Lo scandalo emerse grazie alla nostra inchiesta giornalistica, l’ennesimo scoop nazionale targato Etruria News, sulla vergognosa gestione dell’emergenza Covid da parte del più inaffidabile governatore della storia regionale
ROMA – La vicenda delle mascherine mai consegnate, che ha segnato profondamente la regione Lazio nel pieno dell’emergenza Covid-19, torna alla ribalta con una data chiave: il 10 aprile 2025.
La Corte dei Conti ha fissato l’udienza per l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il responsabile della Protezione Civile regionale Carmelo Tulumello, imputati in un procedimento per danno erariale da 11,7 milioni di euro. Il caso, nato nel 2020 grazie al nostro scoop (l’ennesimo a livello nazionale targato Etruria News), ruota attorno all’acquisto incauto di 9,5 milioni di mascherine per una cifra complessiva di 35,9 milioni di euro, mai effettivamente consegnate. Al centro, l’affidamento alla società Eco.Tech Srl, un piccolo operatore privo di esperienza nel settore dei dispositivi medici.
Il cuore delle accuse
Secondo l’accusa, Zingaretti avrebbe esercitato “ingerenze personali” nel processo di approvvigionamento, nonostante la semplificazione normativa introdotta dal Governo Conte-2 riducesse le responsabilità dei funzionari pubblici in caso di dolo accertato. La Procura contabile sostiene che il governatore avrebbe difeso la procedura nonostante i segnali di inaffidabilità del fornitore. A ciò si aggiunge il ruolo di familiari e conoscenti: Angela Zingaretti, sorella dell’ex governatore, e Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica di Roma, avrebbero agito da intermediari nel procacciare fornitori su richiesta del presidente.
Inoltre, emerge che la regione Lazio non si attivò immediatamente per recuperare le somme anticipate, pari a 14,68 milioni di euro. Tali somme vennero trasferite sui conti della Eco.Tech Srl e successivamente dissipate in transazioni verso soggetti terzi, per lo più all’estero.
La difesa di Zingaretti
Zingaretti ha sempre negato le accuse, definendo la vicenda una “bufala politica” e giustificando le scelte amministrative come necessarie per garantire i dispositivi di protezione individuale al personale sanitario in un momento critico. L’ex governatore ha sostenuto che la Regione avrebbe agito responsabilmente, rinunciando a un recupero immediato dei fondi anticipati in attesa di una tardiva ma completa consegna.
Una posizione che contrasta con quanto documentato dalla Corte dei Conti, secondo cui, già a marzo 2020, era evidente l’inaffidabilità del fornitore. La Regione, infatti, non solo non procedette a una denuncia penale tempestiva, ma stipulò nuovi contratti con Eco.Tech nonostante l’inadempienza iniziale.
Le irregolarità nei contratti
Tra le questioni più rilevanti, figurano le polizze fideiussorie presentate dalla Eco.Tech come garanzia per gli importi anticipati. Tali polizze, rilasciate dalla Seguros Dhi-Atlas Ltd, sono state giudicate illegittime in quanto emesse da un soggetto non autorizzato a operare in Italia. La Regione Lazio, tuttavia, non si attivò prontamente per verificarne la validità, chiedendo chiarimenti all’IVASS solo il 23 aprile 2020, quando ormai era palese l’inadempimento del fornitore.
Un altro punto critico riguarda la cosiddetta “novazione” dei contratti, definita dagli inquirenti come un’operazione giuridicamente impropria. La Regione Lazio annullò in autotutela le risoluzioni contrattuali già adottate, stipulando nuovi accordi con Eco.Tech sulla base di garanzie rivelatesi false.
La posizione della Corte dei Conti
Nelle 35 pagine dell’invito a dedurre, la Corte dei Conti sottolinea come la Regione Lazio, pur consapevole dell’inadempienza e dell’inaffidabilità di Eco.Tech, non abbia adottato le necessarie misure cautelari per tutelare le risorse pubbliche. Secondo i magistrati, un’azione tempestiva avrebbe permesso di recuperare almeno parte degli importi, che al momento della risoluzione dei contratti risultavano ancora disponibili sui conti della società affidataria.
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La mancata adozione di tali misure, unita alla successiva difesa pubblica delle decisioni amministrative da parte di Zingaretti, rappresenta, per la Corte, un comportamento lesivo degli interessi pubblici.
L’appello di Roberta Angelilli
A portare nuovamente l’attenzione sulla vicenda è stata anche Roberta Angelilli, consigliera regionale di Fratelli d’Italia, che ha presentato un esposto in cui accusa l’amministrazione regionale di gravi omissioni. Angelilli ha definito il caso un esempio emblematico di cattiva gestione delle risorse pubbliche e ha chiesto che venga fatta piena luce sulle responsabilità politiche e amministrative.
Verso il 10 aprile 2025
Con la data dell’udienza ormai fissata, l’attenzione si sposta sulle aule della Corte dei Conti. Zingaretti e Tulumello saranno chiamati a rispondere delle proprie condotte, in un procedimento che potrebbe avere importanti ricadute sia sul piano politico che amministrativo. Restano, intanto, i dubbi su come una vicenda così controversa abbia potuto svilupparsi senza un tempestivo intervento delle istituzioni preposte alla tutela del patrimonio pubblico.
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