Gli austriaci non amano le carte di credito e i bancomat. Preferiscono il contante, quando devono pagare. Lo preferisce anche chi deve essere pagato. Secondo uno studio del Boston Consulting Group l’Austria si colloca al terzultimo posto nella classifica di 16 Paesi europei, stilata in base alla propensione all’uso del “denaro di plastica”.
Nel 2023 le transazioni digitali in Austria sono state soltanto 300 per persona, a fronte delle 815 della Norvegia, 753 del Lussemburgo, 705 dell’Irlanda. Più refrattari all’uso della carta di credito sono stati soltanto gli spagnoli (288 transazioni per persona) e gli italiani (fanalino di coda con 194 transazioni).
Che l’Austria prediliga il denaro contante era noto. Fino a non molti anni fa la gran parte degli alberghi non accettava in pagamento le carte di credito. Fece il giro del mondo la notizia che i capi di Stato e di governo riunitisi a Pörtschach sul Wörthersee (Carinzia), nel primo semestre in cui la presidenza europea spettava all’Austria, si trovarono in difficoltà, perché l’albergo in cui alloggiavano, il 5 stelle Park Hotel, non accettò le loro carte di credito e pretese pagamenti in contanti.
Da allora sono passati molti anni. Oggi quasi tutti gli hotel, compreso quello di Pörtschach, accettano il pagamento digitale, se non altro perché gran parte delle prenotazioni avvengono ormai online. Ma la riluttanza ad accettare le carte di credito non tende a venir meno. Questo accade non soltanto nei paesini sperduti della montagna, ma persino a Vienna, capitale multiculturale aperta a ogni novità.
Il caso a nostro avviso più eclatante lo abbiamo riscontrato nel Kunsthistorisches Museum, una delle istituzioni museali più importante al mondo, frequentato da visitatori che arrivano da tutti i continenti. L’uso della carta di credito lì dovrebbe essere scontato, ma non è così. Nella caffetteria del museo, infatti, si tenta di dissuadere la clientela dall’usare pagamenti digitali, adducendo problemi tecnici.
In altre parole, viene applicato lo stesso metodo dei tassisti di Roma, il cui pos è perennemente guasto. La differenza, rispetto a Roma, è che al Kunsthistorisches Museum il pos funziona con difficoltà in permanenza, al punto che lo spiacevole inconveniente appare stampato nero su bianco in una tabella incorniciata esposta all’ingresso. Vi si legge testualmente: “A causa di un guasto tecnico i pagamenti con carte di credito richiedono un lungo tempo di attesa. Per fare più in fretta sono preferiti i pagamenti in contanti. Vi ringraziamo per la comprensione”.
In altre parole, la caffetteria del più importante museo di Vienna, che è anche uno dei più importanti al mondo, non pensa di far riparare il “guasto tecnico” del suo pos, ma prega i clienti di non richiederne l’uso. Certo, non c’è l’obbligo di pagare in contanti, ma se si insiste con la carta di credito si va incontro a “un lungo tempo di attesa”. Se ne dovrebbe dedurre che Vienna e il suo museo non ha una copertura internet adeguata.
Tanto per fare un confronto, al Triglavski Dom, il rifugio a quota 2515 metri sotto la cima del monte più alto delle Giulie slovene, si paga solo con carta di credito e il pos funziona sempre, benché manchi la corrente elettrica. Il contante è accettato malvolentieri e se ne capisce la ragione: data l’alta affluenza di alpinisti, gli incassi giornalieri superano i 20.000 euro e non sarebbe prudente tenerli nel cassetto, né vi è la possibilità ogni giorno di scendere a valle per depositarli in banca, perché il percorso richiederebbe 3 ore e mezza all’andata e altrettante al ritorno. Ben vengano dunque i pagamenti digitali, che risparmiano tempi e rischi.
Non sappiamo quale posizione avrebbe la Slovenia nella classifica del Boston Consulting Group, perché non rientra tra i 16 Paesi presi in esame allo studio, ma di sicuro si troverebbe nel gruppo di testa, tra i Paesi che guardano al futuro. L’Austria, assieme alla Spagna e all’Italia, è tra quelli che hanno nostalgia del passato.
NELLE FOTO, la sontuosa caffetteria al primo piano del Kunsthistorisches Museum di Vienna e la tabella esposta al suo ingresso, con cui informa che il pos funziona male. Sempre.
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