Come sarà la riforma delle pensioni dopo il 2025, ecco le nuove pensioni

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Conferme ormai certe per le pensioni anticipate, con quelle misure che dovevano chiudere definitivamente i battenti nel 2024. Interventi a favore delle donne, lavoratrici e madri in materia di pensionamento, con sconti sull’età e su diverse misure. E poi, conferma delle misure strutturali con un potenziamento degli incentivi a restare al lavoro. Sono le novità principali che la manovra di Bilancio lascerà alle pensioni 2025. Ma dopo cosa accade? La riforma delle pensioni sarà finalmente varata?

La riforma delle pensioni solo posticipata, ma per forza di cose andrà superata la riforma Fornero

Non c’è stato modo di fare una vera riforma delle pensioni nel 2025.

Ormai è tutto chiaro, perché anche se da mesi se ne parlava, la riforma del sistema previdenziale è stata spostata a data da destinarsi. Se vogliamo credere alle promesse del governo e dei suoi rappresentanti, se ne riparlerà entro la fine della corrente legislatura, cioè entro il 2027. Ma allo stato attuale delle cose, che genere di riforma è lecito attendersi?

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Quanto fatto quest’anno nella legge di Bilancio effettivamente va nella direzione della flessibilità in uscita. E non ci riferiamo certo alla Quota 103, misura di pensionamento anticipato che il governo ha confermato nel 2025 e che continua a chiamare pensione anticipata flessibile.

Parliamo anche delle altre misure confermate come l’Ape Sociale e Opzione Donna. Oppure delle pensioni ad età diverse in base al numero di figli avuti per le lavoratrici madri. O ancora, alla prosecuzione dell’esperienza delle misure che prevedono uscite favorevoli a chi svolge lavori gravosi o usuranti.

Come sarà la riforma delle pensioni dopo il 2025, ecco le nuove pensioni

Flessibilità in uscita significa dare ai lavoratori svariate possibilità di scegliere quando lasciare il lavoro e con che misura farlo. Non c’è flessibilità, però, se non ci siano dei pro e dei contro tra una misura e l’altra.

Ecco perché gli indizi provengono da alcune misure che nel 2025 avranno sconti sulle età di uscita in base a particolari caratteristiche dei lavoratori (i già citati figli per le mamme lavoratrici), penalizzazioni di assegno dovute al ricalcolo contributivo della prestazione e bonus per chi, a requisiti conquistati, decide di rimanere al lavoro.

La flessibilità parte dal fatto che un lavoratore deve essere messo di fronte alla scelta se guadagnare una pensione più alta continuando a lavorare o una pensione più bassa ma anticipata, con tagli parametrati agli anni di anticipo. Inoltre, vengono previste agevolazioni sul lavoro e sullo stipendio a chi, invece di andare in pensione, decide di restare a lavorare.

Le uscite dal lavoro sempre anticipate, ecco come

Oggi abbiamo la possibilità di uscire dal lavoro a 67 anni con le normali pensioni di vecchiaia, ma anche a 71 anni con le pensioni di vecchiaia contributive. C’è anche qualche misura che non ha alcun limite anagrafico e quindi permette il pensionamento raggiungendo solo la giusta carriera contributiva. E poi, ci sono le pensioni a 64 anni di età con le anticipate contributive, quelle a 62 anni della già citata Quota 103, i 59 anni di Opzione Donna, i 63,5 dell’Ape Sociale e così via.

Cambiano però le carriere contributive, perché per Opzione Donna servono 35 anni di versamenti come per lo scivolo usuranti, mentre per l’Ape Sociale, in base alla categoria di appartenenza, si va dai 30 ai 36 anni. E poi, 41 anni bastano per la Quota 41 precoci, 42 anni e 10 mesi servono per le pensioni anticipate ordinarie, 41 anni per la Quota 103, e si scende fino ai 20 anni di versamenti per la vecchiaia ordinaria o per le anticipate contributive, e fino a 5 anni per le pensioni di vecchiaia a 71 anni di età.

Bonus per chi rimane in servizio

Chi resta in servizio, anche se ha maturato il diritto alla pensione, gode di uno sgravio contributivo sulle buste paga successive alla maturazione del diritto.

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Un netto in busta paga più alto che vale per chi raggiunge i requisiti per la Quota 103 o per chi centra le pensioni anticipate ordinarie con 42 anni e 10 mesi di versamenti. Anche i premi a chi resta al lavoro dovrebbero essere alla base di ogni nuova riforma pensioni.

Poi ci sono le penalizzazioni di assegno, perché Opzione Donna e Quota 103 prevedono tagli dovuti alla regola che impone l’accettazione del ricalcolo contributivo della prestazione. Ma c’è anche il tetto massimo di pensione fruibile, che per l’Ape Sociale, per esempio, è fino a massimo 1.500 euro. O per la Quota 103, la cui pensione non può superare quattro volte il valore del trattamento minimo INPS. Ci sono misure che prevedono finestre di decorrenza molto lunghe, che vanno dai tre mesi di Quota 41 e pensione anticipata ordinaria a sette o nove mesi di attesa per la Quota 103, rispettivamente per addetti del settore privato e del settore pubblico.

I vantaggi di alcune categorie di lavoratori anche sulle future riforme delle pensioni

Come è evidente, ci sono molte misure che guardano a determinati spaccati della società per consentire loro di accedere alla pensione in anticipo rispetto al solito. Ormai sembra si vada nella direzione di distinguere i contribuenti in base a determinate categorie. Per esempio, ci sono quelli che svolgono lavori troppo pesanti. E per loro non mancano misure ad hoc come la Quota 41 precoci, l’Ape Sociale o lo scivolo lavoro usurante. Ci sono i fragili, come possono essere considerati gli invalidi, i disoccupati e i caregiver, che come sempre rientrano anche loro in misure quali Opzione Donna, l’Ape Sociale e Quota 41 per i precoci.

Per le donne i vantaggi devono essere obbligatori sulle pensioni

E poi misure dedicate esclusivamente alle donne, con un ruolo sempre più importante in termini di agevolazioni previdenziali per le madri. Opzione Donna, per esempio, è una misura destinata unicamente all’universo femminile, con maggiori vantaggi per le lavoratrici madri.

Le stesse lavoratrici madri a cui ormai sono sempre più vasti i vantaggi anche sulle misure ordinarie, sia sulle regole di calcolo della pensione che sui requisiti per accedervi in anticipo. Vantaggi da cui deve partire per forza ogni nuova riforma delle pensioni.

Parliamo dei quattro mesi di taglio sulle età pensionabili delle pensioni di vecchiaia o delle pensioni anticipate contributive per ogni figlio avuto. Vantaggi che arrivano a tagliare l’età anche di 16 mesi nel 2025. Portando, per esempio, le uscite solo a 67 anni con le pensioni di vecchiaia ad essere possibili già a 65 anni e 8 mesi. Anticipo alternativo, sempre nel regime della assoluta flessibilità, a regole di calcolo più favorevoli. Perché se è vero che a una donna è concessa la possibilità di andare in pensione a 65 anni e 8 mesi, è concessa anche la facoltà di scegliere, se ha avuto almeno tre figli, di andare a ricevere una pensione con un coefficiente di due anni migliore, uscendo a 67 anni con una pensione calcolata come se gli anni fossero 69.

Ecco i capisaldi di ogni possibile nuova riforma delle pensioni

Per quanto detto in precedenza, è evidente che ci siano dei criteri quasi imprescindibili da cui dovrebbe partire qualsiasi ipotesi di riforma delle pensioni. I fattori da considerare sono:

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  • Attività lavorative distinte per logorio e pesantezza;
  • Distinzioni di genere, perché le lavoratrici devono essere avvantaggiate;
  • Flessibilità in uscita ma condizionata;
  • Ricalcolo della pensione con penalizzazioni sempre più alte quanto prima si esce dal lavoro.

In effetti, i capisaldi su cui si inizia a intravedere una ipotetica riforma delle pensioni sono sempre i soliti. Come detto, bisogna concedere maggiore flessibilità in uscita. Ma imponendo sacrifici a chi va in pensione troppo presto, o al contrario premiare chi resta al lavoro di più. Lo dimostra, per esempio, il fatto che rispetto al biennio 2023-2024 i nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo in pensione sono meno favorevoli. E questo perché la vita media degli italiani cresce e quindi, oltre ad allontanare i requisiti per la pensione, accorciando il tempo di godimento della prestazione perché si allunga la vita, si cerca di concedere pensioni sempre più basse proprio per via del fatto che c’è il rischio di dover pagare le pensioni per molto più tempo.



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