Da domani in Commissione alla Camera si votano gli emendamenti alla Legge di Bilancio. Il governo punta al via libera prima di Natale: ecco a cosa puntano Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia
Inizia la settimana decisiva per la Legge di Bilancio 2025 e i nodi che il governo di Giorgia Meloni deve sciogliere sono ancora molti: lo sgravio Irpef per il ceto medio, la riduzione delle tasse e la revisione degli incentivi per le imprese, gli aiuti al settore automotive, per dire i maggiori.
Manovra il Aula il 18
La Commissione Bilancio della Camera avvierà da domani i lavori a tappe forzate. Deve esaminare e votare 250 emendamenti, più quelli che arriveranno dai relatori e dal governo, che saranno decisivi per la configurazione definitiva della manovra. Il testo è atteso nell’Aula di Montecitorio, al più tardi, il 18 dicembre. Poi passerà al Senato per l’approvazione definitiva prima di Natale, almeno nelle intenzioni.
Giovedì l’esito del concordato
I punti aperti però sono tanti, e tutti delicati dal punto di vista politico per una maggioranza che negli ultimi tempi si è spesso divisa. Fratelli d’Italia spinge il taglio dell’Irpef per il ceto medio, e attende l’esito finale del concordato biennale per gli autonomi che si chiude giovedì. Finora sarebbero stati incassati 1,3 miliardi (ufficialmente il Mef non ha mai confermato questa cifra), ma ce ne vorrebbero almeno il doppio per ridurre dal 35 al 33% la seconda aliquota ed elevare lo scaglione dei redditi cui si riferisce da 50 a 60 mila euro.
Ires premiale selettiva
La Lega è stata molto critica sul concordato voluto da FdI, proporrà a gennaio una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, ma vuole da subito l’Ires premiale per le imprese. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato il presidente di Confindustria e dato via libera alla riduzione dell’imposta del 24% per le imprese che investono e assumono in pianta stabile. Le risorse individuate finora permetterebbero, tuttavia, sgravi molto selettivi.
Incentivi più semplici
Dopo anni di magra, che hanno visto prima sparire gli incentivi dell’Ace poi quelli di decontribuzione Sud, quasi dieci miliardi di euro su più anni, la nuova Legge di Bilancio riserverà comunque maggiore attenzione alle imprese. Tra gli emendamenti del governo alla manovra ci sarà la revisione degli incentivi del piano Transizione 5.0, che ha una dotazione di 6,3 miliardi per il ’24-’25, ma in questi primi mesi si è rivelato un flop, con appena 150 milioni di euro di progetti presentati dalle imprese.
Detrazioni più alte
Il credito di imposta legato agli investimenti per la riduzione dei consumi energetici sarà semplificato e rafforzato. La detrazione sarà del 50% per gli investimenti fino a 10 milioni che comportino una riduzione dei consumi del 3%, ma salirà al 60% in caso di riduzione di oltre il 10%, e tra il 15% ed il 25% per gli investimenti tra 10 e 50 milioni di euro. Cambiano anche gli incentivi per il fotovoltaico, che sono riservati all’acquisto dei prodotti europei, e che nessuna impresa sta per ora utilizzando (meno di 10 milioni richiesti).
Spinta al fotovoltaico
Oggi gli incentivi più forti riguardano pannelli ad alta efficienza che le imprese europee non ancora producono. E quelli ordinari per i prodotti di base non riescono a compensare il minor costo dei prodotti analoghi cinesi (fino a un terzo di meno). Le maggiorazioni per il calcolo della detrazione saranno dunque modificate, rafforzandole per i prodotti di base. Altro tema da affrontare è la possibilità di cumulo degli sgravi di Transizione 5.0 con gli altri incentivi finanziati dai fondi Ue e nazionali, oggi esclusa, ma sul quale è in corso un negoziato con Bruxelles dai tempi e con esiti incerti.
Il Mef nelle imprese
Altro punto critico è il sostegno al settore dell’automobile. Nella Legge di Bilancio proposta al Parlamento il governo ha cancellato 4,6 miliardi di aiuti (750 milioni nel solo ’25) ma, esplosa la crisi Stellantis, si è impegnato a recuperarne una parte. Si parla di 600 milioni per il ’25, con il recupero di fondi già stanziati e non utilizzati. Ultimo nodo, il controllo del Mef sulle società che ricevono fondi pubblici. Giorgetti tiene molto alla norma che non piace affatto a Forza Italia. Servirà la mediazione della premier.
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