Decine di neonati ricoverati al Gemelli, San Camillo e al Bambino Gesù. Nel Lazio ancora nessuna somministrazione di anticorpo monoclonale
Dopo quella da morbillo e da virus parainfluenzali, per i bambini adesso è emergenza bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Vrs). Una patologia per la quale dal mese di ottobre sarebbe già dovuta partire la campagna di immunizzazione con l’anticorpo monoclonale, introdotto quest’anno, ma per cui a oggi nel Lazio ancora non c’è stata nessuna somministrazione.
Soltanto ieri, come mero esempio, al Dipartimento di emergenza del Bambino Gesù del Gianicolo sono arrivati undici pazienti risultati positivi al virus. «Oltre a quelli assistiti in reparto, ci sono i pazienti in Rianimazione e quelli ricoverati a Palidoro – l’allarme lanciato da Alberto Villani, direttore del dipartimento Emergenza e accettazione e pediatria generale dell’ospedale -. Purtroppo le lentezze burocratiche hanno determinato ritardi nella possibilità di proteggere i neonati per tempo».
Ricoveri anche al Gemelli e al San Camillo
Anche al Policlinico Gemelli la situazione non cambia molto. «Da novembre è iniziata la stagione della bronchiolite per i più piccoli anche da noi – aggiungono Ilaria Lazzareschi e David Korn, medici del reparto di Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico -. Ci aspettiamo che sarà così fino a febbraio-marzo e speriamo che il vaccino, che fino allo scorso anno veniva somministrato solo ai prematuri, a chi aveva malformazioni – anche cardiache – e a chi presentava problemi respiratori, possa ridurne il numero».
Altro punto nascita importante della Capitale è il San Camillo: «Come tutte le infezioni virali la bronchiolite compare in questo periodo e da qualche settimana ne vediamo ancora di più – specifica Mauro Calvani, direttore della Pediatria dell’ospedale di circonvallazione Gianicolense -. Al momento ne abbiamo quattro ricoverati, il 25% dei posti letto: sono bambini piccolissimi che per la bronchiolite respirano male e non riescono a nutrirsi. E con loro sono ricoverati anche i genitori. Il monoclonale è uno strumento davvero importante».
I sintomi e le complicanze
La bronchiolite è infatti un’infiammazione che colpisce le piccole vie aeree dei polmoni dei più piccoli, dalla nascita e fino ai due anni di vita. E che si manifesta inizialmente con tutti i sintomi tipici di una sindrome influenzale (vale a dire raffreddore e starnuti, tosse e febbre anche fino a 38). Spesso però la sintomatologia può peggiorare dopo i primi giorni e, specie nei neonati e nei bimbi fino a un anno di età, il rischio che si aggravino e necessitino di cure ospedaliere – non di rado intensive – è reale. Da un semplice stato influenzale infatti la bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Vrs) può trasformarsi in difficoltà respiratorie molto specifiche: «Fame d’aria» o respirazione veloce, sibilo nasale e rientramento delle costole.
Una condizione questa che necessita di cure mediche. Lo scorso anno in tutta Italia a causa della bronchiolite sono stati ricoverati 15mila bambini, di cui 3mila in terapia intensiva. Soltanto all’ospedale pediatrico Bambino Gesù in reparto ne furono assistiti 750 e purtroppo si contarono anche tre decessi. Oggi il bilancio rischia di non essere molto diverso da quello del 2023.
L’allarme inascoltato
A poco sono serviti gli allarmi lanciati dai professionisti. «Nel mio ruolo di coordinatore delle Società scientifiche non posso non manifestare il mio stupore di fronte al verificarsi di situazioni di tale gravità peraltro a danno di soggetti così fragili – ha commentato invece l’oncologo Francesco Cognetti -. Avevamo già segnalato più di un mese fa anche a nome dei colleghi pediatri del Lazio la possibilità che tutto ciò potesse accadere, e purtroppo sta succedendo».
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