“pronti a fare la nostra parte, accanto alle persone”

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Sono 12 i nuovi infermieri laureati presso la sede cremasca dell’università degli studi di Milano. Alcuni di loro hanno già firmato il contratto presso l’Asst di Crema. Come spiega il direttore generale Alessandro Cominelli, “siamo felici che i giovani studenti che in questi anni si sono formati a Crema, frequentando i tirocini presso il nostro ospedale, abbiano scelto di lavorare per prendersi cura dei cittadini del nostro territorio”. L’obiettivo della direzione strategica è quello di rispondere alla carenza di personale, investendo sulle nuove leve: “siamo certi che in un ospedale a misura, come è quello di Crema, i giovani professionisti sapranno formarsi e al tempo stesso coltivare quelle competenze relazionali fondamentali nello svolgimento della professione infermieristica. Sapranno fare la differenza”. L’emissione di avvisi a tempo determinato e bandi di concorso è costante: “il lavoro fatto in questo primo anno di mandato – conclude Cominelli – ha inteso rafforzare il legame con gli istituti scolastici proponendo un percorso di orientamento agli studenti delle scuole superiori e ha fortemente voluto valorizzare l’apporto della sede cremasca del nostro corso di laurea”. L’esito? “La possibilità che buona parte degli iscritti varchino le porte del nostro ospedale da professionisti”.

 

Aspettative soddisfatte
Da un lato, in controtendenza al dato nazionale che ha visto un calo delle iscrizioni ai corsi di laurea delle professioni sanitarie, a Crema i numeri dei nuovi iscritti sono rimasti costanti. Dall’altro, diversi neolaureati manifestano il desiderio di iniziare la carriera proprio a Crema. “Abito a Casalpusterlengo, ma desidero iniziare la mia carriera proprio qui, dove ho studiato per fare il lavoro che amo”. La voce è quella di Nausicaa Ferrari, una delle 12 neolaureate durante l’ultima sessione di laurea di novembre. Con lei anche Giulia Adamanti, Alessia Dendena, Harpreet Kaur Dhillon, Maria Diaco, Elisa Grazioli, Aurora Lorini, Giulia Martinelli, Chiara Marziali, Vittorio Uggè, Giulia Silvana Venturini, Elisa Di Grigoli. Tre di loro, Dendena, Grazioli e Uggè, si sono laureati con il massimo dei voti e la lode. Diversi gli argomenti trattati nelle tesi: dalla sanità digitale, all’applicazione dell’intelligenza artificiale, passando per la gestione dell’aggressività e la presa in carico in pronto soccorso, le conoscenze degli infermieri e dei medici sulla donazione a cuore non battente fino ad un’indagine storica sul ruolo dell’infermiere nel manicomio di santa Maria. “Quel che si può dire – spiega Giulia Venturini che si è occupata di analizzare il ruolo dell’infermiere nel tempo – è che nel passato, valutata la necessità di contenzione delle persone con patologie psichiatriche come infermieri venivano assunti i muratori. Nel manicomio di santa Maria si avvertiva già un’attenzione diversa alle esigenze di questi pazienti. Oggi nell’area della salute mentale l’infermiere è un professionista fondamentale, in particolare in grado di esercitare importanti componenti relazionali che sono parte della cura”.

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Il ruolo dell’infermiere

Bastano queste poche parole per comprendere come il ruolo dell’infermiere sia notevolmente cambiato nel tempo. Non è più un mero esecutore di prestazioni, è un progettista dell’assistenza, in grado di operare in diversi setting di cura. La tesi di Dhillon si è occupata di indagare la qualità percepita delle cure ricevute in ambito domiciliare. Elisa Grazioli ha, invece, trattato la qualità di vita dei genitori di bambini e ragazzi con disturbo dello spettro autistico. “Ne è emerso che l’infermiere può giocare un ruolo importante anche nella fase di orientamento ai servizi e di supporto ai caregiver. E’ un professionista che può operare anche sul territorio, divenendo un punto di riferimento per le comunità”. Tra gli ambiti di intervento anche “quello della prevenzione e dell’educazione a corretti stili di vita”: ne ha parlato Aurora Lorini nella sua tesi dal titolo Linee guida 2020 sull’attività fisica: dalla teoria alla pratica, una revisione narrativa. Per questi giovani, l’obiettivo è comune: “siamo pronti a prenderci cura”. C’è chi ha una forte propensione a “stare in prima linea, in area critica, per avere un ruolo più incisivo”, chi vuole “continuare a studiare, senza rinunciare all’opportunità di fare esperienza sul campo, accanto alle persone”. Tutti desiderano “assistere, sostenere, prenderci cura: è il nostro lavoro e siamo pronti a farlo al meglio”.





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