di Mattia Zanardo
TREVISO – Accanto al riconoscimento delle doti di creatività, laboriosità, sapienza produttiva, fiuto commerciale, di contro agli imprenditori trevigiani è stato spesso rimproverato un eccesso di individualismo.
Financo di gelosia professionale, ancorati al concetto “El paron son mi” e nessuno può metter bocca su cosa fare. Le cose stanno cambiando? Parrebbe in parte di sì, a guardare la crescente frequenza di aggregazioni e fusioni, nonché di aperture a soci e capitali esterni. Ma lo dimostrano ancor più i contratti di rete, ovvero accordi che formalizzano e disciplinano progetti di collaborazione e condivisione tra imprese.
«I numeri sono ancora relativi, ma si percepisce un aumento costante: negli ultimi cinque anni questi contratti sono sostanzialmente raddoppiati nel nostro territorio, così come in Veneto» – evidenzia Marco D’Eredità, dirigente della Camera di commercio di Treviso e Belluno. A oggi nella Marca sono in essere 190 contratti di rete che coinvolgono 370 realtà. Su scala regionale: 1.400 accordi per oltre quattromila aziende.
Il focus
Alla luce anche di questi dati, allora, non sorprende che il focus della tappa trevigiana di “Eccellenze del Nordest. Le imprese più dinamiche” sia stato dedicato a “Il potere delle reti: sostenibilità e aggregazione per il successo competitivo”. Quello andato in scena, ieri pomeriggio, a Quinto di Treviso, era il settimo e ultimo incontro del ciclo 2024, promosso, come di consueto, in varie provincie dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, con Il Gazzettino come media partner e la collaborazione scientifica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Una conclusione che ha assunto una valenza ancor maggiore, coincidendo con il 70. anniversario di fondazione dell’Ordine professionale di Treviso. Del resto, come ha ricordato la presidentessa Camilla Menini, erano stati proprio i commercialisti della Marca, nel 2018, a dare il via alla rassegna, allargatasi poi via via ai colleghi di buona parte del Triveneto.
Il valore delle reti
Reti, dunque, come fattore di competitività. Innanzitutto – è stato rimarcato nell’approfondimento e nella tavola rotonda condotta da Angela Pederiva, giornalista de Il Gazzettino – generano economie di scala, permettendo di suddividere funzioni e costi, ad esempio per la ricerca e sviluppo o per il marketing, altrimenti difficilmente sostenibili dalla singola pmi. «Ma oggi il ruolo delle reti – spiega Giancarlo Corò, economista dell’Università di Venezia – è soprattutto condividere conoscenze complesse: quanto più l’impresa si specializza, tanto più ha bisogno di collegarsi ad altre competenze». Vale per la transizione digitale, per quella verde, ma anche per le esportazioni, a fronte di mercati esteri sempre più spesso protetti da dazi e barriere doganali.
E vale pure all’interno delle aziende stesse, all’insegna di forme di governo più improntante alla cooperazione (ricordate lo stereotipo del paròn?). «Permangono delle perplessità su chi debba assumere la leadership della rete – concorda D’Eredità – Le nostre imprese non hanno paura ad aggregarsi, forse hanno scarsa conoscenza dei benefici».
Confindustria Veneto Est
In questo senso l’esperienza di Confindustria Veneto Est, associazione nata dall’unione degli industriali di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo, rappresenta un esempio e uno stimolo: «Che vuol essere un soggetto attivo e propositivo, ma nella condivisione – conferma il direttore generale Gianmarco Russo – La nostra visione delinea un imprenditore collettivo, che dialoga in una logica di sistema con tutti gli altri attori del territorio e perciò è in grado di svolgere un ruolo economico, ma anche sociale».
Il concetto di rete, peraltro, può avere molteplici declinazioni. Ad esempio, quella delle comunità energetiche rinnovabili, come rimarca Elisa Baccini, ad di Realgrid Europe, leader nelle tecnologie per tale settore. O quella delle innovazioni tecnologiche combinate al capitale umano, come auspicato da Stefano Zara, responsabile per il Triveneto del colosso del digitale Var Group. In tutto ciò, quale parte possono giocare i commercialisti? «La nostra attività – sintetizza Menini – è lo strumento attraverso cui le imprese, ma anche le istituzioni possono fare rete».
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