In gran spolvero il Veneto ma il Trentino si difende bene, le premiazioni e riconoscimenti confermano che i vini Piwi sono un mercato assolutamente interessante

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La sigla è sintetica quanto di difficile dizione ( per i germanofoni meno competenti) in quanto Pilzwiederstandsfaehig significa “resistenti alle malattie fungine della vite“, cioè Piwi. Varietà di viti assolutamente innovative, pronte a sfidare il mercato dei vini decisamente ecosostenibili, in quanto le vigne non hanno bisogno di alcun trattamento chimico.

 

Da qualche anno alla Fondazione Mach viene allestito un concorso riservato ai vini da queste uve “resistenti, comunque tolleranti“. Con riscontri degustativi decisamente convincenti.

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La conferma viene dalla premiazione del Concorso della recente 4.a rassegna, alla quale hanno partecipato quasi 150 vini, 90 aziende da tutta Italia, 7 categorie di valutazione, degustazioni con 30 commissari, una quindicina di studenti del corso enotecnico.

Oltre 200 persone hanno partecipato al convegno scientifico legato alla premiazione.

 

L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione Piwi international Italia, ha lo scopo di promuovere la conoscenza di queste nuove varietà attraverso un confronto tra vini prodotti con almeno il 95 per cento di uve provenienti da varietà Piwi (PilzWiderstandsfähig).

 

Molto qualificati gli interventi, a partire dal presidente di Piwi International Italia, Marco Stefanini e il consigliere di amministrazione di Civit, Arturo Pironti, assieme al professore Heidinger Ramon del Dipartimento di Enologia dell’Istituto statale di viticoltura di Friburgo sulle tipologie di produzione di vino da varietà Piwi in Germania e il professore Eugenio Pomarici dell’Università di Padova sul marketing e il posizionamento dei vini Piwi nel mercato Italiano.

 

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Rassegna a cura del professor Andrea Panichi, docente di enologia del Centro Istruzione e Formazione Fem, per ribadire il valore delle Piwi, viti selezionate per avere dei caratteri di resistenza naturali alle principali malattie fungine, richiedendo perciò un numero ridotto di interventi fitosanitari. Anche se a livello europeo queste varietà sono ammesse nelle diverse dop, in diverse regioni italiane la loro coltivazione non è stata ancora autorizzata, nemmeno per produrre vino Igt o generico.

 

Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende 36 varietà Piwi e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune migliaia di ettari; in Veneto si trova la superficie più ampia, poi in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia e Marche, Piemonte, Lazio e Campania.

 

Veniamo ai premi, almeno ai più eclatanti. Sempre in gran spolvero il Veneto, con l’azienda Terre di Ger – famiglia Spinazzè – che riconferma il premio delle precedenti edizioni con il bianco Limine Igp Venezia Giulia, seguito da Lastramor, prodotto dal Consorzio Viticoltori di Alpago e – terzo assoluto tra i bianchi – il Naranis di Francesco Poli, vignaiolo/grappista di Santa Massenza. Tra le menzioni ancora Terre di Ger, con altri 2 bianchi e pure un rosso, il Caliere.

 

Grande performances per i vini ottenuti con varietà Piwi e elaborati col metodo classico, per avere spumanti fragranti quanto singolari. Sul podio – praticamente a pari merito – l’agricola Martignago di Maser, trevigiana, assieme al sempre intrigante Narà, uve Johanniter, spumante stile classico prodotto dalle giovani generazioni della Pravis di Madruzzo, le sorelle Erika e Giulia Pedrini, assieme ai fratelli Alessio e Silvio Chistè. 

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Sempre sul podio pure lo spumante Candido di Villa Persiani, piccola cantina di Pressano di Lavis. Il Trentino s’è difeso più che bene anche tra i vini frizzanti – con lo Sgris di Maso Bergamini – e col Crun di Michele Sartori. E ancora: con i vini metodo charmat, stile prosecco, grazie al sempre godibile Lauro, elaborato da Filanda de Boron, azienda di Tione, il Brenta a portata di mano, con Nicola del Monte e la sua famiglia, gestori di agritur e tra i primi coltivatori di PIWI.

 

Ma non manca una eclatante finale sorpresa. Il vino vincitore assoluto è un Dolce Paola Igt Veneto, proposto dalla cantina Da Pieri, azienda di Cinto Caomaggiore, situata nella pianura che porta alla laguna di Venezia. Un premio che dimostra la versatilità delle Piwi e che stimola il comparto vitivinicolo – Trentino e Alto Adige sono tra i precursori – a scommettere su queste viti. Per rispettare l’habitat, per rilanciare il mito di un vino seppur semplice, pronto soddisfare la bramosia del sorso alcolico. 





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