Sarà in tutte le edicole della Campania sabato 14 dicembre, in omaggio con l’edizione napoletana de La Repubblica, il volume “NapoliLavoro. Cgil, 130 anni: una città tra crisi e sviluppo”. Il libro, che rientra nella collana Novanta/Venti curato da La Repubblica Napoli edito da Guida Editori, è un’opera collettiva, composta di saggi brevi per riflettere da punti di vista diversi sui temi della formazione e dell’occupazione, indicando anche prospettive concrete a chi si avvicina al mercato del lavoro a Napoli e in Campania.
“La Repubblica – ha detto il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, nel corso della presentazione dell’iniziativa editoriale – ci offre l’occasione di discutere di lavoro, partendo dalle radici della Cgil e da 130 anni di storia del movimento sindacale a Napoli. Una raccolta di idee e riflessioni sul lavoro che vorremmo e sul lavoro che dovrà essere. Una maniera intelligente anche per rivalutare il lavoro fatto da un movimento sindacale come la Cgil e quello che può offrire nel contesto di un ridisegno della città”.
“Napoli ha tanti problemi, tante contraddizioni, ma anche tante potenzialità – ha detto il segretario –. Non pensiamo a una città fatta solo di turismo, ma anche al suo patrimonio manifatturiero, alla creatività e all’intelligenza di tanti giovani che non vogliono essere costretti ad andare via. C’è bisogno di qualità del lavoro, di formazione per mettere in condizione chi è uscito dal ciclo produttivo di riproporsi e riqualificarsi”.
“Perché un libro sul lavoro? Innanzitutto perché il lavoro – ha sottolineato il responsabile della redazione napoletana de La Repubblica, Ottavio Ragone – è garanzia di democrazia, libertà di realizzazione individuale e collettiva. In questo libro, pur raccontando e rendendo conto di una situazione difficile e di crisi che c’è al Sud e a Napoli in particolare, vogliamo indicare i migliori percorsi formativi per chi si avvicina al mercato del lavoro, le migliori opportunità nei vari campi, dalla moda al digitale, dall’industria tradizionale alle manifatture, ai percorsi enogastronomici. Insomma, tutte le opportunità che concretamente si aprono per chi si avvicina al mercato del lavoro”.
“I dati che caratterizzano la situazione del mercato del lavoro in Campania – ha precisato Daniela Palumbo, direttrice della sede di Napoli della Banca d’Italia –non sono particolarmente entusiasmanti, perché abbiamo un tasso di occupazione nell’ordine del 44%, contro un valore medio nazionale di 61. Un tasso di disoccupazione di circa 17% contro un 7,7% nazionale e soprattutto abbiamo un tasso di partecipazione al mercato del lavoro che è inferiore a quello nazionale, ma che è marcatamente inferiore per la componente femminile, dove abbiamo il 39,5% contro il 57,7%. Evidentemente questi dati esprimono anche quelle che sono le difficoltà di trovare opportunità di lavoro in questo territorio. In realtà c’è un lavoro di ricerca realizzato da Banca d’Italia in cui si mette in evidenza come le forze di lavoro potenziali nel Mezzogiorno in genere sono più elevate di quelle che si osservano a livello del centro nord”.
“Che cosa fare per migliorare? Crescere in maniera duratura e in maniera sostenibile – è la risposta di Daniela Palumbo –. Un sistema per sostenere questa crescita è sicuramente quello di investire. In questo senso oggi abbiamo grandi opportunità che ci vengono offerte anche dal piano nazionale di ripresa e resilienza. Sono necessari investimenti pubblici nelle infrastrutture, anche sociali, non soltanto in quelle economiche. E al di là di questi investimenti, è necessario anche creare un ambiente favorevole per attrarre investimenti privati”.
“Ci auguriamo che sia un momento positivo nel settore del lavoro – ha affermato l’assessore comunale Chiara Marciani –, così come in tanti altri settori della nostra città. Proprio perché è un momento positivo, con un effetto trainante, penso al turismo, crediamo che questa possa essere un’opportunità importante anche per il lavoro. Quello che nel titolo del libro può sembrare quasi un ossimoro, Napoli e lavoro, invece crediamo che possa essere un’opportunità, con un’attenzione particolare rispetto ai giovani, che molto spesso sono stati costretti a lasciare la nostra città per opportunità di studio e di lavoro. Ci auguriamo che invece questa rinascita possa essere un’occasione per loro per ritornare nella loro città natia e avere anche un effetto volano sulla nostra economia e sulla nostra città”.
“Questi – ha sottolineato Adriano Giannola, presidente Svimez – sono gli anni della crescita differenziata e non dell’autonomia differenziata. E la crescita differenziata ha una spiegazione molto semplice, quella di dar da mangiare agli affamati. Col Pnrr è finito un razionamento selvaggio che il sud aveva subito. Si è dimostrato che il sud è vivo, che se investi, se fai, reagisce. Il problema è che questa vivacità non è eterna. Occorre consolidarla e metterla in moto. E questo il nord lo dovrebbe capire. Milano non potrà mai sostituire Napoli in un’ottica euro Mediterranea. Quindi l’alleanza è fondamentale e non il tentativo di riscrivere la legge sull’autonomia. È una follia che solo un governo schizofrenico può coltivare. Speriamo che questa schizofrenia, sul lettino della psicanalista, passi, altrimenti stiamo male tutti”.
“Il rilancio di Bagnoli – secondo Dino Falconio, sub commissario per la bonifica di Bagnoli – potrebbe rappresentare un’occasione unica per lo sviluppo del lavoro. Le stime fatte dal soggetto attuatore Invitalia parlano di 5mila posti stabili di lavoro più duemila stagionali, raggiungendo circa 7 mila posti nel territorio della Bagnoli risanata. Se si considera che nei tempi d’oro la fabbrica raggiunse 8 mila operai, avremmo un livello di occupazione quasi simile a quello del passato. Bagnoli può diventare un polmone eccezionale per le nuove generazioni per quanto riguarda il lavoro”.
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