Romania, annullati i risultati del primo turno di presidenziali: cancellato il turno di ballottaggio in programma per domenica 8 dicembre
DALLA NOSTRA INVIATA
BUCAREST – Tacciono le strade di Bucarest la sera del nuovo clamoroso colpo di scena della maratona politica rumena. A due giorni dal ballottaggio per le presidenziali, è arrivato lo stop della Corte costituzionale: il voto di fine novembre, vinto dal sovranista Calin Georgescu, è annullato. Quindi domani seggi chiusi, tutto da rifare.
Tra i sospetti di interferenze russe, i giudici hanno deciso di cancellare «in base all’articolo 146, lettera f della Costituzione l’intero processo elettorale per la selezione del futuro presidente della Romania» per «garantire la validità e la legalità» spiega la Corte in un comunicato.
Una decisione inaspettata e senza precedenti, arrivata dopo che documenti dell’intelligence rumena resi noti questa settimana hanno indicato che Mosca ha coordinato attacchi ibridi per minare le elezioni dell’ex Paese sovietico poi entrato nell’Ue e nella Nato. «Una decisione definitiva, inappellabile» ha chiarito la Corte.
Ma Georgescu ha annunciato che farà ricorso: «Ovviamente andremo in Alta Corte. Conosciamo la posizione della Corte, se su 19 milioni decidono 9 persone, è già chiaro. Il popolo rumeno è sovrano e rimarrà sovrano, non potranno fermarmi e non potranno fermare il popolo romeno». Parla di «colpo di Stato» George Simion, leader del partito di ultradestra Aur: «Nove giudici nominati politicamente hanno deciso di annullare la volontà dei romeni, temendo che un candidato esterno al sistema avesse tutte le possibilità di diventare presidente della Romania». Simion ha però anche rivolto ai suoi sostenitori un appello alla calma, a «non agire con violenza»: questo «abuso deve essere punito democraticamente», ha detto.
Ma di affronto alla democrazia parla anche la candidata centrista Elena Lasconi, giunta al ballottaggio per una manciata di voti davanti al premier Marcel Ciolacu e che vede così sfumare una possibile vittoria: non è detto infatti che la ripetizione del voto le garantisca un esito analogo. Lasconi ha definito questo dietrofront «illegale»: «Non si tratta di me. L’economia sta crollando, distruggete la democrazia, portate il Paese all’anarchia» ha inveito.
Di parere diametralmente opposto Ciolacu: «La decisione della Corte costituzionale è l’unica soluzione corretta dopo la declassificazione dei documenti del Consiglio supremo di Difesa, che dimostrano l’intervento della Russia sul voto» ha scritto su Facebook il capo del governo, aggiungendo che ora le indagini devono dimostrare chi è colpevole del tentativo di influenzare massicciamente l’esito delle elezioni presidenziali.
Il presidente uscente, l’europeista Klaus Iohannis, ha già annunciato che rimarrà in carica fino a quando non verrà eletto il suo successore, aggiungendo a beneficio degli «investitori, dell’Ue e della Nato» che la Romania rimane «un Paese stabile e solido». Iohannis ha giustificato così il tempismo della decisione: ha riferito di aver ricevuto segnalazioni dai servizi segreti di possibili interferenze già subito dopo il voto, e di aver ordinato un’approfondita verifica; l’esito è stato che nei due giorni di silenzio elettorale «un candidato (Georgescu, ndr) ha beneficiato illegalmente di una promozione massiccia» in violazione della legge elettorale.
Ora è tutto da rifare, senza però avere certezze sulle date, in un contesto in cui il governo è alla fine del suo mandato, il nuovo esecutivo non si è ancora formato dopo le elezioni legislative di domenica scorsa. Come se non bastasse, il leader del piccolo partito nazionalista Drept ha chiesto ieri l’annullamento anche delle elezioni parlamentari sostenendo che «anche tale consultazione potrebbe essere stata influenzata da ingerenze straniere».
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