Il “caso Turris” continua a destare scalpore interesse in tutta Italia e in particolare per quel che riguarda l’intero mondo della terza serie. Dopo l’ennesima estate di passione e incertezza, con alcune iscrizioni accettate da parte della Lega Pro, senza ulteriori e necessari approfondimenti, nonostante le palesi difficoltà finanziare di alcuni club (vedi Taranto dove il presidente Giove era già dimissionario), Messina (dove il patron Sciotto aveva già espresso il desiderio di cedere le quote di maggioranza) e appunto la Turris (con il club dell’amministratore unico Capriola già deferito dal TFN per inadempienze legate al conto corrente utilizzato per pagare stipendi e contributi di calciatori e staff), ora ci si ritrova a fare i conti con un disastro quantomai annunciato. Nel girone C si rischia un terremoto e soprattutto il pericolo che il campionato diventi falsato a causa della cancellazione di uno o più club che non hanno più la forza di andare avanti e che probabilmente non dovevano essere ammessi a partecipare. Una gestione scellerata, che oggi viene fuori in tutta la sua drammaticità, nonostante il presidente Marani sottolineava in “la situazione è meno grave di qualche stagione fa. Merito delle regole che sono state già poste e hanno migliorato le cose”. Le regole? Quali regole? Quelle che consentono ad imprenditori e amministratori non solvibili o privi di risorse di poter passare la scure dei controlli senza alcun problema, senza che vengano richieste loro ulteriori garanzie o integrazioni in termini di documentazione da produrre? Squadre iscritte solo per il piacere di dire: “Siamo belli e siamo tanti?”. La Serie C sta per piombare nuovamente nel caos. Ci sono tre squadre che potrebbero non avere la forza di proseguire la stagione, e sono le stesse già note nel mese di luglio. Eppure in estate è stata esclusa solo l’Ancona: eh già, serviva un posto da liberare per il Milan Futuro…
L’esempio più eclatante è quello della Turris, che naviga in cattivissime acque. Il club corallino deve trovare 500 mila euro entro il 16 dicembre, per regolarizzare i pagamenti di stipendi, contributi Inps e ritenute Irpef ai tesserati, comprendendo non solo i 165.000 euro di arretrati per i mesi di luglio e agosto, ma anche gli obblighi relativi al bimestre settembre-ottobre.
Nelle casse della società corallina dovrebbero confluire a breve circa 100.000 euro di contributi federali, dei quali 57.612,65 euro già certificati come seconda tranche del minutaggio giovani. Il resto deriverebbe dalle mutualità previste dalla Legge Melandri, che distribuisce risorse alle società professionistiche. Tuttavia, questa somma è ben lontana dall’essere sufficiente per scongiurare il rischio di scomparsa del club.
Pertanto, le alternative sono due. O si trova l’intera somma da 500 mila euro per coprire tutta la situazione debitoria, e lo si fa attraverso l’ingresso di nuovi soci o cedendo le quote di maggioranza oppure trovando da qualche parte risorse o finanziatori per i restanti 400 mila euro, oppure il club sceglie di versare un contributo parziale, coprendo solo i debiti di luglio e agosto, lasciando scoperti quelli di settembre e ottobre. Una operazione che comporterebbe una nuova penalizzazione in classifica di ulteriori 6 punti (come accaduto al Taranto), ma avrebbe almeno come effetto quello di evitare la radiazione immediata. Significherebbe però di allungare il calvario di qualche mese, recuperando tempo ma sempre con poche speranze.
Tra l’altro, come se non bastasse, l’assemblea convocata nella giornata di lunedì dalla “Sport and Leisure”, società proprietaria della Turris, per la nomina di un nuovo amministratore, dopo le dimissioni irrevocabili di Antonio Piedepalumbo, comunicate già lo scorso 4 di novembre si è purtroppo conclusa con un nulla di fatto. In tal senso Ettore Capriola, amministratore unico proprio della Sport and Leisure, ha aggiornato la seduta a fra dieci giorni. Tuttavia, il rinvio rappresenta un ulteriore passo verso il baratro. Infatti, la mancata nomina di un amministratore integra una delle cause di scioglimento della società previste dal codice civile, aprendo la strada a un possibile procedimento di liquidazione.
Pertanto, se il club dovesse entrare in liquidazione, le conseguenze sarebbero devastanti. La procedura, volta alla gestione e alla vendita del patrimonio sociale per saldare i creditori, rappresenta il preludio alla definitiva estinzione della società. Senza un’amministrazione attiva, il club non potrebbe proseguire nelle operazioni ordinarie né tantomeno soddisfare le scadenze finanziarie imminenti, come quella del 16 dicembre per il pagamento di stipendi e contributi. Tra l’altro, in caso di inerzia prolungata, un giudice o un’autorità competente (su richiesta di creditori o altri soggetti interessati) potrebbe procedere alla nomina d’ufficio di un amministratore giudiziario per tutelare gli interessi della società e dei suoi creditori.
La figura dell’amministratore è fondamentale per gestire la crisi e scongiurare lo scenario più drammatico: l’esclusione della Turris dal campionato con la conseguente dispersione del titolo sportivo. Senza un responsabile in grado di prendere decisioni operative, il club è destinato a rimanere bloccato, aggravando ulteriormente la sua posizione debitoria e spingendolo verso l’insolvenza.
A complicare ulteriormente le cose ci si è messo pure un finale di partita nell’ultima gara disputata al “Linguori” contro il Messina in cui è successo di tutto, in campo e fuori. Dopo il pareggio dei siciliani in extremis, infatti, dagli spalti sono iniziati a volare oggetti in campo, con il direttore di gara costretto a sospendere momentaneamente il match. Al triplice fischio finale, all’esterno dello stadio di sarebbe scatenata la rabbia ultras contro il cordone formato dalle forze dell’ordine per evitare il contatto tra le opposte tifoserie, rivali da anni. Il bilancio degli scontri, non ancora comunicato ufficialmente, parla di alcuni feriti tra le forze dell’ordine. Secondo quanto si apprende, gli ultras di casa avrebbero tentato più volte a fine gara di forzare il cordone per entrare in contatto con i supporter provenienti da Messina, ingaggiando scontri con le forze dell’ordine. Gli agenti sono stati fatti bersaglio di lancio di oggetti, sassaiole e cassonetti di rifiuti, riuscendo però ad evitare il contatto tra le tifoserie. Gli ultras sono stati respinti e dispersi dalle forze dell’ordine. Diversi tra poliziotti e carabinieri, però, avrebbero fatto ricorso alle cure mediche per ferite e contusioni.
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