INTELLIGENCE, MARIO CALIGIURI AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA: “L’INTELLIGENCE AMPLIA IL DIBATTITO PUBBLICO E LA CULTURA DEI CITTADINI”

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“Prima lezione di Intelligence. I fondamenti di una scienza nuova” è il titolo dell’intervento con cui Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, ha aperto l’anno accademico 2024-2025.

Caligiuri ha introdotto con la spiegazione del concetto di Intelligence, evidenziandone il ruolo nel corso della storia e nelle sfide attuali e future.

La lezione è iniziata con la definizione del termine inteso come attività di raccolta, selezione e analisi delle informazioni che precede una qualunque decisione.

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Pertanto, si tratta di un metodo che si basa sull’interpretazione e la contestualizzazione dei dati il più possibile attenuando i bias cognitivi.

Un processo indispensabile – e quotidiano – che compiono tutti: cittadini, imprese e Stati.

L’Intelligence, infatti, serve ai cittadini per affrontare la società della disinformazione in cui sono immersi. Serve alle imprese per affrontare le sfide della globalizzazione e agli Stati per garantire benessere e sicurezza ai cittadini.

In altre parole, l’Intelligence è un sapere sociale che non può essere ridotto a semplice attività dei Servizi.

Il trattamento corretto delle informazioni, selezionando quelle utili e ignorando quelle superflue, permette non solo di sopravvivere ma anche di prevalere sugli altri, anche senza combattere.

Il docente ha poi ribadito come oggi l’Intelligence sia necessaria per difendersi dalla disinformazione, che rappresenta un’emergenza educativa e democratica e che si manifesta in un modo molto preciso: con la dismisura dell’informazione da un lato e il basso livello sostanziale di istruzione dall’altro.

La dismisura dell’informazione confligge con le ampie ma pur sempre limitate capacità cognitive umane e il livello di istruzione nel nostro Paese dimostra che i tre quarti dei nostri connazionali non comprendono una frase complessa in lingua italiana e che quasi il 27 per cento sono analfabeti funzionali: sanno leggere, scrivere e far di conto ma non utilizzare in maniera adeguata queste abilità.

“Si tratta – ha detto il docente – delle stesse persone che viaggiano sui social, rispondono ai sondaggi e votano, per cui occorre interrogarsi sulla reale natura della partecipazione elettorale”.

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Pertanto, l’Intelligence è una indispensabile forma di resistenza contro la manipolazione e gli aspetti negativi delle tecnologie,
a cominciare dall’intelligenza artificiale.

Viene quindi auspicata una “Citizen Intelligence”, caratterizzata dalla capacità raccogliere, analizzare e utilizzare le giuste quantità di informazioni di cui si ha bisogno
per assumere decisioni a proprio vantaggio, avvicinandosi in maniera lucida alla realtà.

Caligiuri ha poi delineato i tratti distintivi della storia dell’Intelligence, un’attività sempre svolta nel corso dell’umanità, fin da quando i nostri antenati vivevano nelle caverne e poi successivamente con le civiltà che si sono succedute, dalla egizia alla babilonese, dalla greca alla romana. Ma è con Elisabetta I, nell’Inghilterra del Cinquecento che nascono i moderni Servizi, con specializzazioni per l’interno e l’estero, scuole di formazione, reclutamenti nelle università.

Per il docente, dalla fine della Seconda guerra mondiale si potrebbero individuare quattro fasi principali nella storia dell’Intelligence. La prima fino alla caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’impero sovietico, con l’Intelligence strumento principale per combattere la guerra fredda. La seconda fino all’11 settembre, con l’uso economico dell’Intelligence, simboleggiato dal sistema di intercettazioni satellitari Echelon. La terza fino all’assalto dei fondamentalisti islamici alla redazione di “Charlie Hebdo” a Parigi nel gennaio del 2015, con le notizie di Intelligence usate per legittimare le scelte politiche dei governi, come nel caso dell’invasione dell’Iraq nel 2003 giustificata dall’esistenza di armi di distruzione di massa mai rinvenute. L’ultima fase è quella in corso, in cui l’Intelligence è stata trasformata in una fonte che alimenta il sistema informativo e il dibattito pubblico, come confermando in questi mesi le vicende Ucraina e medioerientale.

Caligiuri ha poi affrontato la regolamentazione giuridica dell’Intelligence nel nostro Paese, approfondendo la prima legge del 1977 e la successiva riforma del 2007. Ha spiegato il modello binario delle Agenzie, con le rispettive competenze e riferimenti, il ruolo dell’organismo di coordinamento, gli indirizzi interministeriali sulla sicurezza, il controllo parlamentare, il segreto di Stato, le garanzie funzionali, le scuole di formazione e la diffusione della cultura della sicurezza.

La parte finale della lezione è stata riservata alle sfide del futuro.

Caligiuri hai individuato tre temi: l’Intelligenza Artificiale, il disagio sociale e le multinazionali finanziarie e criminali.

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L’IA non solo modifica la natura umana, ma incide fortemente sull’ordine mondiale.

Il disagio sociale, se supera determinati limiti, può rappresentare non solo un grave problema di ordine pubblico, ma minacciare la stabilità delle istituzioni democratiche, mettendo in discussione il traballante patto sociale tra Stato e cittadini.

Le multinazionali finanziarie e criminali possono rappresentare un pericoloso contraltare agli Stati democratici, incidendo in modo drammatico sulla ricchezza,la libertà e i diritti dei cittadini.

Caligiuri ha concluso riepilogando che “l’Intelligence è una necessità sociale e rappresenta il campo di battaglia dove si decide chi vince e chi perde la sfida del futuro. Appunto per questo, lo studio dell’Intelligence amplia gli spazi del dibattito pubblico e le capacità culturali dei cittadini”.

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