Largo Monache Cappuccine, gli scavi confermano l’origine di Sassari

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  L’area attualmente inedificata di largo Monache Cappuccine e via dei Corsi fa parte del nucleo fondante della città di Sassari, di cui si hanno testimonianze già dall’età altomedievale, a partire dal X secolo. È la conferma alla quale sono giunti i ricercatori del Comune di Sassari e della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, al termine dei saggi di archeologia preventiva eseguiti propedeuticamente al restyling del sito. Il progetto, per il quale sono stati finanziati 1 milione e 120mila euro, rientra nel più complesso e ambizioso piano di riqualificazione urbana elaborato dal Comune di Sassari attraverso il Pinqua, il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare.

Oggi le rilevanti scoperte e l’importante progetto di riqualificazione sono stati raccontati dal sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia, e dai numerosi professionisti all’opera nel cantiere. 

  Ma considerato il valore del sito – di cui rimarrà imperitura memoria grazie a un progetto culturale che sarà attivato non appena i lavori saranno completati, e che prevede la realizzazione di pannelli in cui immagini e testi racconteranno un pezzo fondamentale della storia di Sassari, ma anche laboratori e altre attività nelle scuole cittadine – i due enti hanno deciso, assieme all’impresa, di consentire a chiunque sia interessato di visitare il cantiere tra lunedì 9 dicembre dalle 9.30 alle 12.30 e martedì 10 dicembre dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 16.30. Nel frattempo, è possibile curiosare attraverso fessure create appositamente nella recinzione, in modo che chi visiterà il centro in questo lungo ponte possa già osservare gli scavi e i ritrovamenti.

Il 13 dicembre sarà inoltre possibile assistere alla illustrazione degli scavi a opera degli archeologi. L’appuntamento è alle 16 al Centro di Restauro di Li Punti. Si parlerà dei lavori in largo Monache Cappuccine e in altri cantieri nel territorio comunale. Si potranno visionare i materiali ritrovati.

Il cantiere e le scoperte. La zona oggi si presenta come uno spiazzo incolto fra due strade che si trovano su livelli differenti: largo Monache Cappuccine e via Dei Corsi, per l’appunto.

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  Uno spazio di risulta generato dagli sventramenti della prima metà del XX secolo, a lungo abbandonato al degrado. Il progetto prevede la realizzazione di uno spazio pubblico di qualità. L’opera si caratterizzerà per la realizzazione di un raccordo tra i due livelli attraverso una gradinata e una rampa, la pavimentazione di una parte dell’area, la sistemazione del verde nelle altre parti, l’illuminazione pubblica e gli impianti per la raccolta delle acque piovane.

Che si tratti di un’area di grandissimo interesse storico era stato in parte già documentato in passato. In particolare l’archeologa Daniela Rovina, già funzionaria della Soprintendenza, durante le indagini condotte tra il 2000 e il 2002, aveva sottolineato l’importanza dei rinvenimenti, prima testimonianza materiale dell’edilizia civile pre-urbana di Sassari, precedente anche alla costruzione della cinta murata. Un rinvenimento che permise di avvallare l’ipotesi dell’ubicazione del primo nucleo medievale di Sassari nella zona tra il Duomo e l’area tutt’ora denominata “Pozzo di Villa”, precisandone il posizionamento.

Tutta l’area dell’attuale progetto è dunque interessata dalla presenza dei resti sepolti del villaggio alto giudicale, dal quale tra la metà del XII e il XIV secolo si sviluppò la Thathari murata, che andò crescendo fino a raggiungere l’estensione dell’attuale centro storico. Gli studi appena effettuati hanno permesso di ricostruire l’intera linea del tempo oltre le fasi medievali. Dopo l’abbandono e la demolizione degli edifici relativi a questa epoca, le indagini archeologiche hanno registrato un’interruzione della frequentazione dell’area. Le fasi di vita successive si datano alla fine del XVII secolo, quando vi si insediarono le monache cappuccine, che qui fondarono il loro monastero.

L’aspetto attuale è invece riferibile al Piano Petrucci del 1938, che comportò le estese demolizioni di cui resta ancora la memoria attraverso il nome non ufficiale di piazza Mazzotti, che per molti è piazza Colonna Mariana e che è soprannominata anche piazza Sventramento.

L’intervento del 2024 è stato preceduto da indagini georadar che hanno confermato la presenza di strutture murarie a una profondità di 60-80 cm. La strategia del nuovo scavo è stata orientata all’ampliamento dei saggi precedenti, soprattutto laddove il posizionamento delle pavimentazioni e delle gradinate di nuova realizzazione sarebbe andato a sigillare le stratigrafie archeologiche. Lo scavo archeologico ha consentito di aggiungere ulteriori dati a quelli acquisiti in precedenza, portando in luce l’intero tracciato del muro seicentesco del cortile del convento religioso demolito e ridimensionato alla fine degli anni Trenta del Novecento. Scoperte anche ulteriori murature, realizzate con pietra e fango, precedenti all’impianto del convento. Ulteriori dati potranno venire dallo studio del copioso materiale ceramico.

L’intervento di riqualificazione, pensato come una vera e propria ricucitura urbana, propone una soluzione organica alla riconnessone di una strada interrotta. La parte terminale della stretta via dei Corsi, che oggi è caratterizzata dalla presenza di pericolanti ruderi e da muri di contenimento che i tecnici hanno valutato come impropri e non sicuri, sarà convertita in uno spazio aperto e arioso, finalmente collegato con la parte superiore. La nuova piazza costituita da aree pavimentate e sistemate a verde garantirà un luogo di sosta alberato nel pieno centro della città.

In seguito all’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica, il Comune – di concerto con la Soprintendenza – ha avviato la campagna di scavi archeologici preventivi, prodromica alla finalizzazione della progettazione esecutiva che avverrà entro dicembre. L’intervento di archeologia preventiva coordinato dal responsabile dell’Unità di progetto del Pinqua, Claudio Castagna, direttore generale del Comune di Sassari, ha coinvolto due architetti del settore Politiche della Casa, il rup Angelo Pisanu e la funzionaria Alessandra Bertulu, l’architetto Andrea Sussarellu, progettista e direttore dei lavori, l’ingegnere Paolo Nieddu, coprogettista, l’archeologa Laura Lai, direttrice operativa degli scavi, l’archeologa Nadia Canu, funzionaria della Soprintendenza e direttrice scientifica del cantiere, l’archeologo Matteo Pipia, funzionario della Soprintendenza, l’impresa specializzata Habitat del geometra Pietro Sotgiu e l’archeologo Vincenzo Nubile, collaboratore della stessa impresa ed esecutore dei rilievi.





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