(AGENPARL) – Roma, 11 Dicembre 2024
(AGENPARL) – mer 11 dicembre 2024 Buonasera,
di seguito, intervento del presidente della Provincia di Belluno Roberto
Padrin, delegato Upi come presidente di Provincia interamente montana, alla
Giornata internazionale della montagna al Dipartimento per gli affari
regionali e le autonomie.
In allegato anche due foto
Grazie della collaborazione
Damiano Tormen
addetto stampa Provincia di Belluno
XXI GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA MONTAGNA 11 dicembre 2024, Roma –
Ministero affari regionali e autonomie
“Soluzioni per la montagna per un futuro sostenibile: innovazione,
adattamento, giovani e non solo”
La montagna può salvare il mondo, con i suoi valori ecosistemici di
paesaggio, ambiente, acqua, foreste, turismo sostenibile, aria pulita… A
patto che il mondo salvi la montagna. Un concetto forte che abbiamo la
necessità di comprendere fino in fondo non solo oggi, Giornata
internazionale della montagna, ma tutti i giorni. Perché vorrei dirvi che
la montagna è vette innevate, panorami da favola, boschi e pascoli, ma non
è così: è chilometri da macinare per raggiungere i servizi, è strade
dissestate, frane, negozi che chiudono e costo della vita che cresce. Come
sa bene il ministro Calderoli, che con la nuova legge sulla montagna ha
posto l’attenzione sulle criticità e rimesso le “terre alte” al centro
dell’agenda politica, nella consapevolezza che serve un cambio di rotta e
servono nuovi strumenti.
La montagna oggi sta vivendo una crisi autentica. Una crisi demografica
senza pari, che sta riducendo in maniera consistente i presidi
territoriali, che sta portando allo spopolamento delle aree più
periferiche. E che si ripercuote inevitabilmente anche sulle pianure a
valle, e sui grandi centri metropolitani. Perché come dice una frase
attribuita a Rigoni Stern, «quando anche l’ultimo montanaro se ne sarà
andato dalle Alpi, le ortiche invaderanno Piazza San Marco».
ALCUNI DATI
Lo spopolamento è in atto da decenni. Ma ha subito un’accelerazione
preoccupante negli ultimi anni. Parto da un dato della mia provincia,
Belluno. Nel 1994, trent’anni fa, contava quasi 212mila abitanti. Nel 2004
arrivava a 209mila. Oggi si ferma a 197mila.
È una situazione che si ritrova in quasi tutto l’arco alpino italiano e
anche negli Appennini. Uno studio recente mostra come dal 1951 a oggi, la
popolazione dei comuni-polo del centro-sud Italia, in pianura, sia
aumentata del 30,6% (da 15,8 a 20,6 milioni di abitanti); i residenti nei
comuni-cintura, localizzati negli hinterland delle più grandi città, sia
cresciuta del 48,9% (da 16 a circa 24 milioni); di contro, comuni
periferici e ultraperiferici hanno registrato un crollo del 26,4% (da 6,7 a
5,4 milioni di abitanti). In termini più generali, lo spopolamento delle
aree interne e montane è inquadrabile nella diminuzione del 19% dei
residenti di tali centri dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.
LA MONTAGNA AUTONOMA CRESCE
È un problema di montagna? No. E c’è un dato a dimostrarlo. La Val d’Aosta
ha mantenuto quasi inalterati i suoi livelli demografici negli ultimi
vent’anni. E Trento e Bolzano hanno visto un aumento consistente degli
abitanti. L’Alto Adige contava 444mila abitanti nel 1994, oggi sfiora i
537mila (+93mila). Il Trentino arrivava a 453mila trent’anni fa, oggi
sfiora i 550mila (+97mila).
Cosa significa? Che la facoltà di autogoverno, di autonomia, e di risorse
da mettere a disposizione dei servizi può fare la differenza. E anzi, può
rendere le zone montane non solo competitive nei confronti della pianura,
ma anche fortemente attrattive. Il segretariato della Convenzione delle
Alpi non più tardi di qualche anno fa, in uno studio specifico sulla
demografia alpina, diceva chiaramente così: “Prendendo ad esempio la
situazione italiana, è possibile vedere che nelle aree dove sono state
adottate politiche specifiche, per esempio in materia di salvaguardia
dell’agricoltura di montagna, il calo demografico è minore. L’autonomia
fiscale rappresenta un’altra componente importante. Inoltre, un ulteriore
fattore trainante può essere rappresentato dal turismo, dato che nelle aree
con maggiori dotazioni infrastrutturali turistiche il calo demografico è
minore”.
IL RUOLO DELLE PROVINCE
Cosa possono fare le Province? Molto, se messe nelle condizioni di operare
per i territori. Specialmente le Province interamente montane, Belluno,
Verbano-Cusio-Ossola e Sondrio, che hanno la montanità nel loro orizzonte
quotidiano (una montanità che non è necessariamente un ostacolo, ma può
diventare un valore aggiunto) e che possono essere sentinelle nella lotta
al cambiamento climatico, laboratori di sostenibilità. Ma non solo le
Province interamente montane, bensì tutte le altre, perché come spesso dice
il nostro presidente della Repubblica, “l’ossatura del Paese sono le aree
interne”.
Oggi le Province scontano dieci anni pesanti di legge Delrio. Eppure, hanno
dimostrato di essere ancora enti territoriali di coordinamento, di supporto
ai Comuni, di erogazione di servizi ai cittadini, nonostante il terremoto
provocato dalla riforma monca della legge 56. Stanno mettendo a terra
investimenti di milioni di euro per il Pnrr, stanno facendo da stazioni
appaltanti per gli enti locali, e stanno contribuendo da anni al concorso
alla finanza pubblica, togliendosi risorse fondamentali per trasferirle
allo Stato. Sono enti fondamentali, perché hanno la dimensione ideale per
essere a servizio delle comunità locali. Dimostrano di essere quel livello
di governance dei territori che più di altri assomiglia all’autonomia di
cui dicevamo prima. E questo vale soprattutto in montagna. Cosa serve alla
montagna? Servizi, che oggi troppo spesso mancano: ed è la prima causa di
spopolamento. Se riconosciamo il valore e il ruolo della montagna – che è
ambiente, ma anche difficoltà del vivere quotidiano, che è aria pulita, ma
anche maggiore costo della vita, che è acqua, ma anche sfruttamento
idroelettrico a favore della pianura – allora dobbiamo lavorare perché
possa continuare a esercitare questi valori e questi ruoli. Allora bisogna
riconoscere il compito di chi vive e presidia la montagna, come sta
cercando di fare la nuova legge per la montagna. Ed è doveroso garantire la
vivibilità nelle terre alte, anche attraverso il mantenimento dei servizi
nelle aree a fallimento di mercato. Anche assicurando misure straordinarie
nella fiscalità, consentendo leggi specifiche per l’organizzazione
scolastica e per la formazione delle classi, e la nascita di convitti
d’area – non più legati ai singoli istituti – per azzerare le distanze
fisiche e permettere un vero diritto allo studio anche ai ragazzi che
abitano distanti dai centri di servizi e dai fondovalle. E poi servono
misure particolari per le famiglie, per i servizi sociali, per il lavoro,
per i trasporti pubblici. Che tradotto in concretezza, quella che sta nel
Dna dei montanari, significa valorizzare il ruolo delle Province,
conferendo funzioni, risorse e personale adeguati. Perché le Province –
soprattutto in montagna – possano continuare a esercitare il loro ruolo, di
centri di servizi e di case dei Comuni, senza diventare case di riposo
degli enti locali.
Buona Giornata internazionale della Montagna.
Roberto Padrin
Presidente della Provincia di Belluno
Vice presidente Upi Veneto
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