Sepem Industries: i casi DarkWave Thermo, Sdt Italia e Senec Italia spiegati dai protagonisti

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La manifattura italiana si trova a fare i conti con un limite strutturale “storico” che rischia di comprometterne la competitività internazionale: l’eccessiva frammentazione del tessuto industriale. L’assoluta predominanza di piccole e medie imprese, spesso operanti in modo isolato, ha sempre gravato sul Belpaese; ma oggi si tratta di affrontare la concorrenza delle grandi economie, come quella cinese, che si avvalgono di filiere strutturate e sostenute da politiche industriali coordinate. Cosa si può fare?  La soluzione risiede nella capacità di creare filiere integrate e interconnesse, sfruttando le opportunità offerte dalle tecnologie avanzate. L’intelligenza artificiale e la blockchain in particolare, si rivelano strumenti chiave per superare le barriere tra Pmi e grandi imprese, favorendo la creazione di un ecosistema produttivo più coordinato ed efficiente. Come? L’IA, con la sua capacità di analizzare enormi quantità di dati in tempo reale, consente di prevedere la domanda, ottimizzare la produzione e migliorare la logistica, creando un sistema più efficiente e flessibile. Allo stesso tempo, la blockchain garantisce trasparenza e fiducia lungo tutta la filiera, certificando ogni transazione e tracciando l’origine e la qualità dei prodotti.

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L’intelligenza artificiale e la blockchain non sono però le uniche tecnologie in grado di trasformare il tessuto produttivo. Le esperienze di aziende come DarkWave Thermo, Sdt Italia e Senec Italia dimostrano che soluzioni innovative, dai sistemi di monitoraggio alle tecnologie predittive e alla gestione intelligente dell’energia, giocano un ruolo altrettanto cruciale.

Tutto ciò è emerso nel corso della tavola rotonda “Nuove tecnologie, elettronica, tematiche digitali ed energie rinnovabili al servizio delle Pmi industriali nel 2025: novità e storie di impresa”, moderata dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone e tenutasi nel contesto di Sepem Industries Torino, fiera della manifattura organizzata da GL Events Exhibitions Italia, filiale nel BelPaese di GL Events Exhibitions Industrie – a sua volta divisione del gruppo francese GL Events. Sono intervenuti Fulvio Mangia, creative sales engineering di DarkWave Thermo; Andrea Porto, area manager Nord Ovest di Senec Italia; Mauro Viganò, area manager Italia di Sdt Italia; e Flavio Tonelli, docente al dipartimento di ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti dell’Università di Genova.

Le filiere italiane come sistema competitivo per affrontare la sfida globale e cinese in particolare

Flavio Tonelli, docente al dipartimento di ingegneria meccanica, energetica, gestionale e dei trasporti dell’Università di Genova.

Per Flavio Tonelli la competizione globale, in particolare quella proveniente dalla Cina, rappresenta una sfida senza precedenti per le filiere industriali italiane. Per il docente il programma Made in China 2025, lanciato ormai oltre un decennio fa, sta già mostrando i suoi effetti, con la Cina che non solo ha aumentato la quantità dei suoi prodotti, ma ne ha anche migliorato la qualità: «non stiamo più parlando di prodotti a basso costo e di qualità discutibile. La Cina è arrivata con una sovrapproduzione tecnologicamente avanzata e con standard elevatissimi. Questo rappresenta una minaccia concreta per il Made in Italy, che rischia di essere soppiantato se non ci adattiamo rapidamente».

Le Pmi, che rappresentano il 99% del tessuto produttivo italiano, hanno storicamente fatto affidamento su tre fattori principali: flessibilità, creatività e qualità artigianale. Tuttavia, in un mercato sempre più globale e digitalizzato, questi vantaggi tradizionali potrebbero non bastare. Per Flavio Tonelli «le Pmi italiane sono vulnerabili perché operano spesso in isolamento, senza una strategia coordinata o accesso alle risorse necessarie per competere con economie di scala più grandi».

Come si accennava, però, l’Italia ha una carta vincente: la sua capacità di innovare e personalizzare i prodotti, unita alla tradizione e alla qualità del Made in Italy. Per Flavio Tonelli «se le nostre Pmi riescono a connettersi alle grandi imprese e a integrarsi in filiere strutturate, possono trasformare la loro agilità e creatività in vantaggi competitivi».

Fulvio Mangia sottolinea: «per competere a livello globale, le Pmi non possono agire da sole. Devono fare sistema, condividere risorse e dati per generare valore collettivo lungo tutta la filiera». Mauro Viganò aggiunge: «La collaborazione tra Pmi e grandi imprese è essenziale. La tecnologia può fare la differenza, ma è la capacità di lavorare insieme che permette di affrontare sfide così complesse». Andrea Porto ribadisce: «Una filiera strutturata consente di ottimizzare i costi e migliorare la sostenibilità, aspetti che diventano sempre più rilevanti nel mercato internazionale».

IA e blockchain: le due tecnologie più importanti per connettere e rafforzare le filiere italiane

Blockchain Users
La blockchain è una tecnologia essenziale per certificare ogni fase del processo produttivo, dal fornitore iniziale fino al cliente finale». È uno strumento particolarmente importante per il Made in Italy, che basa la sua forza sulla qualità e sull’autenticità.

Si diceva del ruolo fondamentale dell’AI. Attraverso Flavio Tonelli «l’intelligenza artificiale non è solo una tecnologia per l’analisi dei dati: è un collante che può tenere insieme tutte le imprese di una filiera, ottimizzando i processi e migliorando la comunicazione». Come si accennava, grazie all’IA, le aziende possono condividere informazioni in tempo reale, sincronizzare le operazioni e identificare con precisione i colli di bottiglia nella produzione. Questa capacità di integrazione consente di superare le tradizionali barriere tra Pmi e grandi imprese, creando un ecosistema industriale coeso in cui ogni attore contribuisce al successo complessivo della filiera. «Con l’IA, possiamo trasformare la frammentazione della nostra struttura industriale in un vantaggio, rendendo la filiera più efficiente e competitiva».

Ma questo esattamente come può accadere? Un esempio concreto riguarda la pianificazione della produzione. Se una Pmi fornisce componenti a una grande impresa, l’IA può analizzare i dati relativi alla domanda, alla logistica e alle tempistiche produttive, garantendo che i materiali arrivino esattamente quando servono, riducendo sprechi e ritardi. Questo tipo di coordinamento è fondamentale per competere nei mercati globali, dove l’efficienza e la puntualità sono decisive.

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Come si diceva, la blockchain svolge un ruolo altrettanto strategico, in quanto garantisce trasparenza e fiducia lungo tutta la filiera. Per Tonelli «la blockchain è una tecnologia essenziale per certificare ogni fase del processo produttivo, dal fornitore iniziale fino al cliente finale». È uno strumento particolarmente importante per il Made in Italy, che basa la sua forza sulla qualità e sull’autenticità. In un contesto internazionale dove la contraffazione è una minaccia sempre presente, poter dimostrare in modo sicuro e tracciabile l’origine e la qualità dei prodotti rappresenta un vantaggio competitivo cruciale.

Un esempio? Per Tonelli, è quello di un’azienda di scarpe di lusso: «grazie alla blockchain, questa azienda può certificare che ogni componente, dalla pelle al packaging, proviene da fornitori qualificati. Non solo protegge il marchio, ma aumenta il valore percepito dal cliente».

Secondo Tonelli, il vero potenziale emerge quando IA e blockchain vengono utilizzate in modo sinergico. «L’IA fornisce l’analisi e l’ottimizzazione dei dati, mentre la blockchain garantisce che questi dati siano tracciabili e immutabili. Questa combinazione è ciò che rende le filiere moderne davvero intelligenti». Grazie a questa interazione, le aziende possono non solo migliorare l’efficienza interna, ma anche creare un sistema di collaborazione fluido e trasparente tra tutti gli attori della filiera. Con l’IA è possibile prevedere la domanda, ottimizzare l’offerta e personalizzare le operazioni, mentre la blockchain certifica ogni passaggio, rafforzando la fiducia tra i diversi partner.

Un esempio concreto di questa sinergia può essere trovato nell’ottimizzazione della logistica. Attraverso l’IA, un’azienda può prevedere i volumi di spedizione e coordinare le tempistiche in base alla domanda, mentre la blockchain assicura che ogni transazione logistica – dal carico delle merci alla consegna finale – sia registrata in modo trasparente e sicuro. Questo non solo migliora la coordinazione, ma riduce gli errori, i costi e i ritardi.

«L’adozione simultanea di IA e blockchain permette di costruire una filiera interconnessa, dove ogni nodo – dal fornitore al cliente finale – è parte di un sistema che funziona come un unico organismo», afferma Flavio Tonelli. In questo modello, non si parla più di aziende isolate, ma di reti collaborative in cui l’innovazione tecnologica diventa il motore della competitività globale.

Così, per Il docente si può prospettare una visione ambiziosa per il futuro delle filiere italiane. L’AI e la blockchain non sono semplicemente strumenti operativi, ma veri e propri abilitatori di un nuovo modello industriale, in cui Pmi e grandi imprese lavorano insieme come un’unica entità coesa. «Se vogliamo che le filiere italiane competano a livello globale, dobbiamo adottare queste tecnologie come parte integrante del nostro sistema produttivo. Solo così potremo trasformare la nostra frammentazione in un punto di forza e affrontare le sfide del mercato internazionale con un sistema integrato, innovativo e trasparente».

Esempi concreti di tecnologie innovative al centro delle filiere industriali italiane e del loro sviluppo competitivo

DarkWave Thermo: diagnostica industriale avanzata e tecnologie avanzate per ottimizzare le filiere produttive

Fulvio Mangia, creative sales engineering di DarkWave Thermo. L’azienda ha adottato l’edge computing, che consente di elaborare i dati direttamente nei dispositivi sul campo, riducendo i tempi di analisi e aumentando la reattività.

DarkWave Thermo, con sede a Brescia, rappresenta un’eccellenza nell’ambito della diagnostica per l’industria. Fondata nel 2009, l’azienda è specializzata in termografia avanzata, analisi delle vibrazioni e nuove tecnologie come il Motion Amplification. Questa tecnica innovativa utilizza telecamere ad altissima velocità (in grado di realizzare 29mila immagini al secondo) per rilevare vibrazioni e movimenti impercettibili, consentendo di analizzare in modo dettagliato lo stato di salute delle macchine.

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L’obiettivo di DarkWave Thermo è offrire alle aziende strumenti per identificare precocemente i problemi,  prevenire guasti e ottimizzare le performance operative. Per Fulvio Mangia «la nostra missione è aiutare le imprese a comprendere meglio le condizioni dei loro macchinari e a prendere decisioni informate basate su dati oggettivi. Grazie al Motion Amplification, possiamo trasformare vibrazioni invisibili in immagini visibili, permettendo di individuare anomalie che altrimenti resterebbero nascoste».

DarkWave Thermo opera al centro di un’ampia rete di filiere industriali, contribuendo alla connessione tra Pmi e grandi imprese attraverso la fornitura di dati critici sullo stato delle apparecchiature. Questa integrazione è resa possibile dall’uso combinato di tecnologie digitali avanzate e sistemi di monitoraggio che favoriscono il dialogo tra i diversi attori della filiera. Per Fulvio Mangia «non si tratta solo di risolvere problemi, ma di generare valore per tutte le aziende che collaborano in una stessa filiera».

Il Motion Amplification di DarkWave Thermo utilizza telecamere ad altissima velocità (in grado di realizzare 29mila immagini al secondo) per rilevare vibrazioni e movimenti impercettibili, consentendo di analizzare in modo dettagliato lo stato di salute delle macchine.

L’azienda, inoltre, ha adottato l’edge computing, che consente di elaborare i dati direttamente nei dispositivi sul campo, riducendo i tempi di analisi e aumentando la reattività. Questo approccio è particolarmente rilevante per la competitività delle filiere italiane, dove la tempestività delle informazioni può fare la differenza tra successo e fallimento in un mercato globale sempre più competitivo.

Sdt Italia: Tecnologie a ultrasuoni per una manutenzione predittiva efficace e integrata nelle filiere produttive

Mauro Viganò, area manager Italia di Sdt Italia.

Sdt Italia, con sede ad Agrate Brianza, è la filiale italiana di Sdt International, realtà globale nel campo della manutenzione predittiva e fondata nel 1975 a Bruxelles da Joseph-Henri Degraeve. L’azienda utilizza tecnologie a ultrasuoni per monitorare lo stato di salute degli impianti industriali, consentendo di rilevare anomalie con largo anticipo rispetto ai metodi tradizionali. I suoi strumenti permettono di individuare perdite nei sistemi ad aria compressa, problemi nei circuiti elettrici e necessità di lubrificazione nei cuscinetti.

Per Mauro Viganò «Sdt lavora per rendere le aziende più efficienti e competitive, fornendo loro strumenti che anticipano i problemi prima che diventino guasti costosi. Grazie ai nostri dispositivi, i nostri clienti possono intervenire in modo mirato, evitando fermi impianto e riducendo i costi operativi».

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In termini di rapporto con le filiere produttive, le soluzioni di Sdt creano una connessione diretta tra i diversi attori del processo produttivo. L’uso della tecnologia a ultrasuoni consente di raccogliere dati in tempo reale e di condividere queste informazioni lungo tutta la catena del valore, migliorando il coordinamento e la collaborazione.

Un esempio pratico è l’applicazione della tecnologia Sdt nel monitoraggio remoto. Questo sistema permette alle aziende di tenere sotto controllo gli impianti situati in località difficilmente accessibili, come parchi eolici o infrastrutture offshore. «Stiamo trasformando il modo in cui le aziende gestiscono le loro risorse, passando da una manutenzione reattiva a una manutenzione predittiva e proattiva», aggiunge Mauro Viganò. «È un cambiamento che aumenta la competitività delle imprese italiane, ma richiede anche una cultura aziendale pronta a innovare e collaborare».

Senec Italia: sistemi di accumulo energetico e soluzioni integrate per filiere industriali sostenibili

Andrea Porto, area manager Nord Ovest di Senec Italia. Secondo Porto, il futuro non è solo nella produzione di energia rinnovabile, ma nella sua gestione intelligente.

Senec Italia, con sedi a Bari e Milano, è la filiale italiana di Senec, azienda tedesca leader nello sviluppo di sistemi di accumulo energetico a sua volta di proprietà di EnBW Energie Baden-Wüttermberg che, guidato dal Ceo Georg Nikolaus Stamatelopoulos, è uno dei maggiori fornitori di energia in Germania, con 5,5 milioni di clienti ed un fatturato 2023 di 44,4 miliardi di euro. Senec è nota per soluzioni che integrano pannelli fotovoltaici, energy storage system e servizi digitali per massimizzare l’autosufficienza energetica di famiglie e imprese.

«Il nostro obiettivo è aiutare le aziende clienti a ridurre la loro dipendenza dalla rete elettrica, sfruttando al massimo l’energia prodotta localmente», afferma Andrea Porto. «Grazie ai nostri sistemi di accumulo, l’energia generata durante il giorno può essere utilizzata anche di notte, garantendo un’autonomia energetica senza precedenti».

Senec Italia, guidata dall’amministratore delegato Vito Zongoli, si inserisce in modo strategico nelle filiere industriali e commerciali, offrendo soluzioni personalizzate per le imprese che vogliono ridurre i costi energetici e migliorare la sostenibilità. L’azienda propone, oltre alla vendita dei suoi sistemi, modelli di noleggio operativo e contratti di acquisto energetico (Power Purchase Agreement), che consentono alle imprese di accedere a tecnologie innovative senza dover sostenere immediatamente il costo dell’investimento.

Il rapporto di Senec Italia con le filiere del Belpaese non si limita all’aspetto energetico. L’azienda contribuisce a creare ecosistemi collaborativi tra produttori, installatori e clienti finali, favorendo una transizione energetica che coinvolge tutti gli attori della catena del valore. Per Andrea Porto «il futuro non è solo nella produzione di energia rinnovabile, ma nella sua gestione intelligente. Stiamo costruendo un sistema in cui ogni azienda può diventare parte attiva di una rete energetica sostenibile, contribuendo al benessere economico e ambientale del territorio».

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