Ciclovia del Garda, la Provincia di Trento non cambia idea: «Realizzeremo il nostro tratto con le passerelle a sbalzo»

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di
Alessandro Rigamonti e Annamaria Schiano

Dopo la rinuncia da parte lombarda, il governatore Fugatti conferma i lavori: «Attenti alla sicurezza»

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Il Trentino andrà dritto per la sua strada, mentre esulta il Coordinamento interregionale di Tutela del lago di Garda per la decisione della Regione Lombardia di rinunciare ad un pezzo importante di ciclovia dalla sua costa occidentale (da Gardone Riviera fino Limone), opera a valenza nazionale e che avrebbe dovuto realizzarsi in questo terzo lotto con lunghi tratti in gallerie o con passerelle a sbalzo ancorate alle falesie dall’alto rischio idrogeologico e dai costi faraonici.

«La Provincia autonoma di Trento continua con le proprie progettualità per realizzare la parte di competenza del Trentino della Ciclovia del Garda — ha detto il governatore Maurizio Fugatti —. Un insieme di interventi che procede con la massima attenzione alla sicurezza e alla compatibilità ambientale, come abbiamo ribadito anche nella recente consegna dei cantieri per il tratto dalla Galleria delle Limniadi a quella dei Titani. Progetti e soluzioni tecniche che dunque tengono conto del costante dialogo con i territori e le amministrazioni locali coinvolte». Si parla di costante dialogo, ma questa decisione da parte della sponda lombarda del lago sembra non essere stata presa consultando anche la Provincia autonoma. «Quella della Lombardia è una decisione legittima e ognuno fa quello che ritiene giusto — ha spiegato Fugatti —. Non è che devono avvisarci per forza, non c’è niente di male se lo fanno o meno».




















































La parte lombarda

Da parte invece lombarda, l’assessora regionale alle Infrastrutture, Claudia Terzi, ha accolto le istanze di molte categorie economiche, degli ambientalisti e dei sindaci, ed ha optato per l’inserimento di due battelli ecologici, che fungano da collegamento nel tratto di anello ciclabile mancante. «Siamo enormemente soddisfatti della decisione della Lombardia — ha commentato Marina Bonometti, di Riva del Garda e portavoce del Coordinamento interregionale —. E ci teniamo a ribadire che l’intermodalità di spostamento delle bici su ferro/bus/navigazione è perfettamente legittimo ed è pure auspicato dalla normativa che disciplina le ciclovie turistiche, come è quella del Garda interamente promiscua e ciclopedonale. La Provincia di Trento, in qualità di ente capofila, però, non ha accettato la soluzione proposta dal Tavolo tecnico di fattibilità del progetto, replicando che la ciclovia così è una scelta politica».

E ora, sulla scia del cambio di rotta della Lombardia, il coordinamento chiede ufficialmente anche alla Regione Veneto e alla Provincia di Trento di condividere la scelta della costa occidentale su tutto l’Alto Garda, creando il sistema bici-battello da Salò fino a Malcesine. Anche Malcesine, infatti, ha in costruzione, un pezzo di passerella a sbalzo in località Baitone a Navene, il cui proseguimento dovrebbe avvenire in galleria, per andare a congiungersi con il Trentino, che però sul tratto Torbole-Riva non ha ancora in essere dei progetti esecutivi.

Il Veneto

L’assessora alle Infrastrutture del Veneto, Elisa De Berti, che per il versante veronese ha spinto fortemente per la realizzazione dell’opera, sulla richiesta ha replicato: »La scelta della Lombardia l’ho sempre saputa, ne ho parlato molte volte con Terzi. E se in quel territorio ci sono difficoltà oggettive ci sta che per un pezzetto non si faccia la ciclovia e si spostino i ciclisti sui battelli. Avrei fatto anch’io quella scelta. Ma per il Veneto non ci sono questi problemi, quindi noi andiamo avanti con il progetto com’è. Poi se a Malcesine o a Garda per bypassare queste due criticità si dovrà mettere un piccolo collegamento con battelli allora si vedrà». Quindi l’affondo: «Ma parliamoci chiaro, non possiamo mettere i battelli al posto della ciclovia per tutto l’Alto lago, perché sarebbe una presa in giro: se si va in battello è una bellissima gita sul lago ma non è più una ciclovia su cui si va in bicicletta in sicurezza. Poi se i ciclisti dovessero continuare ad andare sulla Gardesana e ci finiscono sopra i morti, non si venga a dare responsabilità a Veneto Strade e quindi alla Regione. Il mio sogno è sempre stato quello di mettere in sicurezza la Gardesana».

In verità, i ciclisti sportivi anche laddove la ciclopedonale è realizzata, comunque continuano a pedalare sulla carreggiata della Gardesana, e per impedirlo alla Regione non rimarrebbe che vietarne la circolazione considerato che si tratta di una strada regionale, la 249, come del resto accade sull’altra regionale parallela alla Gardesana, la 50 Affi-Castelnuovo, dove le biciclette non ci possono circolare.


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