In cinque anni, dal 2019 al 2023, il valore della produzione delle imprese campane classificate da PWC nell’annuale “Top 500”, è salito di oltre il 50% e del 7% lo scorso anno sul 2022. In crescita anche l’utile aggregato mentre aumenta il numero delle aziende che restituiscono parte dei finanziamenti ricevuti durante gli anni difficili dell’emergenza Covid, quando il sistema delle garanzie pubbliche deciso dal Governo e sostenuto dall’Abi evitò un impatto altrimenti tremendo sulla stragrande maggioranza delle società italiane.
Inoltre, il 90% delle imprese in classifica fanno utili, a riprova di un dinamismo che si è consolidato nonostante la pandemia e che nel 2023 ha contribuito in maniera determinante a fare del Mezzogiorno la nuova locomotiva d’Italia, con i dati su Pil, export ed occupazione superiori alle medie nazionali.
IL RUOLO DI TRAINO
La Campania, che con la Zes unica ha peraltro ottenuto più del 50% delle autorizzazioni uniche rilasciate nel 2024 pari a ben 222 sul totale di 401, si conferma dunque nel ruolo di traino dell’economia meridionale. E questo senza dimenticare che nel periodo 2019-23 come documentato da tutti gli Osservatori di settore è stata la Puglia a registrare in assoluto la crescita più significativa del Pil. Di sicuro l’aggiornamento dei dati di Pwc, che saranno presentati martedì, prossimo a Napoli, presso l’Auditorium Porta del Parco a Bagnoli nel corso di un evento organizzato con Il Mattino, conferma che la forza delle imprese meridionali e di quelle campane in particolare ha accresciuto i suoi livelli di competitività e non solo a livello nazionale. A dispetto di pregiudizi e luoghi comuni, il cambio di paradigma si è effettivamente già concretizzato: non è mai venuta meno la propensione e soprattutto voglia delle imprese della regione di investire, di creare occupazione, di radicarsi sempre di più sul territorio, di sfidare disservizi e diffidenza per affermare il loro diritto a contare in modo reale nei processi di crescita e di sviluppo del territorio. Una tendenza, non un exploit visto che anche i dati aggiornati al terzo trimestre 2024 confermano che il Prodotto interno lordo si mantiene più elevato della media Italia, che l’export sempre trascinato dal farmaceutico sia pure in frenata rispetto al 2023 rimane comunque al di sopra dei dati complessivi nazionali, che l’occupazione fa altrettanto.
LE CERTEZZE
Non più segnali sporadici ma certezze che sicuramente non possono cancellare o nascondere il peso di ritardi importanti come quelli dell’occupazione o fenomeni ancora consistenti come la fuga dei giovani e dei cervelli al Nord o all’estero ma che documentano in modo chiaro ed inequivocabile cosa sta avvenendo qui e al Sud più in generale. Non va dimenticato peraltro che la chiusura, sia pure con il consueto affanno, del ciclo di programmazione 2014-20 dei Fondi strutturali europei (tutte le Regioni, Campania in testa, hanno rendicontato le spese sostenute senza rischi di disimpegno di somme non utilizzate) è un altro dato positivo. Perché non solo ha dimostrato la capacità degli enti locali, fatte salve – lo ripetiamo lungaggini a dir poco eccessive, di non arrendersi di fronte alla scarsità di personale e a competenze spesso limitate ma anche perché questa spesa si è intrecciata con quella del Pnrr. E anche qui i conti, come si dice, tornano, specie sul fronte dei Comuni. Svimez sottolinea che «al Sud spetta uno sforzo attuativo sicuramente maggiore; i Comuni rispondono bene specialmente sulla realizzazione di investimenti connessi alle infrastrutture sociali con un importo avviato pro capite maggiore rispetto al Centro-Nord. A rilento invece le infrastrutture più complesse, come quelle di trasporto, che vedono una percentuale di cantieri aperti inferiore al 20% e leggermente più elevata, per i progetti superiori ai 5 milioni di euro, al Sud (27% contro la media del 26%)». E anche per questo che si spiega come mai «oltre i tre quarti delle imprese industriali e dei servizi valutano di avere realizzato nell’anno investimenti prossimi a quelli programmati, comunque attesi su livelli più contenuti di quelli realizzati nel 2023» come si legge nell’ultimo aggiornamento di Bankitalia a proposito della Campania che prevede per il 2025 «attese di ampliamento della spesa per investimenti più diffuse tra le imprese dei servizi».
I PROTAGONISTI
La dinamica rimane positiva, insomma, nonostante il rallentamento complessivo dell’economia nazionale e soprattutto le profonde incognite che attraversano non solo il Paese ma l’Europa intera. Se ne parlerà diffusamente all’evento “Top 500” al quale è prevista la partecipazione del neoministro del Pnrr, della politica di coesione e degli Affari europei Tommaso Foti, alla sua prima uscita pubblica dalla sua nomina. Ci saranno anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, fresco di presidenza dell’Anci, e il coordinatore della Struttura di missione della Zes unica, Giosy Romano. Ma la parte del leone, come di consueto, la faranno le testimonianze delle imprese in tre tavole rotonde su turismo, investimenti ed export. Interverranno Antonio Bernardo (Ad di Piazza Italia), Anna Del Sorbo (Ad di Idal Group e fresca presidente della Piccola industria di Confindustria Campania), Roberto Barbieri (Ad di Gesac), Marina Lalli (presidente di Federturismo), Giancarlo Carriero (Ceo Partenhotels), Fulvio Citaredo (Ad di Pierrel), Luca D’Aquila (Presidente di Hitachi Rail), Mariangela Affinita (Board Member di Sapa). Per Pwc, che ha curato le classifiche delle 500 migliori aziende campane in base ai dati di bilancio 2023, interverranno Pierluigi Vitelli, Egidio Fletto e Alessandro Grandinetti.
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