Come cresce il turismo in Italia

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Fine anno, tempo di bilanci, anche per quanto riguarda il turismo in Italia, grazie anche alla pubblicazione degli ultimi dati Istat dedicati ai flussi turistici nel 2023. Sono dati molto positivi che registrano un aumento del numero delle presenze dei turisti italiani e stranieri anche rispetto al 2019, dichiarando definitivamente chiusa, almeno per quanto riguarda questo settore, la crisi e gli effetti del long Covid.

Abbiamo chiesto a Margherita Pedrana, ricercatrice in Economia applicata specializzata in economia del Turismo presso l’Università Europea di Roma di commentare con noi tendenze e numeri più significativi. «Il 2023 è stato un anno record dal momento che ha superato il 2019, che a sua volta era stato un anno record di presenze per numero di notti passate dai turisti sul territorio italiano rispetto agli anni precedenti. Vanno però osservati due aspetti importanti. Le presenze hanno superato ampiamente i livelli pre-pandemici negli esercizi extra-alberghieri (+10,3% rispetto al 2019), ma negli esercizi alberghieri, nonostante la crescita rispetto al 2022, risultano inferiori del 2% rispetto al 2019».
Cosa significa, che l’ospitalità alberghiera italiana è in crisi? Che gli alberghi sono diventati troppo cari? «Certamente gli esercizi extra alberghieri, cioè i B&B, le case, i campeggi e le altre alternative, danno al turista un senso di maggior libertà, questo non solo in Italia ma in tutto il mondo è una vera e propria tendenza a livello globale, spessa spinta dalle grandi piattaforme specializzate in proposte extra alberghiere come Airbnb o che le propongono insieme agli alberghi come Booking. Non si può parlare certo di crisi perché gli alberghi registrano nel 2023 comunque un aumento delle presenze, solo che la percentuale è inferiore a quella degli extra esercizi. La variabile costo ha sicuramente la sua importanza, soprattutto se si pensa a una famigli in vacanza, a una coppia con figli: la soluzione casa può essere una alternativa più economica pensando anche alla ristorazione che può essere gestita anche all’interno dell’appartamento. Non è escluso che proprio per questa tendenza gli alberghi puntino a una maggior qualità dei servizi a scapito della quantità degli ospiti e quindi in termini numerici il loro recupero sia più lento», spiega la docente.

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Oleh_Slobodeniuk//Getty Images

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La seconda osservazione riguarda invece i turisti italiani che, sempre secondo i dati Istat, nel 2023 non hanno raggiunto i numeri del 2019: come mai? «Probabilmente o sono andati all’estero, magari i più giovani, o non sono proprio andati in vacanza, per la crisi economica, o non sono rientrati nelle statistiche, perché si sono trasferiti nelle case di amici e parenti. È curioso osservare come fino al 2019 il turismo straniero in Italia era superiore al 50 %, ma dal 22-23 la percentuale degli arrivi di stranieri sia aumentata. È facile prevedere che nel 2024 la maggioranza dei turisti in Italia sarà sempre più composta da stranieri», aggiunge Margherita Pedrana.

La ripresa del turismo in Italia trainato dagli stranieri vede, sempre secondo la ricerca Istat al primo posto i tedeschi, seguiti dagli statunitensi, dai francesi e dagli inglesi, poi ci sono gli olandesi e gli Svizzeri. Ma si tratta soprattutto di un turismo stagionale. «I ricercatori hanno preso i primi 50 comuni italiani più ricettivi e osservato il tasso di stagionalità. Roma per esempio, ha un tasso medio del 45 % di alloggi completi tutto l’anno, con un range che va dal 53 al 32 per cento, quindi con una stagionalità ben distribuita. Ma per le località montane e marine la forbice si allarga: Jesolo, per esempio, va da uno 0,5 % a un massino di 70, Ischia da quasi zero arriva a 90%, rivelando la difficoltà per queste mete a destagionalizzare la loro offerta turistica. Se questo è evidente per ragioni climatiche, è interessante vedere come invece la città di Rimini abbia lavorato per cercare di attrarre turisti tutto l’anno con l’organizzazione di fiere, eventi, concorsi, riuscendo a tenere aperti alcuni alberghi anche nella stagione invernale (passa dal 6,1 al 74% quindi anche nel periodo più “critico” invernale alcuni alberghi risultano aperti e funzionanti). Certo questo è più facile per le città più grandi o per le città d’arte che hanno attrattive oltre il clima, ma dal punto di vista del territorio e dell’economia del territorio, è una riflessione che gli enti locali hanno iniziato a fare in questi ultimi anni.

Ultimo dato interessante è quello riferito agli occupati, sia nelle industrie turistiche in senso stretto, sia nell’indotto (trasporti, ristorazione, attività sportive e ricreative, noleggi): nel 2023 il dato è cresciuto del 5,8% rispetto al 2022, confermando l’importanza di questo settore anche a livello occupazionale. L’Italia quindi chiude il 2023 con una medaglia al collo per crescita di presenze (+8,5%) anche rispetto alla media europea (+6,8 %), superata solo da Francia e Spagna. Possiamo davvero essere soddisfatti», conclude la ricercatrice.



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