CIA – Agricoltori Italiani – Cia Piemonte: riconoscere ruolo sociale a settore primario. Senza agricoltura non c’è futuro

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“Qualcuno si è mai chiesto cosa accadrebbe se gli agricoltori smettessero in massa di lavorare?”. Con questa domanda provocatoria il presidente regionale di Cia-Agricoltori Italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, ha aperto il convegno “Il valore dell’agricoltura nel contesto socio-economico regionale”, promosso dalla stessa Organizzazione e svoltosi questa mattina al Toolbox di Torino, con al centro le relazioni del responsabile del settore Agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini e del direttore di Ires Piemonte, Stefano Aimone.

Analisi che hanno alimentato il dibattito al quale hanno partecipato numerosi agricoltori e operatori del settore, con l’intervento degli assessori regionali all’Agricoltura Paolo Bongioanni e all’Ambiente Matteo Marnati e le conclusioni del presidente nazionale di Cia Agricoltori italiani, Cristiano Fini.

“C’è un valore dell’agricoltura -ha detto Carenini-, che va ben oltre a quello della produzione. Pensiamo al ruolo svolto dalle piccole e medie imprese agricole nella manutenzione delle aree marginali, all’equilibrio che il settore primario garantisce nell’utilizzo delle risorse, a cominciare dalla rigenerazione dell’ossigeno nell’atmosfera e dei reflui zootecnici. L’agricoltura oggi è in crisi, perché i prezzi dei suoi prodotti sono troppo bassi. Va riconosciuto il valore del servizio sociale che solo l’agricoltore può svolgere sul territorio, altrimenti le aziende chiudono. I giovani devono poter investire sul loro futuro, gli agricoltori meritano gli stessi diritti degli altri nell’accesso ai servizi sul territorio. Non c’è futuro senza agricoltura”.

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Nello specifico, l’illustrazione dello scenario del settore agroalimentare piemontese, tra competitività, scenari evolutivi e sfide future è stata affidata al ricercatore Pantini: “In Europa -ha spiegato Pantini-, l’Italia è la terza “potenza” agricola e alimentare, nonché quasi la prima per valore aggiunto agricolo. Nel contesto italiano, il Piemonte e la Valle d’Aosta sono tra le regioni top per valore della produzione agricola e dell’industria food & beverage, con un’incidenza socio-economica superiore alla media nazionale. In Italia, come in Piemonte e Valle d’Aosta, il valore aggiunto è cresciuto nell’industria alimentare più della media nazionale, ma è invece calato nell’agricoltura, con l’eccezione dei comparti del vino e del latte, che hanno sostenuto l’agricoltura regionale, insieme alla  multifunzionalità delle aziende agricole, altra caratteristica distintiva del comparto primario piemontese e valdostano”.

Il calo, come ha argomentato Pantini, non si è limitato alla produzione, ma ha toccato soprattutto la stessa struttura produttiva agricola, anche a causa dell’inflazione e del rallentamento economico che hanno ridotto la capacità di spesa dei consumatori, così come, in prospettiva, l’invecchiamento della popolazione porterà ad un ulteriore calo dei consumi alimentari domestici.

“Questo implica -ha concluso Pantini- che, per mantenere le stesse produzioni, dovremo esportare di più, cercando nuovi mercati, come peraltro negli ultimi cinque anni sta già avvenendo, con l’export regionale che è sensibilmente cresciuto, soprattutto quello dal Piemonte. Una strada che, però, viste le dimensioni delle imprese e gli ostacoli al commercio, non è così facile da percorrere”.

Del legame tra assetto socioeconomico, agricoltura, e politiche nei diversi territori del Piemonte (aree urbane e periurbane, aree di pianura ad agricoltura intensiva, aree collinari dell’enogastronomia e aree montane e di alta collina) ha parlato Stefano Aimone, mettendo in rilievo come i fattori esogeni e locali portino a percorsi molto divergenti tra le diverse aree: “Un ruolo essenziale per il futuro delle aree rurali -ha detto Aimone- spetta alla Pac (con tutti i suoi limiti), sia per gli effetti diretti sull’agricoltura, sia per il suo contributo allo sviluppo locale, così come anche le politiche ambientali, urbanistiche, di welfare, dei servizi, hanno importanti riflessi sul settore primario. Gli strumenti di intervento sono molti, oggi anche le risorse, ma abbiamo assistito a attuazioni carenti e incomplete (ad esempio Snai, Piano Bul), per cui è molto importante dare coerenza e continuità alle azioni di sostegno strategico, evitando dispersioni”.

L’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Bongioanni, ha definito “costruttive” le sollecitazioni venute dal convegno, sottolineando come sia fondamentale “saper intercettare le dinamiche del mercato per poterlo anticipare”.

“In Regione Piemonte -ha rilanciato l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati-, l’agricoltura non ha nemici. Sappiamo come l’Unione europea abbia imposto a chi produce limitazioni importanti, come Regione abbiamo appena approvato la delibera che elimina l’obbligo di copertura delle vasche di stoccaggio dei reflui degli allevamenti, andando così incontro alle esigenze del settore agricolo. Stiamo lavorando per coniugare innovazione e tradizione, tutelando la nostra identità in un contesto internazionale. E in questo panorama il dialogo con le associazioni agricole deve essere costante e costruttivo”.

In chiusura, il presidente nazionale di Cia Agricoltori italiani, Cristiano Fini, ha riepilogato i principali fronti di impegno dell’Organizzazione in Italia e in Europa, dalla defiscalizzazione delle aree interne (“è una priorità”), alla valorizzazione dell’agricoltura familiare (“garantisce l’ecostenibilità”), dall’equa distribuzione delle risorse lungo la catena del valore (“inammissibile che su 100 euro di spesa per prodotti alimentari trasformati, all’agricoltore rimanga un utile di appena un euro e mezzo”), ai fondi per la transizione ecologica (“devono essere slegati dalla Pac”), dalla politica europea sul cambiamento climatico (“agli agricoltori non sono stati dati gli strumenti per agire sull’adattamento al clima”), all’utilizzo delle risorse naturali (“non solo l’acqua, ma anche il suolo è fondamentale per migliorare la fertilità e il drenaggio della terra”).

Il light lunch finale allestito dagli allievi dell’Istituto alberghiero Colombatto di Torino ha offerto una dimostrazione pratica del valore dell’agricoltura, dal campo alla tavola, presentando anche una nuova birra autoprodotta dallo stesso Istituto.

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