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MOLTO partecipata la manifestazione che si è svolta oggi, con un nutrito corteo che ha sfilato dal sito di Villa Pera alla piazza del comune montano. Tutela dei posti di lavoro ma anche rilancio dell’economia e della capacità occupazionale del territorio sono i baluardi che sindacati e istituzioni hanno la ferma intenzione di difendere, martedì prossimo al Mimit
di Maria Nerina Galiè
Un coro unanime, molto partecipato non solo dai lavoratori e da residenti di Comunanza e delle aree interne picena e fermana, che rischiano di perdere una delle più importanti risorse economiche, con l’annuncio della chiusura dello stabilimento Beko alla fine del prossimo anno.
Oggi, 7 dicembre, nel paese montano, hanno sfilato in corteo sindacalisti locali, regionali e nazionali, istituzioni e politici per gridare ad una sola voce: “Comunanza non si chiude!”, nella sincera convinzione che tutti insieme si possa vincere questa battaglia. Dura. Perché non si ha certezza degli strumenti di governo che potranno arginare la grave perdita: il 10 dicembre l’atteso tavolo al Mimit farà luce sull’applicazione del golden power.
«Oggi c’è stata una grande risposta all’invito che abbiamo esteso a tutto il territorio, segno che si è compreso che qui non si tratta soltanto di perdere posti di lavoro (320 al momento, ndr), ma di difendere tutto il comprensorio vittima dello spopolamento per tutto quello che è accaduto negli ultimi anni, a partire dal terremoto. Portare via il lavoro da queste zone, vuol dire infliggere il colpo di grazia all’area interna ed a tutto quello che vi gira intorno», sono le parole di Gianni Lanciotti, Rsu della Fiom Cgil, anche a nome di tutti i rappresentanti del sindacato presenti oggi a Comunanza, Paolo Marini pure Rsu, Alessandro Pompei segretario provinciale segretaria regionale Sara Galassi e Barbara Tibaldi della segreteria Fiom nazionale.
«Che la crisi era nell’aria – continua Lanciotti – lo si sapeva. Ci aspettavamo una politica di ridimensionamento, sulla base della quale affrontare le problematiche del settore. Ma no di certo che la Beko arrivasse ad una decisione drastica come la chiusura di Comunanza. Anche perché appare un paradosso alla luce del fatto che il nostro stabilimento era, se non il migliore, il meno peggio dal punto di vista dei risultati tra quelli rilevati dalla Whirlpool».
«Con la manifestazione di oggi – commenta il segretario provinciale Uilm, Raffaele Bartomioli – vogliamo lanciare un messaggio chiaro alla multinazionale Beko: Comunanza non si chiude, dobbiamo conservare tutto il polo produttivo e occupazionale.
Per il nostro territorio questa rappresenta una battaglia che non possiamo perdere. Pertanto siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti per rispondere a questa violenza di cui siamo vittime partendo dalla richiesta al Governo di far valere il golden power».
«Ci aspettiamo – commenta la segretaria generale della Uil Marche, Claudia Mazzucchelli, affiancata dal segretario organizzativo Giorgio Andreani – un intervento deciso da parte delle istituzioni regionali e nazionali perché qui si decidono le sorti di un territorio a rischio impoverimento e spopolamento. Dobbiamo tutelare i lavoratori e un’intera comunità. Ora è il momento dell’unità per contrastare l’ennesima ferita inferta al sistema produttivo ma continuiamo a ribadire la necessità di un progetto chiaro e condiviso sulle politiche industriali, che manca a questo Paese e a questo territorio».
«Oggi – sono le parole di Francesco Armandi, coordinatore Ugl Metalmeccanici, ma anche ex Rsu dello stabilimento di Comunanza fino alla Whirlpool e affiancato da Fabio Capolongo, Rsu – è stata una grande giornata partecipativa di operai e cittadini, voglio evidenziare la piacevole e massiccia presenza di ex lavoratori Indesit, Whirlpool ormai in pensione.
Tutto ciò sta a significare che l’intero territorio è cosciente che un’eventuale chiusura dello stabilimento creerebbe un territorio desertificato, debole socialmente ed economicamente.
Il 10 abbiamo l’incontro con la Beko al Ministero. E’ una data importante dove ci aspettiamo che ci siano risposte positive per il nostro sito, che ci sia una nuova opportunità per questo stabilimento.
Certo che “inventarsi” una soluzione provvisoria, come può essere l’incentivo all’uscita, senza reinserire forze giovani, come i 37 lavoratori interinali che già lavorano all’interno dello stabilimento da oltre un anno, confermerebbe una chiusura con tempi più lunghi».
Anche i lavoratori interinali in corteo, preoccupati della crisi non solo che sta coinvolgendo il mercato del Bianco e quindi la Beko di Comunanza, ma di una crisi generale, di sicuro non confortante per giovani che iniziano ad affacciarsi sul mondo del lavoro senza alcuna certezza per il futuro.
«Non è minimamente pensabile lo smantellamento di una fabbrica che ha fatto la storia delle nostre aree interne, a confine tra le due province e che è entrata nella vita di tante famiglie del territorio.
Il Partito Democratico ha le idee chiare sul da farsi e lo sta facendo in tutti i livelli istituzionali a partire dai consigli comunali sino al parlamento europeo, e ringrazio l’eurodeputato Matteo Ricci per esser stato oggi a Comunanza, a testimonianza di un’attenzione particolare nei confronti di questa vertenza.
Chiediamo che il governo eserciti davvero il golden power nei confronti di Beko Europe, utile a tutelare l’occupazione e che venga rifinanziato l’accordo di Programma per le aree di crisi industriale complessa della Val Vibrata – Valle del Tronto – Piceno di cui Comunanza fa parte.
Sono le due azioni minime e necessarie per pensare di offrire uno sviluppo a Comunanza e ai sibillini.
Lo abbiamo gridato in tanti e continueremo, Comunanza non si chiude!» ribadisce il segretario provinciale del Partito Democratico Francesco Ameli, alla manifestazione insieme a tutti i segretari di circolo e ai Giovani Democratici, all’onorevole Augusto Curti e all’europarlamentare Matteo Ricci, alla capogruppo regionale Anna Casini.
Ha parlato proprio di speranza il consigliere regionale Andrea Antonini (Lega). Speranza che non si deve attenuare ma che anzi deve servire per compattare le istituzioni al fine di impedire una ferita che non si rimarginerà presto.
«La Beko non finisce con un corteo: è solo l’inizio – si legge nella nota dei Giovani comunisti Marche che hanno preso parte all’evento di oggi a Comunanza – Come anche i sindacalisti hanno rilevato all’ultima seduta del tavolo vertenziale al Mimit, si può parlare chiaramente di “piano di dismissione”.
Questo è simbolo del crudele funzionamento del sistema economico e delle sue spietate ricadute nelle nostre Marche.
A Comunanza serve un piano di reindustrializzazione ecosostenibile e una fabbrica attiva e funzionale per i lavoratori che può esser costruita solo se la forza lavoro rompe la dipendenza da tale gruppo dirigente predatorio e riconverte la Beko in autonomia».
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