Stabilire un nuovo e più equilibrato rapporto tra Aia e Figc

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L’associazione italiana arbitri andrà al voto il prossimo 14 dicembre e lo farà in un momento storico importante da molti punti di vista. Dall’autonomia rispetto alla Figc alla tecnologia in campo, passando per la riforma dello sport e tanto altro. Ne abbiamo parlato con il candidato alla presidenza Antonio Zappi, che sfiderà Alfredo Trentalange.

Domanda. Partendo dalla stretta cronaca, la scorsa giornata si sono fermati gli arbitri del Lazio per protestare contro le aggressioni.

Risposta. Non vorrei intervenire per non essere strumentalizzato visto il mio ruolo di candidato, però ho una storia personale che parla chiaro, ho sempre combattuto la violenza, anche in tempi non sospetti . Nelle ultime due stagioni nella regione ci sono stati 27 episodi gravi Al 20 di novembre nel Lazio si erano già verificati già 15 episodi gravi e 133 giorni di prognosi negli ultimi due anni e quindi credo che una risposta dura vada data e a loro va il mio forte sostegno. Tra l’altro il presidente del comitato regionale del Lazio, Francesco Massini, è il mio candidato vicepresidente vicario. Un arbitro su un terreno di gioco di una squadra reiteratamente violenta potrebbe non più arrivare, questo è il messaggio.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

D. Se dovesse indicare tre punti fondamentali del suo programma elettorale quali sarebbero?

R. Autonomia, direzione tecnica e formazione, oltre ovviamente al contrasto alla violenza di cui abbiamo già parlato. Noi abbiamo bisogno di sviluppare e attuare un’autonomia gestionale, contrattuale e tecnica che lo statuto federale approvato lo scorso quattro novembre ci consente rispetto alla Figc. Stesso discorso per quanto concerne il budget, il marketing e la comunicazione. Da questo momento deve partire un percorso autonomista che non veda controllato in via preventiva e consuntiva il bilancio dell’Aia da parte della federazione. Riconoscere le nostre sezioni come Asd per inaugurare una nuova stagione del rapporto tra Figc e Aia. Dal punto di vista tecnico la nostra proposta è di creare il nuovo ruolo di direttore tecnico, mutuandolo dall’organizzazione delle società di calcio. Questa figura avrà il compito di proporre i nuovi profili di incarichi tecnici per avere nomine più tecniche e meno politiche, così da rafforzare la meritocrazia. Passando alla formazione, negli ultimi due anni abbiamo portato 170 ragazzi (arbitri di base) in giro per l’Europa con l’Erasmus arbitrale. Intendiamo rafforzare questo progetto e fornire corsi di inglese gratuiti per tutti ragazzi, così da aprire nuovi orizzonti di crescita.

D. Parlando di riforma dello sport e del lavoro sportivo, servono migliorie?

R. La riforma dello sport ha toccato anche noi e ci ha creato dei grandissimi problemi inizialmente per quanto riguarda le autorizzazioni degli arbitri che lavorano nelle pubbliche amministrazioni. Abbiamo via via risolto questo aspetto grazie ad un’interlocuzione costante con il Ministro Abodi. Per il futuro sarebbe auspicabile una ulteriore semplificazione che consenta di poter avere da parte del Ministero per lo sport una uniformità interpretativa per quanto riguarda le diverse amministrazioni pubbliche. Perché comunque continuiamo ad avere dei problemi su questo fronte con, ad esempio militari e vigili del fuoco, che continuano ad interpretare in maniera autonoma la normativa. Per quanto riguarda gli arbitri di Serie A c’è la necessità di un diverso e più stabile inquadramento, anche a seguito del loro riconoscimento come lavoratori sportivi con il decreto 36. Questo inquadramento dovrebbe comprendere un’indennità di fine carriera e altre adeguate forme di welfare. Ad oggi gli arbitri di sono lavoratori a tempo determinato e quindi a tutti gli effetti precari.

D. Var e tempo effettivo?

R. Il Var è un percorso ineliminabile di progresso tecnologico per il quale non possiamo che andare verso un miglioramento. Per quanto mi riguarda sono anche favorevole al Var a chiamata, se sarò io il Presidente dell’Aia sarò aperto a tutte le sperimentazioni che le istituzioni internazionali e interne ci chiederanno di realizzare in questo senso. La giustizia sostanziale deve prevalere su qualsiasi aspetto formale.

Sul tempo effettivo occorre fare un distinguo tra calcio di vertice e calcio di base. Per applicarlo servono strutture adeguate e professionalità, quali ad esempio i cronometristi. Ci sono 500mila partite all’anno e in pochissime categorie si potrebbe realizzare in maniera adeguata. Dal punto di vista ideologico sono d’accordo ma è difficile da realizzare al di fuori delle categorie di vertice. Una proposta intermedia di riforma potrebbe essere introdurlo nei minuti finali delle gare, perché è lì che si concentra la maggior parte dell’ostruzionismo, negli ultimi 5 minuti di gara. Ricordo però che gli arbitri applicano regole che altri organismi deliberano.

D. Come valuta l’esperienza di “Open var”?

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R. Estremamente positiva, per quanto riguarda il rapporto con i media da parte mia ci sarà una totale apertura e, qualora ci fossero le condizioni, farei ascoltare gli audio del var in diretta, magari utilizzandoli a livello commerciale come avviene in Formula uno per i piloti e i box. Sarei inoltre favorevole alla realizzazione di un nostro canale tematico, magari anche YouTube, che vada a spiegare tutto ciò che gli sportivi si aspettano sia chiarito.



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