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Lo scozzese rivela: “Imparo il napoletano ascoltando Geolier”
NAPOLI, 11 DIC – “Abbiamo rivisto le due partite
perse con la Lazio, non siamo certo felici di come siano andate.
Con il mister abbiamo capito come stare meglio in campo, come
aiutarci durante il match per aumentare il livello. C’è però
voglia di essere positivi e propositivi per migliorarsi, e fare
risultati migliori”. Così il centrocampista del Napoli Billy
Gilmour in un’intervista a Radio Crc.
Sulla preparazione del match che vedrà i partenopei impegnati
a Udine, lo scozzese spiega: “Lavoriamo al massimo – ha detto –
ci sentiamo pronti per tirare fuori il meglio perché sappiamo
che servirà una prestazione importante”.
Gilmour, 23enne preso dal Napoli questa estate per 15 milioni
dal Brighton, ha rievocato la sua esperienza nella primavera del
Chelsea quando il tecnico del Napoli Conte allenava la prima
squadra dei Blues: “C’è una famosa foto – spiega – di quando ero
nel settore giovanile, di quando mi allenai con la prima squadra
del Chelsea. Fu una esperienza molto importante per la mia
crescita. Di quella squadra senza dubbio ricordo come
riferimento Cesc Fabregas, che mi ha dato la possibilità di
crescere. Poi sono cresciuto, ho fatto una stagione con De Zerbi
in panchina che ha avuto un impatto importante: mi ha dato tanti
insegnamenti che hanno cambiato il mio modo di giocare, è stato
importante averlo per la mia carriera e per il mio percorso di
crescita. Ci sono punti in comune tra lui e Conte, entrambi
chiedono sempre il massimo durante gli allenamenti, ti possono
dare tantissimo per crescere”.
Il nazionale scozzese, che ha mostrato un’ottima qualità in
campo nel mese in cui ha sostituito l’infortunato Lobotka, parla
anche del suo connazionale al Napoli McTominay e di come si sta
ambientando in città: “Chi è il più napoletano tra Scott e me?
Probabilmente – spiega Gilmour – lui è un po’ più avanti nel
processo di ‘napoletanizzazione’. Studiamo il napoletano, anche
tramite le canzoni: sentiamo Geolier, ci sono due o tre canzoni
che ascolto di più. Il primo approccio è stato con i tassisti in
auto, in una città che ha una forte identità, molto passionale,
come siamo noi scozzesi. Sono qui da tre mesi e mezzo e
ovviamente non è semplice fare i conti con una cultura nuova:
sto facendo progressi però”.
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