La normativa su sicurezza e trasparenza dei locali su AirBnb, Booking e simili parte a gennaio, nel capoluogo il record nazionale di inadempienze stimate. Gli Host: «Campione troppo ristretto»
Solamente il 2,2% dei locali in affitto breve a Torino risulta in regola con la normativa che partirà a gennaio 2025, ovvero quella relativa al CIN (Codice Identificativo Nazionale) e alle nuove linee sulla sicurezza. I dati sono stati registrati da Fondazione ISSCON e dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, che conferiscono al capoluogo piemontese un record negativo.
Proprio Torino, in cui il turismo è esploso negli ultimi anni. Dal 2022 al 2024 la città ha visto crescere del 196% la presenza di affitti brevi, quasi un alloggio su 66 sarebbe destinato a uso turistico. Sarebbero circa 7mila gli affitti brevi in città, in Piemonte se ne conterebbero oltre 26mila. Eppure solo una minoranza, secondo Fondazione ISSCON e l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, sarebbe in linea con la direttiva che, a partire da gennaio 2025, chiede agli host di essere muniti di CIN e di rispettare una serie di adeguamenti sulla sicurezza.
Le nuove regole
Il Ministero del Turismo aveva fissato la scadenza al 2 novembre, poi il termine per ottenere il CIN è stato prorogato al primo gennaio 2025. Si tratta di uno strumento pensato per registrare le strutture in modo tale da combattere l’evasione fiscale e evitare truffe a danno dei consumatori. Oltre al codice, agli host sarà richiesto di dotare le proprie strutture di estintori (uno ogni 200 metri quadrati, uno a ogni piano) e di installare rilevatori di gas combustibili e monossido di carbonio. Dal 2 gennaio 2025 chi non avrà ottenuto il codice e non sarà allineato con le nuove regole potrà essere soggetto a sanzioni da 800 a 8mila euro.
Al tutto si aggiunge la circolare di novembre del Viminale che chiede il check in «in persona» dell’ospite per evitare contraffazioni (l’ospitato deve presentare un documento da inviare in questure: no alle key box, insomma, le scatoline con le chiavi sempre più presenti anche a Torino.
Torino rispetto all’Italia
A Torino risulta che il 51% degli affitti brevi sia dotato di CIN, praticamente in linea rispetto alla media nazionale. Nell’indagine, Fondazione ISSCON e l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori hanno considerato quasi mille immobili su 10 città campione e solo il 52% è risultato dotato di CIN. Ma a Torino solo il 2,2% degli affitti brevi, oltre ad essere in possesso del CIN, rispetterebbe anche gli altri accorgimenti in termini di sicurezza (mentre la media nazionale arriva all’8,5%). Comunque, in Italia, solo 1 affitto breve su 12 sarebbe in linea con le nuove regole.
Gli host: «Troppe regole»
Airbnb ha già comunicato che gli host che non presenteranno il CIN vedranno il proprio annuncio cancellato dalla piattaforma. Sulla situazione torinese prende la parola Valerio Nicastro, presidente Host Italia: «Dobbiamo affrontare regole sempre più stringenti in tempi molto brevi. Regole forse viziate da volontà altrui? Mi chiedo per quale motivo chi affitta ai turisti debba essere danneggiato dalla normativa, mentre chi affitta agli studenti no. Si tratta di un accanimento a un settore che invece risponde positivamente a una domanda turistica crescente, soprattutto a Torino. Per gli host adeguarsi alla normativa costa molto tempo e molto denaro. E non abbiamo alcun tipo di sostegno, solamente sempre più regole da rispettare».
Dati inattendibili: a Torino valutati solo 90 appartamenti
Nicastro, inoltre, sottolinea come a Torino siano stati valutati solo 90 appartamenti: «Su circa 7mila presenti nei portali Airbnb e Booking! E ovviamente non si capisce il criterio di selezione di questo campione. Le strutture col CIN a Torino non sono più il 51% ma sono già il 67%, e mancano 20 giorni al primo gennaio. Nel calcolo dell’indice di sicurezza (a Torino 5% secondo loro) ci infilano anche l’impianto antincendio che non è obbligatorio (e vorrei vedere, con la gran parte degli host in un condominio). Tralascio commenti su overtourism»
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