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La Capitale, laboratorio di sperimentazioni nel campo dello sviluppo urbano, con l’obiettivo primario della sostenibilità dei cambiamenti, dal punto di vista ambientale, sociale, economico, in un contesto gravato da sfide globali e appuntamenti impegnativi come il Giubileo: i contenuti del seminario “Roma: prove di sostenibilità. Fare urbanistica tra visione strategica e ricerca di prossimità” (Casa dell’Architettura / Complesso monumentale dell’Acquario romano, 6 dicembre 2024), primo degli otto incontri propedeutici alla Rassegna Urbanistica Regionale (RUR) Lazio 2025, hanno delineato una città in grado di rigenerarsi attingendo alle energie dei suoi quartieri e dialogando con le altre realtà dell’area metropolitana.
Con il patrocinio della Biennale dello Spazio Pubblico, l’evento è stato occasione di confronto tra rappresentanti degli enti promotori, Sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, Ordine degli Architetti di Roma (OAR) e Ordine degli Ingegneri di Roma (OIR), Amministrazione capitolina e professionisti direttamente coinvolti nei progetti di trasformazione in corso in varie zone della Capitale e della provincia. Gli interventi di apertura, affidati ad esponenti istituzionali, tra cui Paolo Colarossi, Presidente INU Lazio, Michele Colletta, Consigliere Ordine Ingegneri di Roma, Pietro Garau, Associazione Biennale dello Spazio Pubblico, si sono concentrati sul nodo della legge urbanistica nazionale; sul rapporto tra pubblico e privato, anche in relazione a provvedimenti come il “Salva Milano”; sulla necessità di sovrapporre più livelli di pianificazione in cui le aree interessate risultino collegate non tanto dalla contiguità territoriale, ma dall’afferenza a temi di interesse.
Superare la 1150/42 con una legge organica integrata da strumenti strategici attuativi
Rivendicando l’impegno dell’Ordine degli Architetti di Roma (OAR) a mantenere il “contatto con le amministrazioni, con realtà diverse, con altri colleghi” tramite una costante presenza sul territorio, Alessandro Panci, Presidente OAR, ha ribadito l’auspicio che si possa giungere a una riforma della legge urbanistica generale, integrando procedure più snelle in una compiuta programmazione strategica con cui evitare gli errori commessi in passato: “Non si fa rigenerazione se non si pensa chi utilizzerà gli spazi, come li utilizzerà e quali meccanismi di investimento metterà in moto. Questo è fondamentale perché purtroppo veniamo da situazioni in cui spesso le leggi di rigenerazione trattavano in maniera dettagliata aspetti edilizi e urbanistici, ma invece tralasciavano le strategie di investimento, impedendo gli sviluppi successivi (…). Grazie ai finanziamenti del PNRR, che ha ridato non poca linfa ai nostri Comuni, compresa Roma, si riesce a portare avanti strategie che non sono legate solo al singolo intervento, ma ad ambiti molto più ampi (…)”.
“Oggi parlare di piano regolatore a mio avviso è complicato, perché ne conosciamo i tempi lunghi, mentre abbiamo strumenti sicuramente più veloci che la rigenerazione urbana sta mettendo in campo: i programmi integrati, in particolare, nella nostra regione, e altre forme in altre parti [d’Italia] (…). La richiesta è quella di avere una riforma della legge urbanistica, che preveda una strumentazione flessibile, perché sappiamo bene quanto velocemente avvengono i cambiamenti (…)”. La “distrazione” dai fenomeni in divenire nelle città rischia di porre tecnici e amministratori davanti a uno stato di fatto in cui cambiamenti sono già consolidati – come nel caso dei B&B sorti improvvisamente in tutta Roma.
Esponendo gli obiettivi del programma di incontri di preparazione alla RUR 2025 e, in generale, esprimendosi sull’attuale situazione normativa, Michele Talia, Presidente INU, ha sottolineato: “C’è una tendenza, quella di rendere l’urbanistica non fondamentale, non essenziale. (…) di sostituire la disciplina urbanistica con un testo unico delle costruzioni, dell’edilizia e – se c’è proprio necessità – dell’urbanistica. In qualche misura, la 1987, la cosiddetta ‘Salva Milano’, costituisce una prova generale di questa ipotesi, nel senso che l’ampliamento ad libitum dei confini della trasformazione edilizia, fino a comprendere temi che non hanno nulla a che fare con la ristrutturazione edilizia in quanto tale, implica l’intenzione di comprendere all’interno di questa categoria di intervento trasformazioni edilizie fuori sagoma, con incrementi importanti di volume e cambio di destinazione non solo in assenza di strumenti attuativi, ma anche in assenza di permesso di costruzione, quindi facendo affidamento essenzialmente sulla CILA e sulla SCIA, su titoli abilitativi di tipo automatico”.
“(…) ma soprattutto si rischia che i prossimi passi in questa direzione vengano affidati alla rilettura della 380 (il Testo Unico dell’edilizia), che affida direttamente la rigenerazione urbana alla sommatoria di tante pratiche edilizie, di tanti momenti singoli, separati di trasformazione della città, senza tenere conto che sono solo gli elementi connettivi, la capacità di lavorare sulle infrastrutture (…) sugli spazi pubblici, sul tessuto, a fare la qualità della città, che può rendere vincente una strategia di rigenerazione urbana (…). L’INU il 16 luglio ha presentato al Senato la sua proposta di legge in cui è prevista l’abrogazione della 1150 e del Decreto Ministeriale sugli standard”.
Pianificazione operativa e connessione tematica tra aree urbane
Avviando il dibattito sull’urbanistica, che continuerà ad arricchirsi di argomenti e spunti di riflessione nel corso dei successivi seminari promossi dall’INU in previsione della RUR Lazio (22 maggio 2025), l’incontro alla Casa dell’Architettura ha messo in evidenza la necessità che i soggetti chiamati a interagire nel disegno della città acquisiscano una visione dei fenomeni urbani più compatibile con i ritmi e la tendenza al cambiamento caratteristici della società contemporanea.
“Dobbiamo rovesciare i termini e dire che non si può fare a meno della pianificazione, se si vuole un Paese che si sviluppa mantenendo una civiltà di fondo, come quella che ha garantito l’urbanistica”, ha premesso Maurizio Veloccia, Assessore Urbanistica Roma Capitale, esprimendosi sulla differenza tra pianificazione ed edilizia estemporanea. “Non possiamo però non tenere conto dell’altra faccia della medaglia, e cioè (…) dobbiamo fare in modo che ‘pianificare’ significhi riuscire a favorire le trasformazioni (…). Dobbiamo trovare degli strumenti che ci consentano di raggiungere l’equilibrio tra necessità di pianificare e possibilità di operare: se non riusciamo in questo, apriamo totalmente la via ai piani casa, alle leggi regionali che si sovrappongono e vanno in contrasto (…). Forse dovremmo riflettere anche sul fatto che la competenza concorrente tra Stato e Regioni non ha funzionato benissimo. E quindi è necessario riformare la norma nazionale, intervenire sulle leggi regionali, sui concetti di standard, fare interventi importanti (…). La sfida non è una difesa culturale e basta, ma una difesa culturale che però riesce a declinare nella modernità l’esigenza di avere strumenti efficaci (…).
Negli ultimi anni l’Ordine degli Architetti di Roma (OAR) ha portato avanti diverse iniziative mirate allo studio dello sviluppo e della morfologia urbana della Capitale. Risale alla scorsa primavera la call lanciata per catturare lo spaccato dei cambiamenti in atto nella città, percepiti attraverso la sensibilità degli iscritti, le cui visioni sul futuro di Roma sono state raccolte nel numero 127 – 128 di AR Magazine, rivista dell’OAR. I risultati della call hanno creato le premesse per Mirabilia Urbis, una Consulta permanente che ha coinvolto professionisti, ricercatori, stakeholder e altri attori istituzionali.
“Anche sulla scia del grandissimo lavoro di mappatura che ha realizzato e sta realizzando Laboratorio 050 diretto da Stefano Boeri” ha ricordato nella sua relazione Marco Maria Sambo, Segretario OAR, Direttore editoriale AR Magazine, Mirabilia Urbis – Roma delle Visioni ha proposto “quattro temi, proprio per unire, a partire dalle riflessioni su abitare la città, l’architettura all’urbanistica e creare questa sorta di palinsesto fatto di numerosi layer della nostra Capitale, che ripropongo qui in chiave operativa per la Rassegna Urbanistica Regionale”. Il terzo tema è individuato dalle parole chiave storia, archeologia, novecento, e “si pone l’obietttivo di indagare criticamente Roma (…) come risultante di una moltitudine di paesaggi, che si sono stratificati nel tempo, ciascuno dei quali è rappresentativo e allo stesso tempo indispensabile per comprendere l’immagine attuale della città. Su questo riprendo brevemente il ragionamento fatto dall’assessore Veloccia: è assolutamente necessario mettere in moto meccanismi operativi e non andare, come nel passato, verso l’immobilismo; in alcuni casi però bisogna anche salvaguardare – e difendere, mi permetto di aggiungere – il patrimonio che c’è (…). Per esempio, su questo tema sarebbe interessante nella RUR ragionare su alcuni masterplan sul Novecento, arrivando anche a ragionamenti che hanno a che fare con i piani di conservazione (…)”.
La Capitale del futuro si riappropria del fiume e riscopre la prossimità del quartiere
Grande protagonista del discorso sulle tendenze innovative dell’urbanistica a Roma, il Tevere, “infrastruttura verde e blu”, è stato al centro della relazione di Carlo Gasparrini, Università Federico II, dedicata al Piano Strategico e Operativo da cui scaturiscono le linee di sviluppo per il programma di opere che nei prossimi anni interesserà il fiume e i vari settori di territorio attraversati: il carattere strategico dello strumento si lega alla necessità di definire tempi, modi e finanziamento degli interventi, in una dimensione che non coincide con la durata di una singola consiliatura.
Al fiume e al suo rapporto con la città e il territorio hanno fatto riferimento, oltre all’approfondimento sul Masterplan Tevere di Maria Cristina Tullio, Studio Paesaggiepaesaggi, i contributi sui casi di studio del Contratto di Fiume Tevere e del Parco di affaccio di Ostia Antica, sviluppati rispettivamente da Paola Cannavò, Agenda Tevere, e Paolo Pineschi, Aka architetti.
Gli altri due temi al centro della sessione conclusiva sono stati l’urbanistica di prossimità e la città dei 15 minuti, entrambi riferiti a una idea sostenibile di luoghi urbani a misura di essere umano, protetti dagli sbalzi climatici, aperti al coinvolgimento dei cittadini, caratterizzati dalle distanze brevi tra abitazioni e attrezzature, e da una preferenza per la mobilità ciclopedonale. L’importanza delle nuove dimensioni dell’urbanistica è testimoniata da opere come le Microforeste eco-pedagogiche, illustrate da Fabiola Fratini, Sapienza Università di Roma, e dai risultati a Prato Falcone e Settecamini del programma di rigenerazione “15 Progetti per la Città dei 15 minuti”, sviluppato in collaborazione tra l’Assessorato all’Urbanistica e l’Assessorato Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti di Roma Capitale.
“Settori urbani che erano abbandonati da tempo hanno ricevuto una iniezione di vitalità”, ha commentato a conclusione del seminario Daniel Modigliani, INU Lazio, lodando i risultati della trasformazione “dal basso” attuata avendo come riferimento la distanza di circa un chilometro (percorribile in 15 minuti). “Più piccolo è, più bello è, più possibile è (…), cercando però di evitare che diventi un alibi. Ci vuole sempre l’occhio al quadro generale”.
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