Morti sul lavoro, Fillea Cgil: “In Basilicata urge superare lo stato di inerzia in cui continua ad essere avviluppata l’azione della Giunta Bardi”

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Morti sul lavoro, Fillea Cgil: “In Basilicata urge superare lo stato di inerzia in cui  continua ad essere avviluppata l’azione della Giunta Bardi”. Di seguito la nota integrale.

Risale all’inizio della scorsa settimana l’ennesimo infortunio mortale sul lavoro anche nella nostra piccola regione, durante i lavori di sostituzione di infissi su una delle facciate del Palazzo di Giustizia a Potenza. Pochi giorni dopo la morte di un lavoratore lucano, in provincia di Bologna, precipitato da un palo dell’alta tensione. Altre tragedie. Altre vite spezzate per il lavoro, con tutto il carico di drammaticità che si abbatte sulla sfera degli affetti. Assistiamo all’incalzante ripetersi di morti spesso drammaticamente simili l’una all’altra. Nel gergo dei “media” e nello stesso linguaggio comune, le morti sul lavoro sono definite “morti bianche”. E’ un lessico edulcorato che opera, semanticamente, una diminutio  di un fatto enormemente tragico. Le morti sul lavoro sono “morti nere”. Gli epidemiologi le definiscono “morti non necessarie”.

In altri termini morire sul lavoro, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha niente a che vedere con quel luogo comune chiamato fatalità. Cadere dall’alto di una impalcatura o di una piattaforma aerea, essere travolti da un mezzo meccanico o schiacciati da una trave o da una pressa, morire bruciati in un incendio o rimanere sepolti da tonnellate di terriccio, morire per un tumore dovuto a sostanze manipolate e respirate nell’ambiente di lavoro non sono conseguenze del caso, ma di un insieme di cause prevedibili e quindi evitabili, al centro delle quali, quasi sempre, ci sono la mancata valutazione dei rischi e la carenza di misure di prevenzione e di formazione specifica, frutto a loro volta del perseguimento della massima profittabilità economica, scissa da qualsiasi principio di responsabilità sociale di impresa e della frammentazione dei cicli produttivi e della pratica del ” subappalto del subappalto”.

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La “cultura della sicurezza” – concetto tanto invocato quanto abusato – non è dunque un concetto neutro, bensì chiama in causa l’aspetto fondamentale riguardante il rapporto tra società e mercato, tra politica ed economia: ridare centralità al lavoro, alla sua qualità, al suo valore sociale, alla dignità delle persone che lavorano. La salvaguardia della vita e della integrità psicofisica della persona sul lavoro, infatti, afferiscono non solo al novero dei diritti fondamentali riconosciuti e tutelati dalla Costituzione, ma devono assurgere a primaria questione di civiltà.

Per questo la Fillea e la Cgil propongono, in materia di reati su salute e sicurezza nel lavoro, la istituzione di una Procura Nazionale del Lavoro, che organizzi e coordini le indagini, con metodi più avanzati ed uniformi su tutto il territorio nazionale, affinchè siano specialistiche, competenti e più veloci. Così come si propone di cancellare il cosiddetto   ” subappalto a cascata” ed estendere agli appalti privati alcune norme del Codice dei Contratti pubblici, dal divieto di ribassare i costi della manodopera e gli oneri della sicurezza, alla parità economica e normativa tra lavoratori in appalto e lavoratori in subappalto, alla responsabilità solidale committente – affidatario principale – subappaltatore. Dietro i proclami e la propaganda governativa, però, sono dissimulati ben altri intendimenti: si rimuove il divieto di subappalto a cascata dal T.U. in materia di Contratti Pubblici approvato a marzo 2023; le più recenti modifiche approntate dal Governo allo stesso Codice, all’esame delle Commissioni parlamentari, se non cancellate, rischiano di riportare fenomeni di concorrenza sleale e di dumping contrattuale nel mercato dei lavori pubblici; si comprime l’autonomia funzionale dell’Ispettorato Nazionale del lavoro e si indebolisce, fino quasi a svuotarla, la primaria funzione di vigilanza dello stesso; la stessa ” patente a crediti”, circoscritta peraltro ai soli cantieri ” temporanei e mobili” e di cui sono fatte esenti tutte le imprese che hanno una SOA in classifica pari o superiore alla terza, rischia di tradursi nell’espletamento di un mero adempimento burocratico.

Nel contesto regionale urge superare lo stato di inerzia in cui  continua ad essere avviluppata l’azione della Giunta Bardi sulle politiche della salute e sicurezza sul lavoro. Nell’immediato si impongono due misure: nuove e più adeguate linee di indirizzo per l’attività di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro di competenza della Regione e delle due Aziende Sanitarie territoriali; la ricostituzione del Comitato regionale di Coordinamento, presieduto dal Presidente della Giunta e composto dagli Istituti e Organi pubblici preposti alla vigilanza ( Inps, Inail, Inl, Aziende Sanitarie, etc.) e dalle Parti Sociali( Organizzazioni sindacali, imprenditori), chiamato a progettare le politiche della prevenzione e favorirne la corretta attuazione. Nei limiti della competenza legislativa concorrente in materia di lavoro e sicurezza, poi, necessita operare un profondo aggiornamento del quadro normativo regionale che – superando limiti e incongruenze della Legge regionale n.25 del 2007 – abbia la finalità precipua di promuovere e sostenere il ruolo negoziale e di innovazione sociale delle rappresentanze sindacali e imprenditoriali e le funzioni di Enti e Organismi paritetici di settore ( a partire dagli Enti di Formazione e Sicurezza della bilateralità edile), l’attività delle RLS e delle RLST, quali agenti della prevenzione nei luoghi di lavoro e nel territorio, nonché per implementare un sistema di premialità selettivo a favore delle imprese che, attraverso accordi sindacali, protocolli degli Enti Bilaterali, programmi di sorveglianza sanitaria concordati, realizzino un innalzamento dei livelli sicurezza e salubrità nei luoghi di lavoro.

Ultimo, ma non per importanza, la istituzione di un Osservatorio regionale epidemiologico su infortuni e malattie professionali, incardinato nel servizio pubblico regionale,con finalità di divulgazione scientifica e una funzione di supporto alle attività dei Dipartimenti di medicina del lavoro, dei Dipartimenti di prevenzione delle Aziende Sanitarie territoriali e degli altri Organi e Istituti pubblici preposti alla vigilanza, oltreché alle azioni di divulgazione, informazione, contrattazione, progettazione delle politiche di prevenzione e sicurezza delle parti sociali.

 

 



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