London calling: la storia di Valentina tra Puglia e Yorkshire

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Lasciare la propria terra, quella che conosci da sempre, non è mai una decisione facile. La Puglia, con il suo mare cristallino, i tramonti dorati e le strade ricche di storia, è più di un luogo: è una parte di te. Lì ci sono gli amici di una vita, la famiglia che ti ha vista crescere, e le tradizioni che scandiscono ogni stagione. Eppure, c’è un momento in cui si deve fare il passo più difficile, quello di allontanarsi da tutto ciò che è familiare per inseguire un sogno. Londra, con la sua energia travolgente e la sua promessa di opportunità, sembra una sfida impossibile da resistere. Ma quando la passione e la forza di volontà sono più forti di ogni legame, diventa necessario mettersi in gioco, lasciare la comfort zone e affrontare il grande salto verso l’ignoto. La nostalgia di casa, all’inizio, è un peso che sembra quasi insopportabile. Le telefonate lunghe con i parenti, i ricordi delle serate in giro con le amiche, il calore della famiglia sembrano un richiamo costante, ma in qualche modo, devi andare avanti. Quella che raccontiamo oggi, è la storia di Valentina. Anche lei ha lasciato la sua amata Puglia tanti anni fa, per rincorrere un sogno. Oggi, affronta la vita con entusiasmo ed energia. Le abbiamo chiesto di svelarci alcuni segreti e di raccontarci il suo pensiero. È la storia di un’altra pugliese, come Francesca, che ha lasciato le sicurezze e il porto sicuro per raggiungere nuovi e più importanti obiettivi. In fondo come diceva il drammaturgo irlandese George Bernard Shaw Life isn’t about finding yourself. Life is about creating yourself, ovvero La  vita non è trovare te stesso. La vita è creare te stesso.

Buongiorno Valentina, partiamo dal principio: una valigia, una buona dose di cultura, libri e tanti sogni, cosa ti ha spinto a lasciare la Puglia?  E perché proprio Londra? Ci sono stati momenti decisivi che ti hanno fatto prendere questa grande decisione?
Ho lasciato la Puglia per un’occasione. Non ci ho pensato troppo, sono partita d’istinto per seguire l’amore (di un uomo, non di un paese). Ho semplicemente fatto una valutazione oggettiva di quello che avrei perso e di quello che avrei potuto guadagnare allontanandomi dalla terra natia. Non avevo niente da perdere: la Puglia perdona e sarei potuta tornare.

Londra è una città molto dinamica e competitiva. Hai incontrato ostacoli nel tuo arrivo nel mondo londinese e come li hai superati?
Ho incontrato così tanti ostacoli che a volte mi dico che sono rimasta solo per riconoscere il dovuto rispetto ai sacrifici compiuti, non per carriera o opportunità. Londra è un colosso: immensa, dispersiva, predisposta al cambiamento. Londra è la città che ti insegna a dire addio alle persone senza l’illusione di poterle incontrare di nuovo. Chi lascia Londra lascia anche te, chi vive a Londra nel quartiere parallelamente opposto al tuo non può essere tuo amico – se per amico si intende una persona che vedi relativamente spesso e con il quale condividere parte della tua quotidianità. Le distanze – per andare al lavoro, impiego lo stesso tempo che userei per arrivare da Bari a Brindisi in un giorno con un traffico moderato. Quando riesco a non essere schiacciata da un’ascella estranea leggo. La differenza culturale che si avvale di una certa dose di distance politically correct – non me ne capacitavo e allora ho deciso di andare a vivere con un londinese born and raised e cercare di capire come disinnescare questa formalità. Ho cercato di integrarmi e leggere in inglese, di cucinare piatti tipici alla ricerca di una tradizione che portasse in vita un po’ di calore (e comunanza). 

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Quali sono le principali differenze che hai notato tra Italia e Inghilterra? C’è qualcosa che ti ha sorpreso particolarmente?  Com’è stata vissuta la Brexit?

Brexit disastro. Io ancora adesso mi sento lasciata senza una gamba da un paese in cui sono 10 anni che pago le tasse. L’area rurale non ha nulla a che vedere con la dinamicità di Londra e questo ha fatto sì che si arrivasse a questo punto, intendo che l’Inghilterra rurale non esposta al melting pot non ha compreso l’importanza di appartenere alla comunità europea e ha votato leave, per ignoranza fondamentalmente (e becera propaganda televisiva). Le procedure burocratiche sono aumentate esponenzialmente, un’aria di diffidenza nei confronti di un paese ospitante (ci siamo sentiti come il pesce che si sa, dopo tre giorni puzza), per non parlare del broccolo romano, ormai impossibile da trovare al supermercato. Non basterebbe un trattato per elencare le differenze tra Italia e Inghilterra, ma mi sento di dire che, alla fine, così come ciascuno è diverso e mantiene la propria identità, parimenti questi due paesi sono belli e complessi a modo loro, si esprimono solo attraverso un diverso angolo antropologico.

Hai avuto modelli di riferimento o mentori che ti hanno ispirato nel tuo cammino professionale? Se sì, in che modo ti hanno aiutato a crescere?
Sì, innanzitutto il partner per il quale mi sono trasferita qui che ha sempre voluto qualcosa di meglio per sé e mi ha di conseguenza ispirato, poi le due donne che ho incontrato nei miei primi lavori, Marina prima e Patrizia poi.

Qual è stato il progetto o la realizzazione professionale di cui sei più fiera da quando ti sei trasferita?
Decisamente la mia laurea in Business e gestione delle risorse umane. Un percorso in una lingua non mia e in una materia di cui non sapevo l’esistenza. È stato il giorno più bello della mia vita.

Il giorno della laurea in Inghilterra.

Lavori nel campo della moda da diverso tempo, cosa pensi che la moda possa rappresentare per la società nel mondo attuale? E come vedi il legame tra identità personale e stile, soprattutto nel contesto londinese così multiculturale?
La moda, secondo me, è una rappresentazione del tempo in cui viviamo espressa dallo stile univoco di ciascuno di noi. Londra è un posto perfetto per l’affermazione dell’individualità: l’orsetto Paddington dice che “In London everyone is different, and that means anyone can fit in” e io non saprei dirlo meglio.

Fonte: merrythought.co.uk

Se potessi viaggiare nel tempo, che consiglio daresti alla tua versione più giovane, quella che ha appena deciso di intraprendere questa avventura?
Le direi di non avere troppa paura e che l’istinto quasi sempre andrebbe seguito.

“Come ti vedi tra cinque anni e soprattutto dove ti vedi?” un quesito che ci poniamo o ci viene posto spesso, cosa ne pensi?
Ho corso così tanto che tra cinque anni mi vedo in un momento di stabilità a rafforzare quello che ho costruito e consolidarlo. Mi vedo, stranamente, a Londra. Se c’è un pregio che ha questa città è quello di poter essere il posto ideale da cui raggiungere qualunque meta, quindi tanto vale rimanere qui.

Concludiamo questo percorso con una domanda abbastanza scontata: “Scendi giù” per le festività natalizie?
Ma che domanda è? Certo! Natale nello Yorkshire, nel villaggio che ha dato i natali al mio compagno e Capodanno panzerotti!

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Tradizioni pugliesi: i panzerotti.

Col passare del tempo, quella nostalgia che all’inizio sembrava una costante, si trasforma in qualcosa di più gestibile. La carriera è decollata, e con essa la possibilità di viaggiare, di essere ovunque e tornare a casa quando lo si desidera. La distanza, un tempo simbolo di separazione e sacrificio, diventa ora solo un dettaglio logistico da affrontare. Le festività, quelle occasioni in cui la famiglia si riunisce, non sono più una causa di rimpianto, ma momenti da pianificare con attenzione. Le nuove esperienze, il successo ottenuto, e la consapevolezza che ormai hai trovato il tuo posto nel mondo, rendono la Puglia più un luogo del cuore che una distanza da colmare. Le radici sono sempre lì, a dare forza e ispirazione, ma non ti definiscono più. Ora, Londra è casa quanto la tua terra d’origine, e il viaggio di ritorno è solo una delle tante opportunità che il futuro ti riserva.

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