Una rete di fiancheggiatori che avrebbe favorito la latitanza del boss Marco Raduano – fuggito dal carcere di Badu e Carros (Nuoro) il 24 febbraio del 2023 ed arrestato in Corsica il primo febbraio dei quest’anno – e che avrebbe gestito un traffico internazionale di stupefacenti è stata scoperta dai carabinieri del Ros.
Sette le persone arrestate tra Vieste (Foggia) e Mestre (Venezia), ma ce ne sono altre 14 arrestate dalla polizia in un altro filone di indagine a Nuoro, che coinvolge anche un agente penitenziario. L’operazione è condotta in esecuzione di un provvedimento cautelare emesso dal Gip presso il Tribunale di Bari su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
Le accuse sono di traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti di diverso tipo, e di favoreggiamento. L’indagine ha svelato l’esistenza di un lucroso canale di approvvigionamento della droga che veniva spedita tramite pacchi postali dalla Spagna verso la cittadina del Gargano.
I sette arresti – sei in carcere e uno ai domiciliari – operati dai Ros e coordinati dalla direzione antimafia di Bari nel troncone pugliese dell’inchiesta sulla fuga e latitanza del boss Raduano, sono connessi all’operazione portata a termine dalla distrettuale antimafia di Cagliari che ha portato all’esecuzione di altre 14 ordinanze cautelari.
L’inchiesta della dda di Bari, partita dopo la fuga di Raduano, ha consentito di arrestare prima il suo braccio destro Gianluigi Troiano, fermato in Spagna, il 30 gennaio 2024 e successivamente il 1 febbraio 2024 lo stesso boss evaso, bloccato ad Aleria in Corsica. Le indagini svolte grazie anche alle dichiarazioni rese dai due – nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia – hanno consentito di ricostruire un lucroso traffico internazionale di sostanze stupefacenti, hashish e marijuana, che dopo essere stata prodotta e preparata tra il Marocco e la Spagna, veniva spedita in Italia con corrieri, alimentando il mercato illegale della droga a Vieste. Gli indagati rispondono a vario titolo del reato di favoreggiamento personale, in quanto è stato accertato che gli stessi hanno agevolato il boss latitante Raduano fornendogli supporto economico con l’invio periodico di denaro proveniente dalle attività illecite, supporto logistico, con coperture ed ospitalità . Sarebbero state anche messe a disposizione autovetture per la commissione di delitti in occasione di un viaggio a Vieste per un regolamento di conti. Su richiesta del latitante, gli sarebbero stati inviati beni di consumo e generi alimentari per Natale, mantenendo costanti contatti con telefoni criptati. Nel corso dell’inchiesta è stato documentato anche un atto intimidatorio ai danni di un parente di altro collaboratore di giustizia, commissionato da Raduano, per “vendicare» le dichiarazioni che questo aveva reso contro il clan. Nel corso dell’indagine sono stati arrestate in flagranza due persone e sequestrati 12,5 chili di sostanze stupefacenti.
I NOMI:
In carcere sono finiti Michele Gala detto «Pinguino», 37 anni, di Vieste, Antonio Germinelli, 33 anni, di Vieste, Domenico Antonio Mastromatteo detto «Pescecane», 32 anni, di Vieste, Michele Murgo detto «U bell» o «Il Londinese», 28 anni, di Vieste, Danilo Notarangelo, 34 anni, di Vieste, Marco Rinaldi detto «Il Veneziano», 30 anni, di San Giovanni Rotondo residente a Mestre. Ai domiciliari Matteo Colangelo, 28 anni, di Vieste.
POLIZIA IN AZIONE A NUORO
C’è anche un agente della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere nuorese di «Badu e Carros», tra le 14 persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta sulla fuga del boss della mafia garganica Marco Raduano, avvenuta il 24 febbraio 2023, quando l’uomo si era calato con un lenzuolo dal muro di cinta dopo essere riuscito a uscire nel cortile interno della struttura. Il poliziotto penitenziario, in base agli indizi finora acquisiti, avrebbe agevolato nella fuga Raduano, tra l’altro fornendogli telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici di comunicazione. L’operazione è scatta questa notte, nelle province di Nuoro, Sassari e Venezia, nonché in Corsica, con un blitz della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria, nell’ambito dell’inchiesta diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari in collegamento investigativo con la Direzione distrettuale antimafia di Bari e coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Le 14 persone sono indagate, a vario titolo, per favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena, aggravati dall’agevolazione mafiosa in favore del clan foggiano Raduano, nonché per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
L’indagine è stata avviata il 24 febbraio 2023 a seguito dell’evasione di Marco Raduano dal carcere nuorese di «Badu e Carros» e ha consentito di acquisire indizi circa le presunte responsabilità di quanti ne avrebbero agevolato l’evasione e favorito la latitanza: in particolare, si tratterebbe di diversi soggetti, alcuni di origine sarda, altri dimoranti in provincia di Venezia, nonché di alcuni cittadini francesi, dimoranti in Corsica.Â
In base alle indagini svolte dallo Sco, dalle SISCO di Cagliari e Venezia e dalle Squadre mobili di Nuoro e Venezia, congiuntamente al Nic della Polizia Penitenziaria, supportate da attività tecniche e successivamente corroborate dalle dichiarazioni acquisite nel corso delle indagini congiuntamente dalle Procure di Cagliari e di Bari, si presume che il boss della mafia garganica Marco Raduano, fuggito dal carcere di Nuoro il 24 febbraio 2023 e poi arrestato in Corsica nel febbraio di quest’anno, abbia organizzato l’evasione contando sull’aiuto di un soggetto residente a Venezia. L’evasione e la successiva latitanza sarebbero state favorite anche dalla disponibilità di telefoni criptati e di denaro contante e dall’aiuto ricevuto in occasione della permanenza in territorio nuorese, prima di raggiungere la Corsica, dove avrebbe goduto di ulteriori aiuti.
Dalle indagini della Dda sono anche emerse presunte responsabilità su un traffico di sostanze stupefacenti. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza cautelare in Sardegna ed in Veneto, la Polizia nazionale francese ha eseguito in Corsica a Bastia un mandato di arresto europeo emesso dall’Autorità giudiziaria di Cagliari nei confronti di alcuni soggetti ritenuti presunti responsabili del favoreggiamento della latitanza di Marco Raduano.
Durante le indagini, i poliziotti della Sisco di Cagliari e della Squadra mobile di Nuoro hanno sequestrato ad Orune (Nuono) un’arma che sarebbe stata illegalmente detenuta da uno degli indagati, nonché un considerevole quantitativo di munizioni di vario calibro oltre a circa 3 kg di sostanza stupefacente.
QUATTRO MESI IN UNA TENDA
Il boss della mafia garganica Marco Raduano, fuggito dal carcere di Nuoro il 24 febbraio 2023 e poi arrestato in Corsica nel febbraio di quest’anno, ha passato, subito dopo l’evasione, tre giorni una cantina di un’abitazione a Nuoro, alcuni giorni nelle campagne Bitti (Nuoro) e poi 4 mesi in una tenda nelle campagne di Padru, in una zona impervia della Gallura. Qui è rimasto almeno sino a giugno, il tempo per organizzarsi la fuga in Corsica. Dall’isola francese è poi passato in Spagna, dove ha trovato il suo braccio destro Gianluigi Troiano, che è stato arrestato nel gennaio 2023. In quel momento Raduano è dovuto tornare in Corsica dove è stato arrestato l’1 febbraio 2024. E’ questa la ricostruzione della latitanza di Raduano fatta in una conferenza stampa in Questura a Nuoro dove è emerso che complessivamente nell’inchiesta gli indagati sono 58 tra Sardegna, Puglia e Veneto e Corsica.
Secondo le indagini è emerso che Raduano ha potuto contare su una serie di fiancheggiatori sin dall’interno del carcere, a partire da un agente della polizia penitenziaria. Il boss aveva, infatti, a disposizione telefoni cellulari, un gancio prelevato dalle officine del carcere che gli ha permesso si scavalcare il muro di cinta con le lenzuola annodate e tutta una serie di doppioni di chiavi della struttura.
Tra i 14 arrestati ci sono residenti nelle province di Nuoro, Sassari e Venezia, ma anche a Bastia, alcuni dei quali originari del focciano che hanno fornito assistenza materiale – anche economica – per la fuga. Qualcosa, però, non ha funzionato al momento dell’evasione: Raduano forse si aspettava di trovare un complice all’esterno del carcere di Badu ‘e Carros, ma così non è stato. Ecco perché ha dovuto attendere nascosto in una cantina a Nuoro.
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