CRISI IMPRENDITORIALE NELLE MARCHE: UN TESSUTO ECONOMICO E SOCIALE A RISCHIO

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Il declino imprenditoriale che sta colpendo le Marche assume connotati drammatici. Massimiliano Moriconi commenta i dati della Camera di Commercio: “La nostra regione è ormai da 25 mesi consecutivi ultima in Italia per saldo negativo mensile del numero di imprese, un dato che testimonia una crisi specifica, unica e in controtendenza nazionale”. Mentre il resto del Paese registra in molti casi una crescita, una stabilitào al massimo un leggero calo nel numero delle imprese, le Marche continuano a perdere attività con picchi anche di -5,7% (dato mensile di maggio 2024). “Siamo preoccupati perché le conseguenze potrebbero essere devastanti per il tessuto economico e sociale.

I dati della regione. Dal 31/10/2021 al 31/10/2024 (ultimo dato disponibile), il numero di imprese attive nelle Marche è passato da 146.385 a 131.604, con una perdita del 10,1%, pari a 14.781 unità​. Una contrazione 5 volte maggiore del dato nazionale che nello stesso periodo non supera i 2 punti percentuali​.

Tra le imprese cessate, i settori più colpiti nella regione sono il commercio (-15,9% Marche, -6,5% Italia), il manifatturiero (-12,2%Marche, -6,1% Italia) e le costruzioni (-10,9% Marche, +0,1% Italia)​.

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Negli ultimi tre anni – precisa il Direttore Moriconi – nella nostraregione hanno cessato l’attività 43.282 imprese, con una media di 1.202 cessazioni al mese, 40 al giorno. In pratica, nelle Marche, ogni 36 minuti e 27 secondi chiude un’impresa, un dato che non ha eguali nel resto del Paese​.

I dati della provincia di Macerata. Nell’ultimo anno (dal 31/10/23 al 31/10/24) è stata la provincia di Ascoli Piceno la più colpita per calo delle imprese attive, seguita da Pesaro e Ancona. La provincia di Macerata, e in parte quella di Fermo, hanno invece vissuto il periodo peggiore tra il 2021 e il 2022. “Oggi la nostra provincia – specifica il Direttore CNA Macerata – continua a perdere imprese ma con numeri più contenuti rispetto alle altre province marchigiane. Restano però numeri significativi nelle medie triennali, dove il numero di imprese attive in provincia è sceso da 34.062 a 30.804 (-9,6%) tra il 2021 e il 2024, con flessioni particolarmente marcate nel commercio (-15,7%), nel manifatturiero (-10,8%) e nelle costruzioni (-12,5%)​”.

Moriconi dà un dato sintetico: “Ogni giorno nella nostra provincia, chiudono mediamente 8,4 imprese, ovvero una ogni due ore e tre quarticirca. Questo non rappresenta solo un dato economico, ma un dramma umano; ogni chiusura, infatti, porta con sé il sacrificio di generazioni e mette in ginocchio famiglie e comunità.

Gli scenari che sembrano adombrarsi all’orizzonte non sono di certo rassicuranti: “Le crisi industriali in corso dalla Beko europe allaFedrigoni, da quella del distretto della Moda alla Moncaro – sottolinea Moriconi – con l’enorme indotto di piccole e piccolissime imprese che ciascuna di queste industrie si porta dietro, preannunciano un futuro veramente preoccupante. La chiusura o la riorganizzazione di queste realtà colpirà pesantemente le micro realtà produttive dell’indotto, portando a nuove chiusure e disoccupazione”.

Moriconi lancia un forte appello alla Regione:Le Marche stanno vivendo una crisi senza precedenti. Non possiamo accettare che ogni chiusura venga vista come un normale fenomeno di trasformazione economica. Dobbiamo essere consapevoli del dramma che ciascuna crisi si porta dietro. Una impresa che chiude coincide spesso con una catastrofe familiare, la perdita di anni di sacrifici e il crollo di intere filiere locali. La Regione e il governo nazionale devono intervenire immediatamente con misure straordinarie.

L’Associazione di categoria mette sul tavolo alcune proposte concrete:

Incentivi agli investimenti per favorire la crescita nei settori strategici e tradizionali, come il manifatturiero, le costruzioni e il commercio.

Maggiore liquidità per sostenere le imprese in difficoltà, soprattutto quelle colpite dalle crisi industriali.

Finanziamenti e agevolazioni

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Gestione delle crisi industriali con piani specifici per salvaguardare l’occupazione e le realtà dell’indotto.

Sostegno alle piccole imprese per affrontare le sfide della transizione tecnologica, della digitalizzazione e del mercato globale.

La ripresa è ancora possibile, ma richiede interventi coraggiosi e una visione strategica che metta al centro la salvaguardia delle piccole e medie imprese, vero cuore pulsante dell’economia marchigiana. Non possiamo permettere che il declino delle Marche diventi irreversibile. Ogni chiusura non è solo una perdita economica, ma una ferita sociale. È il momento di agire con coraggio per salvare il nostro tessuto produttivo”, conclude Moriconi.






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