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L’economia dell’innovazione, che comprende un vasto campo di startup e scaleup, ha raggiunto un valore globale di quasi 4 trilioni di dollari. Questo capitale è rappresentato dalle oltre 90.000 scaleup attive a livello mondiale, ma la distribuzione non è uniforme. I dati riportati nel report di Mind the Bridge, presentato recentemente a Parigi, evidenziano come un notevole 43% di queste scaleup si trovi in Nord America, mentre solo il 21% è localizzato in Europa, indicando una marcata disparità nella crescita e nell’allocazione delle risorse.

In termini di investimenti, il divario è ancor più evidente, con una ripartizione del 48% degli investimenti concentrata in Nord America, il 32% in Asia e nel Pacifico e solo il 14% in Europa. Questa situazione porta a una considerazione importante: molte scaleup europee si trovano in condizioni di sottocapitalizzazione, il che limita il loro potenziale di crescita e innovazione.

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Gli ecosistemi di innovazione che si sono sviluppati in queste regioni non solo rappresentano un’importante fonte di sviluppo economico, ma anche competizioni critiche a livello globale, gettando luce sulle sfide e le opportunità che ogni parte del mondo deve affrontare per sostenere l’innovazione. La continua evoluzione di queste aree geografiche definisce sempre più chi sono i leader nel panorama imprenditoriale internazionale, lasciando dietro di sé le regioni che non riescono a tenere il passo.

Concentrazione delle scaleup globali

Nel panorama globale dell’innovazione, l’accumulazione di conoscenza e capitale è diventata sempre più evidente, concentrandosi non solo in nazioni specifiche, ma in particolari città e regioni. Secondo un’analisi condotta da Mind the Bridge, è emerso che, in media, oltre il 67% delle scaleup in Europa e il 75% del capitale sono localizzati in una o due città per nazione. Questo fenomeno mette in luce una disparità significativa rispetto alla distribuzione del PIL e della popolazione, dove queste aree urbane contribuiscono mediamente al 34% del PIL nazionale, pur rappresentando solo il 14%%> della popolazione.

Post pandemia, la concentrazione non ha mostrato segni di attenuazione. Ad esempio, in Francia, la capitale Parigi ospita il 65% delle scaleup, mentre nel Regno Unito la percentuale sale al 68% nell’area di Londra, comprendendo anche Oxford e Cambridge. Questi modelli di concentrazione si osservano anche in altre nazioni: San Paolo in Brasile e Stoccolma in Svezia presentano tendenze simili.

In alcune regioni come Arabia Saudita e Corea del Sud, fino al 75% delle scaleup è localizzato nei principali hub, con picchi fino al 90% in Paesi come Emirati Arabi Uniti, Cile e Kenya. Questa centralizzazione dell’economia dell’innovazione comporta il rischio di marginalizzazione per molte altre città e regioni, creando un divario che rischia di amplificarsi ulteriormente. L’importanza di queste aree metropolitane nel sostenere l’innovazione è quindi cruciale, essendo punto di partenza e sviluppo di progetti imprenditoriali con potenzialità globali.

La curva degli ecosistemi di innovazione

La dinamica degli ecosistemi di innovazione può essere efficacemente rappresentata attraverso la curva del ciclo di vita degli ecosistemi di innovazione, che colloca le diverse realtà regionali a livello mondiale in base al numero di scaleup che ogni anno vengono generate. Gli ecosistemi più evoluti, definiti come Star, producono oltre 500 scaleup annualmente, rispetto ai 150-250 delle regioni nella fase Scaleup e ai soli 25 delle aree in fase Startup.

Attualmente, solo 15 regioni nel mondo hanno raggiunto lo status di Star, con un incremento significativo di tre nuove località nell’ultimo anno. Al contempo, 46 ecosistemi si trovano nella fase Scaleup, dato in aumento rispetto ai 34 registrati precedentemente. Le fasi iniziali, come Startup e Standup, vedono una maggiore affluenza di partecipanti, con oltre 100 ecosistemi nella fase Startup e più di 1.000 in Standup.

La transizione tra le varie fasi del ciclo non è immediata e può richiedere anni. Le analisi storiche indicano che il passaggio dalla fase Standup a Startup richiede mediamente 2-3 anni, mentre il salto a Scaleup si completa in circa 7 anni. Sorprendentemente, per approdare alla fase finale di Star è necessario un ulteriore periodo di 4-5 anni, con una crescita esponenziale osservabile ad ogni avanzamento.

In questo contesto, emerge una considerazione cruciale: il tempo medio per il passaggio alla fase successiva tende ad aumentare dal 25% al 30%. Tale crescita esponenziale evidenzia la crescente complessità e le opportunità che si presentano a un ecosistema man mano che matura e sviluppa ulteriormente il proprio potenziale innovativo.

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L’Italia nell’ecosistema dell’innovazione

Nel contesto globale dell’innovazione, l’Italia si posiziona in una situazione di ritardo significativo rispetto ad altre nazioni. Il sistema più sviluppato del Paese è localizzato in Lombardia, la quale è attualmente nell’early scaleup stage. Seguono Roma e la regione Lazio, che sono appena entrate nella fase di early startup. Tutte le altre regioni italiane si trovano ancora nella fase di standup, una condizione che evidenzia la necessità di un cambiamento radicale per potenziare la propria capacità innovativa.

La strada da percorrere è lunga e complessa, poiché l’Italia deve affrontare un percorso sfidante per allinearsi agli ecosistemi più dinamici del mondo. Mentre regioni come New York, Londra e Beijing hanno dimostrato di avere la capacità di ridurre significativamente i tempi di transizione tra le diverse fasi del ciclo di vita degli ecosistemi, l’Italia continua a osservare una crescita lenta e graduale. Innovazioni come quella di New York, che ha dimezzato il tempo di passaggio da Nova a Super Nova, sono esempi da seguire.

È chiaro che la presenza di politiche attive e investimenti mirati gioca un ruolo cruciale nell’accelerare questo processo. L’assenza di un framework robusto per l’innovazione in Italia porta a una stagnazione, dove la competitività globale è seriamente compromessa. La buona notizia è che esistono esempi di ecosistemi, anche in Italia, che hanno saputo rispondere proattivamente a queste sfide, dimostrando che con le giuste condizioni e risorse è possibile competere in un mercato globale sempre più agguerrito.

Politiche per la crescita e il supporto all’innovazione

Il ruolo delle politiche pubbliche nella promozione della crescita e dello sviluppo delle startup non può essere sottovalutato. Investire nell’innovazione richiede un approccio integrato che unisca risorse finanziarie a strategie di lungo termine. Le esperienze globali dimostrano che i paesi che hanno implementato programmi di sostegno mirati e ben strutturati riescono a stimolare un ecosistema imprenditoriale vibrante. Philippe Tibi ha evidenziato questo aspetto durante la cerimonia di premiazione, affermando che senza adeguati capitali, le aspirazioni innovative rimangono tali: semplici intenzioni.

Un esempio significativo è fornito dalle politiche locali di New York, dove sia il settore pubblico che quello privato operano in sinergia per creare un ambiente favorevole all’innovazione. Ciò include incentivi fiscali per le startup, accessibilità a fondi di investimento e la creazione di spazi di lavoro collaborativi che stimolano l’interazione e l’innovazione. Questi elementi risultano essenziali per costruire un contesto in cui le idee possano prosperare e trasformarsi in realtà.

In Europa, le iniziative di sostegno alle startup comprendono non solo finanziamenti diretti, ma anche programmi di mentoring e formazione per imprenditori, il che ha dimostrato di migliorare significativamente le chance di successo in fase Scaleup. È cruciale che le politiche siano orientate non solo a sostenere le startup nei primi stadi di vita, ma anche a garantire risorse sufficienti per le scaleup, che necessitano di capitali adeguati per espandere le loro operazioni e competere a livello globale.

Guardando con attenzione le potenzialità offerte dalle politiche attive, si può osservare come una governance responsabile incentrata sull’innovazione sia fondamentale non solo per attrarre investimenti ma anche per promuovere un ambiente imprenditoriale resiliente e competitivo.

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