime per lo sviluppo, con battaglie “in positivo” per le strade e per l’acqua, con la lotta strenua e le denunce pubbliche contro la mafia e le collusioni tra il mondo criminale e il mondo politico ed economico.
Venne anche denominato “l’architetto delle anime” il “Gandhi italiano” poiché fu sempre a fianco dei più deboli, ossia contadini, pescatori e disoccupati della Sicilia in macerie nel dopoguerra, favorendo la partecipazione popolare e sviluppando l’inchiesta di tipo sociologico sul campo e iniziative davvero originali e inconsuete per l’epoca:
lo sciopero pubblico della fame (dichiarato “illegale” delle autorità), lo sciopero alla rovescia (nel 1956 con centinaia di disoccupati, impegnati a riattivare una strada comunale resa intransitabile dall’incuria delle amministrazioni locali), la non violenza (fu tra i primi a propugnare l’obiezione di coscienza).
Tra le sue opere scritte più famose l’inchiesta sociale “Banditi a Partinico”, che ebbe una vasta eco, cui seguì “Inchiesta a Palermo”.
Danilo Dolci per le sue battaglie e le sue manifestazioni clamorose e dirompenti fu inquisito e finanche arrestato subendo alcuni processi (l’arringa in sua difesa in uno dei suoi procedimenti fu tenuto dal grande Piero Calamandrei, politico, giurista e avvocato, fondatore del Partito d’Azione) ma ricevette la solidarietà di larga parte della popolazione e del mondo intellettuale dell’epoca, non solo nazionale ma anche internazionale.
Infatti in Italia e all’estero si formarono gruppi di sostegno.
Tra gli intellettuali con cui Danilo Dolci mantenne rapporti e che gli manifestarono solidarietà ci furono Lucio Lombardo Radice, Johan Galtung, Leonardo Sciascia, Elio Vittorini, Mario Luzi, Carlo Levi, Giorgio Bassani, Norberto Bobbio, Cesare Zavattini, Alberto Moravia, Enzo Sellerio, Erich Fromm, Bertrand Russell, Jean Piaget, Aldous Huxley, Jean Paul Sartre, Ernst Bloch, Ignazio Silone e tanti altri.
Dolci fu capace, dagli anni sessanta fino alla sua scomparsa, anche di disseminare le sue iniziative e i suoi metodi in giro per il mondo. Il suo attivismo gli valse diverse candidature a premio Nobel per la pace e il riconoscimento a livello internazionale della sua opera. Sempre in quegli anni con i contadini e i pescatori progettò e realizzò un asilo, l’università popolare, una diga e la prima radio libera, allora clandestina, per denunciare le condizioni dei terremotati del Belìce.
Aldo Capitini, padre della nonviolenza, fu tra i principali suoi sostenitori ma gli fu molto vicino anche Tommaso Fiore, intellettuale meridionalista, scrittore e saggista, già sindaco di Altamura e protagonista del dissenso al fascismo. Tra i due, pur essendo di generazioni diverse, si stabilirono una intesa e un dialogo soprattutto attraverso un intenso carteggio epistolare.
E proprio alle lettere tra Fiore e Dolci (e agli incontri) nel periodo tra il 1953 e il 1970 è dedicato il libro di Giuseppe Dambrosio, docente e ricercatore di storia in uscita in questi giorni, “Il professore e l’architetto. Il carteggio tra Tommaso Fiore e Danilo Dolci”, edito da Libreria Dante & Descartes – Napoli che verrà presentato sabato alle 17.30 nella Agorateca-Biblioteca di Comunità, alla presenza tra gli altri, di Amico Dolci, uno dei figli di Danilo.
La prima giornata, quella di venerdì 6 dicembre, è invece incentrata sul ruolo di Dolci come educatore e pedagogo, con due incontri: un seminario, la mattina con gli studenti al Liceo Classico Cagnazzi e, nel pomeriggio, sempre in Agorateca, con un dibattito.
La sera di sabato 7 dicembre alle 20.30 nella sala incontri della chiesa della Trasfigurazione lo spettacolo teatrale “Digiunando davanti al mare”. Con Giuseppe Semeraro, drammaturgia di Francesco Niccolini, regia di Fabrizio Saccomanno. Progetto di Principio Attivo Teatro (vincitore Premio Museo Cervi– Teatro per la memoria 2020).
Proprio in questi giorni su Danilo Dolci si tiene un convegno internazionale all’Università di Napoli “Federico II” – Dipartimento studi umanistici (4 e 5 dicembre).
A organizzare le iniziative il Circolo delle Formiche, in collaborazione con il Centro Creativo Danilo Dolci, l‘Associazione Link, Cometa – Comunità educante di Altamura, LiberHub Giampiero Zaccaria, Agorateca Biblioteca di Comunità, Con i Bambini e il patrocinio del Comune di Altamura, della Regione Puglia e della Biblioteca Nazionale “Sagarriga Visconti Volpi” di Bari.
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Altamura ricorda Danilo Dolci a 100 anni da nascita (6-7 dicembre)
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