Incidente Calenzano, le reazioni dei sindacati

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Mercoledì 11 dicembre 2024 – “La Fiom Cgil Basilicata si stringe alle famiglie delle vittime dell’incidente al deposito Eni di Calenzano, che ha coinvolto tre lavoratori lucani, tutti e tre dipendenti dell’azienda Sergen di Grumento Nova, in appalto all’Eni per lavori di manutenzione. L’ennesima strage sul lavoro, dove ancora una volta, come troppo spesso accade, a perdere la vita sono lavoratori della catena di appalti e subappalti.
Alla luce di questa ennesima tragedia, – afferma la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata, Giorgia Calamita – è necessaria una forte azione di contrasto alle morti sul lavoro da parte delle istituzioni nazionali e regionali, con un coinvolgimento attivo delle imprese che scaricano sui lavoratori i costi di produzione, ritenendo la sicurezza un costo e non un investimento.
Facciamo appello alla Regione Basilicata e al Prefetto perché ci sia più vigilanza, specie nelle imprese in appalto e subappalto.
Come Fiom Cgil continueremo la nostra battaglia al fianco dei lavoratori e delle loro famiglie. Adesso è il momento del silenzio e del cordoglio. Ci sarà poi – conclude Calamita – il tempo per verificare eventuali responsabilità che, se accertate, dovranno essere perseguite”.

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Cavallo (Cisl): «Non tutto il possibile è stato fatto per evitare questa tragedia»

«Siamo sgomenti per questa ennesima tragedia sul lavoro e ci stringiamo alle famiglie delle vittime. È inaccettabile questo bilancio di sangue che sembra non avere fine. Altre viste spezzate, altre famiglie distrutte, altro dolore.
Ci aspettiamo indagini rigorose per un rapido accertamento delle circostanze e delle responsabilità che sono alla base di questo episodio, costato la vita a cinque lavoratori, tra i quali i lucani Gerardo Pepe e Franco Cirelli, mentre un altro giovane lucano, Luigi Murno, è ricoverato in gravi condizioni. Resta l’agghiacciante consapevolezza che non tutto il possibile è stato fatto per evitare questo gravissimo incidente.
È evidente che anche in questo caso non c’entra il destino, ma una probabile falla nelle procedure di sicurezza in un settore notoriamente ad altissimo rischio.
Dietro questo genere di episodi c’è anche l’insensata rincorsa dell’efficienza a tutti i costi che alimenta la catena di appalti e sub appalti e che produce un generale allentamento delle maglie della sicurezza.
È ora di dire basta e di aprire una riflessione collettiva su un modello economico che ha messo al centro il profitto e che non è più sostenibile sul piano umano oltre che su quello ambientale. E serve farlo al più alto livello istituzionale.
L’impegno per la sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere politico prima ancora che amministrativo. Ci sono stati avanzamenti negli ultimi anni sul piano legislativo, come la patente a punti per le imprese fortemente sostenuta dalla Cisl, ma le leggi, anche le più severe, per essere efficaci devono essere sostenute sul piano culturale, con più formazione e sensibilizzazione, e da una rete di controlli che deve essere capillare». 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

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Florence Costanzo, Giuseppe Palumbo e Pino Giordano (Ugl): Non possiamo permetterci di parlare di fatalità davanti a questi brutti eventi

“Non possiamo permetterci di parlare di fatalità davanti a questi brutti eventi.
L’Ugl continuerà le iniziative di mobilitazione per sensibilizzare il Paese di fronte al fenomeno delle cosiddette morti bianche. Perché adesso più che mai urge la promozione di una vera e propria cultura della sicurezza sul lavoro.
È necessario puntare sulla formazione e su un addestramento adeguato a cominciare dalle scuole secondarie e, al contempo, occorre intensificare il dialogo avviato fra istituzioni, parti sociali e datoriali per rafforzare gli investimenti sulla sicurezza e intensificare i controlli.
La mancata garanzia della sicurezza sul lavoro è diventata una vera e propria emergenza nazionale, servono misure efficaci e tempestive per prevenire simili tragedie.
La notizia della morte dei due lavoratori  lascia profonda impressione e profonda tristezza non a Cirigliano (MT) – dove viveva Cirelli – e a Sasso di Castalda (PZ), comune di residenza di Pepe ma, in tutta la Basilicata.
Si è stu­fi di una cantabilità che certifica le di­sgra­zie che colpi­sco­no i lavoratori ed è indispensabile che que­sto stillicidio ab­bia fine poi­ché, la per­di­ta di una vita uma­na crea un vuo­to incolmabile che col­pi­sce, stra­zian­do, l’esistenza di una fa­mi­glia e por­ta il disonore alla so­cie­tà. In un pae­se dove si la­vo­ra non più per migliorare la pro­pria esi­sten­za, ma per la sopravvivenza, è assolutamente inaccettabile mo­ri­re sul po­sto di la­vo­ro. Per l’U­gl – con­clu­dono Gior­da­no, Florence e Palumbo – ser­vo­no su­bi­to mag­gio­ri ri­sor­se da destinare alla prevenzione ed alla sicurezza sui luoghi di la­voro: #La­vo­ra­re­Per­Vi­ve­re”.

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