Negli ultimi giorni, la rimozione delle key box, le cassettine utilizzate per la gestione degli affitti brevi, è al centro dell’attenzione in diverse città italiane. In seguito alla circolare del Ministero dell’Interno che rende illegale il self check-in (senza identificazione di persona degli ospiti), alcuni comuni hanno avviato interventi per smantellare queste soluzioni di accesso self-service, portando a un acceso dibattito tra amministrazioni e operatori del settore.
Di seguito vedremo quali sono gli ultimi sviluppi che coinvolgono le città italiane e le amministrazioni comunali, mentre nella seconda parte dell’articolo cercheremo di rispondere ad alcune domande sul tema, che sono diventate dei “punti critici” per i gestori e per gli ospiti, alla luce delle recenti disposizioni che riguardano check-in in presenza e uso delle key box.
Key box e self check-in
Le key box rappresentano una soluzione diffusa per il self check-in negli affitti brevi. Tramite un codice, i clienti possono accedere autonomamente agli appartamenti senza la necessità di incontrare di persona i gestori. Tuttavia, secondo una recente circolare del Ministero dell’Interno, questa pratica è incompatibile con l’obbligo di identificazione previsto dall’articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), che richiede una verifica personale dell’identità degli ospiti.
La circolare evidenzia che il self check-in può comportare rischi per la sicurezza pubblica, non garantendo che l’effettivo occupante dell’appartamento corrisponda alla persona identificata nei documenti inviati da remoto.
Le iniziative dei comuni: Roma in prima linea
A Roma, la polizia locale ha iniziato a rimuovere fisicamente le key box dagli spazi pubblici, seguendo le disposizioni del Comune. L’assessore al Turismo, Alessandro Onorato, ha spiegato che le cassettine presenti all’interno dei condomini saranno invece soggette a denuncia da parte dei residenti, con multe previste in caso di inadempienza.
Secondo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, le key box deturpano il paesaggio urbano e ostacolano controlli di sicurezza adeguati. Roma non è l’unica città a prendere provvedimenti: a Firenze, il divieto di installare le box è già in vigore, anche con effetto retroattivo, per ragioni di decoro e sicurezza.
Le posizioni degli operatori del settore
Le associazioni di categoria hanno espresso forti critiche verso queste decisioni. Valerio Nicastro, presidente di Host Italia, ha sottolineato che, sebbene molti gestori operino senza l’uso delle key box, la loro rimozione comporta un aumento dei costi e delle difficoltà operative. Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, ha invece definito la rimozione delle key box a Roma una “mossa politica” e ha evidenziato i molteplici usi legittimi delle cassettine, che vanno oltre il semplice self check-in, come la gestione delle pulizie e le chiavi di emergenza.
Alcuni chiarimenti: domande e risposte su key box e check-in
1) È ancora possibile effettuare il check-in online?
La risposta breve è: sì, è possibile fare il check-in online, ma deve essere seguito da un riconoscimento di persona all’arrivo degli ospiti. Resta quindi la possibilità per i gestori di strutture ricettive e immobili destinati agli affitti brevi di utilizzare questa modalità per semplificare e automatizzare le procedure. Tuttavia, in una seconda fase, gli ospiti che hanno effettuato il check-in online dovranno essere ricevuti di persona, con una verifica “in presenza”.
2) Il self check-in è illegale in italia?
Se per self check-in intendiamo una modalità che esclude la verifica in presenza, allora secondo le recenti disposizioni del Ministero dell’Interno, questa non è conforme con la normativa vigente, per cui non può essere più utilizzata dai gestori di strutture ricettive, B&B e affitti brevi.
3) Le key box sono illegali?
Di per sé, le key box non sono illegali e non sono state vietate in Italia (tanto meno dalla recente circolare del Ministero sul self check-in), se installate all’interno di condomini e spazi privati.
Alcune città, come Firenze e Roma, hanno delle limitazioni sull’utilizzo delle cassettine, che riguardano principalmente l’installazione in luoghi pubblici, per motivi di decoro urbano. Le normative locali possono quindi limitare o regolamentare in modo specifico l’uso delle key box in base alle disposizioni emanate dalle amministrazioni comunali.
Come evidenziato da alcune associazioni di categoria, le key box possono essere usate per scopi diversi dal check-in (come ad esempio per l’accesso dei gestori, addetti alle pulizie e altre persone incaricate dai proprietari per diversi motivi). Tuttavia, se le key box vengono utilizzate allo scopo di implementare il self check-in, senza che ci sia un riconoscimento degli ospiti in presenza, si avrà una situazione non conforme alla normativa vigente e alle circolari emesse dal Ministero dell’Interno.
4) Come adeguarsi alla normativa sul check-in?
Per adeguarsi alla normativa sul check-in, i gestori di strutture ricettive e affitti brevi devono assicurarsi di rispettare le seguenti disposizioni principali:
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Identificazione personale degli ospiti: al momento dell’arrivo, è obbligatorio verificare di persona l’identità degli ospiti, confrontando il documento d’identità presentato con il titolare del documento stesso.
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Divieto di check-in da remoto: non è consentito utilizzare modalità di self check-in che evitino l’interazione diretta con l’ospite, come l’invio telematico dei documenti o l’uso delle key box.
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Trasmissione dei dati alle autorità: i dati raccolti durante l’identificazione devono essere inviati alle Questure territorialmente competenti tramite il portale Alloggiati Web, entro 24 ore dall’arrivo o entro sei ore per soggiorni di durata inferiore a 24 ore.
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Rimozione delle key box in spazi pubblici: se la struttura utilizza key box per la consegna delle chiavi, è necessario rimuoverle se installate in spazi pubblici, come richiesto da alcune amministrazioni comunali.
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Informarsi su normative locali specifiche: occorre verificare eventuali regolamenti comunali aggiuntivi, poiché alcune città, come Roma e Firenze, hanno introdotto delibere specifiche che vietano o limitano l’uso delle key box.
Seguire queste indicazioni permette di evitare sanzioni e di garantire il rispetto della normativa sulla gestione degli ospiti.
Impatto e prospettive per il settore ricettivo
La rimozione delle key box e l’obbligo di check-in in presenza rappresentano un cambiamento netto sia per il settore degli affitti brevi che per tutto il settore ricettivo. In particolare, gli host che negli ultimi anni avevano puntato sull’automazione e sulla flessibilità del check-in a distanza, si trovano adesso nella posizione di doversi adeguare alle nuove disposizioni nazionali e locali. Per alcuni proprietari e gestori, ciò si traduce in maggiori oneri gestionali e costi operativi, che in precedenza non erano necessari.
Nel contempo, questi provvedimenti mirano a rafforzare la sicurezza pubblica e a rispondere alle criticità generate dal turismo di massa, soprattutto in città come Roma e Firenze, dove il fenomeno degli affitti brevi ha contribuito all’aumento dei prezzi delle case e alla riduzione della disponibilità abitativa per i residenti.
Il dibattito è ancora aperto, con posizioni diverse su come ottenere un equilibrio che tuteli la sicurezza pubblica con le esigenze di chi gestisce attività ricettive (in modo particolare le locazioni turistiche di immobili a carattere non imprenditoriale, che rappresentano la maggior parte dei casi in cui si configurano i cosiddetti affitti brevi, di durata inferiore a 30 giorni).
Le associazioni di albergatori, da sempre molto critiche sulle normative che regolano gli affitti brevi, che vedono le locazioni turistiche come una forma di concorrenza non del tutto equa (per le differenze su obblighi, adempimenti e trattamento fiscale tra hotel e altre forme di ricettività a carattere non imprenditoriale), sono sostanzialmente a favore di queste “strette” che riguardano key box e self check-in. Le associazioni di host e gestori di affitti brevi, come è facile intuire, non sono invece favorevoli a queste limitazioni.
Tra i partecipanti al dibattito in corso, ci sono da considerare anche le associazioni di residenti nelle principali città d’arte e nei luoghi molto frequentati dai turisti, che sono stati protagonisti di diverse manifestazioni con la richiesta di limitare gli affitti brevi, molto spesso appoggiati anche dai sindaci e amministrazioni comunali che condividono alcune delle preoccupazioni espresse.
La sensazione è che qualcosa ancora si muoverà, nel senso che ci saranno altre novità nel 2025 che potrebbero avere un impatto sul settore e sul rapporto tra amministrazioni, residenti e operatori turistici.
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