Fiction tv sul re delle truffe, l’idea di una serie sull’autore di imbrogli tra lusso, Bentley, soldi, nomi fasulli e vip

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La sua è già una vita da film, ma ora potrebbe diventare una serie televisiva. Roberto Meocci, il re delle truffe, è al centro di un progetto ancora in fase embrionale. L’idea: rappresentare per il grande pubblico quello che a getto continuo la cronaca sta proponendo ormai da tempo, la serie impressionante di inganni messi a segno dal 58enne artista del bluff ai danni di facoltosi personaggi caduti in trappola. Quindi storie di lusso, soldi, alta società, sogni, apparenze, bugie. La trattativa è in corso, riservatissima, blindata, top secret.

Intanto Meocci è in carcere a Pisa dal 2022 e il cumulo di pene sembra aver totalizzato i 21 anni di reclusione, per ora, mentre i processi a carico del genio degli imbrogli, originario di Sinalunga residente ad Arezzo, ancora si susseguono. Nei giorni scorsi, per dire, ne è cominciato uno inedito, nel quale Meocci è accusato di aver spillato 200 mila euro ad un ricco signore della Valdichiana con la prospettiva di poter acquistare a buon prezzo due Ferrari dal miliardario svizzero Ernesto Bertarelli, patron del team velico Alinghi, che Meocci – anzi, l’avvocato Riccardo Lucioli, come si era presentato – sosteneva di conoscere benissimo. Con estrema abilità, quasi arte, ha simulato messaggi e telefonate del personaggio elvetico, mostrando alla vittima dell’inganno fotografie attendibili delle Ferrari.

C’erano da pagare somme, da versare bonifici per il trasferimento delle auto di lusso dall’estero all’Italia e far procedere l’affare: l’ignaro compratore ha pagato dopo che l’“avvocato” aveva conquistato la sua fiducia. Fin quando ha aperto gli occhi ed ha scoperto che era tutta una finzione: niente Ferrari, tutto inventato, soldi in fumo. In altre occasioni Meocci, qualificandosi spesso come avvocato Menarini della casa farmaceutica, ha vantato amicizie ora con l’imprenditore Lotito, ora con la Casa reale britannica, altre volte si sarebbe qualificato come figlioccio di Andreotti, amico intimo di Licio Gelli, nipote di Massimo Moratti, fidanzato di una principessa del Bahrein. Sostituzione di persona, truffa, associazione a delinquere e altri reati compongono la giungla di procedimenti penali che lo vedono già condannato o imputato.

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A difenderlo è l’avvocato storico Fabio Andreucci, con il collega Francesco Cherubini che assiste la moglie. Tra la produzione della serie tv (non è dato sapere quale sia l’operatore) e i legali di Meocci, ci sarebbero dei primi contatti, una trattativa ancora giovane ma con buoni margini di riuscita. Un accordo di reciproca soddisfazione economica, può far decollare l’idea della fiction o del film. Bocche cucite. Ma già pare di vederlo, l’attore che interpreta il Madoff della Valdichiana, come è stato ribattezzato, con abiti super eleganti, impeccabile, Rolex al polso, ristoranti esclusivi, linguaggio avvolgente, la Bentley bianca, l’autista, la compagna.

E il cliché della truffa declinato in mille varianti partendo sempre dal “piacere, Menarini” o “piacere, Lucioli”. Fase di approccio, poi la proposta di affari grazie ad agganci in alto, entrature giuste per combinare business di ogni tipo, dalla moda alle imprese funebri, dall’acquisto di gioielli a prezzi speciali, al posto di lavoro presso una super banca a Londra. Salvo poi, per le vittime, trovarsi con un pugno di mosche in mano dopo aver sganciato fior di quattrini per acquisire quote societarie, polizze oppure per oliare ingranaggi del sistema.

Meocci incassava (un’industria milionaria del raggiro), le vittime, nell’attesa di un miraggio, venivano spremute. Se adesso esiste un tesoro nascosto, frutto di tante macchinazioni, non si sa. Di certo tra le accuse esiste anche quella di evasione fiscale. Resta il fascino noir di una persona che in aula ha anche ammesso di svolgere questo “lavoro”, l’arte della truffa, agevolato spesso da vittime poco sveglie.

Gli episodi della serie tv potrebbero ripercorrere infinite situazioni: i titolari del bar di Arezzo che versano ingenti cifre all’avvocato dietro la promessa che il locale sarà acquistato da compratori asiatici; i fratelli imprenditori dell’abbigliamento abbindolati con l’illusione di poter realizzare divise per il Milan, per la compagnia aerea Ita, per una primaria banca italiana; l’imprenditrice ammaliata dall’idea di realizzare una linea cosmetica per cani con tanto di ordini certi da parte della famiglia reale britannica; la funzionaria statale e il marito illusi con la prospettiva di infilare la figlia neolaureata in un istituto di credito; la ditta di servizi funebri ingolosita con la possibilità di ricevere incarichi per funerali a go go nel periodo Covid grazie ad appoggi nelle Rsa; le commesse di lavoro in grado di restituire vitalità all’azienda in crisi. E così via.

Tanti stratagemmi diversi, truffe personalizzate dopo una attenta fase di studio della vittima, attraverso una lettura psicologica ed economica mirata. Insomma, trame diverse e intriganti calate nel mondo reale, episodi in grado di mettere assieme, in tv, il racconto di un truffatore incallito e intrigante, creativo, convincente, astuto. Implacabile anche nella fase in cui era in detenzione domiciliare ad Arezzo, per motivi di salute, e invece avrebbe dovuto starsene chiotto a casa. E’ nei guai anche per aver confuso le idee pure alla giustizia, allo Stato, con carte fasulle.

Il tema dell’inganno, nato con l’uomo e rappresentato dall’antichità, ha un suo fascino, ed è stato raccontato al cinema mille volte, da film come Confidence, American Hustle, il Genio della truffa, Bowfinger, Prova a prendermi, lo stesso La Stangata ed altri. Se le telecamere sulla rocambolesca carriera di Roberto Meocci si accenderanno davvero, lo vedremo. Intanto va anche detto che nel carcere di Pisa dove si trova, è nella sezione clinica, per seri motivi di salute realmente accertati.



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