‘Ndrangheta in Liguria, il consigliere regionale ai funerali del boss Marcianò: «Ero lì per caso»

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COSENZA Si è occupato anche di ‘ndrangheta in Liguria questa sera Report, programma di Raitre condotto da Sigfrido Ranucci. L’inchiesta è partita dal 2017, anno in cui è morto Peppino Marcianò, già condannato in appello a 15 anni per associazione di stampo mafioso. Ai funerali il cui video è stato trasmesso questa sera, si vede il figlio Vincenzo, lo stesso che nel tribunale di Imperia – è stato evidenziato – inveiva contro i giudici e che, come si nota nel filmato, se la prende con il giornalista Christian Abbondanza che da anni si occupa di ‘ndrangheta in Liguria. «Grandissimo cornuto e infame», afferma. Alle esequie, tra la folla, come documentato dalle immagini esclusive di Report, si presenta il neoeletto consigliere regionale per “Orgoglio Liguria Bucci presidente”, Walter Sorriento. Intervistato su quella sua presenza al funerale del boss della locale di ‘ndrangheta, Sorriento afferma: «Mi sono trovato lì per caso, ero lì per altre situazioni, per mia figlia che lì stava facendo un saggio di teatro di fine anno. Uscendo mi sono trovato lì».
«Che in Liguria – ha afferma Ranucci – e in questa area particolare di Imperia domini l’omerta lo dice anche il procuratore Alberto Lari che la mafia l’ha declinata. Anche il procuratore di Savona Luca Traversa ha denunciato che quella di Bordighera e Ventimiglia è la classica rappresentazione di come funziona la ‘ndrangheta in Liguria».

Al funerale, sottolinea ancora Report, «c’è anche l’ex vicesindaco di Vallecrosia, Teodoro Turone che si bacia con il figlio del boss Vincenzo Marcianò, condannato in via definitiva per mafia. Sempre a quel funerale – viene aggiunto – troviamo l’attuale consigliere di Vallecrosia Enrico Amalberti e, fedelissimo dell’attuale sindaco e neo eletto consigliere regionale della Lega, Armando Biasi. Anche lui esce dalla chiesa, mentre Vincenzo, il figlio del boss, riceve le condoglianze dai presenti». «Ma lui è un avvocato», dice Biasi al giornalista di Report il quale gli chiede come sia possibile che così tanta gente vada al funerale del boss della ‘ndrangheta. «Dipende sempre dai ruoli che si ricoprono – ha affermato Biasi – uno se vuole andare a un funerale è libero di farlo, se ricopre dei ruoli pubblici deve fare molta attenzione delle persone che si frequentano. Nel mio ruolo personale non c’è mai stata una fotografia proprio per l’opportunità di fare attenzione alle proprie frequentazioni». Ma, ha spiegato ancora Report, «proprio a causa delle sue frequentazioni con uomini vicini alla famiglia dei Marcianò, Armando Biasi viene indagato, si dimette, ma poi nel 2015 la sua posizione viene archiviata perché i pm non trovano nulla, al di là della descrizione che ne fa Peppino Marcianò al telefono, definendolo “un ragazzo d’oro”». «Il chioschetto bar – ha spiegato Biasi – dove noi andavamo a prendere i gelati era gestito da questo signore, Peppino Marcianò. E ci diceva che eravamo dei ragazzi d’oro. L’importante è che poi nelle carte processuali emerge che quel ragazzo d’oro era definito così perché frequentava l’oratorio». Un ragazzo d’oro, evidenzia ancora Report, «che con i suoi 2433 voti, i 441 di Sorriento, i 3505 di Alessandro Piana e soprattutto quelli del nipote di Claudio Scajola (6200) hanno permesso a Bucci di vincere le elezioni in Liguria».

Scajola: «Qui la ‘ndrangheta non c’è»

«Dopo anni di indagini – ha ricordato ancora Report nel corso della sua inchiesta – il 7 ottobre 2014, il tribunale di Imperia ha emesso una sentenza storica che riconosce per la prima volta la presenza organica della ‘ndrangheta nella piccola provincia ligure. Oltre ai Pellegrino, dietro le sbarre c’è anche Vincenzo Marcianò, figlio del capo locale di ‘ndrangheta, Peppino. Ma nonostante le sentenze e i beni confiscati alla mafia, il primo cittadino Antonio Claudio Scajola (più volte ministro ed ex presidente della Provincia di Imperia) non sembra essere d’accordo. «In questo territorio della città – afferma con sicurezza davanti alla telecamere di Raitre – non è emerso mai nulla». Eppure, spiega Report, pochi giorni fa sono arrivate altre 23 condanne per traffico di droga con l’aggravante mafiosa. Droga che, spiega il giornalista Mattia Mangranti de La Stampa, «arrivava proprio nel centro di Imperia via autobus dalla Calabria». (redazione@corrierecal.it)

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