Nel 2023, centinaia di migliaia di italiani hanno lasciato la propria regione di residenza per ricevere cure mediche altrove. La mobilità sanitaria è spesso motivata dalla ricerca di trattamenti migliori per specifiche patologie. I pazienti si spostano principalmente dal Sud verso il Centro-Nord per interventi chirurgici complessi, per accedere a centri specializzati o per sottoporsi a visite specialistiche ed esami diagnostici. Secondo il Rapporto sulla mobilità sanitaria interregionale 2023 dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, realizzato su mandato del ministero della Salute) solo lo scorso anno si sono registrati circa 670mila ricoveri fuori regione, generando un flusso di rimborsi pari a quasi 2,9 miliardi di euro. Le destinazioni più scelte per la mobilità sanitaria sono state Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Ecco nel dettaglio i dati emersi dal rapporto Agenas presentato il 12 dicembre.
I principali dati sulla mobilità sanitaria
Dall’analisi emergono due dati significativi. Il primo è che i livelli della mobilità sanitaria sono tornati ai valori del 2018 e continuano a crescere, “anche se vediamo importanti segni di miglioramento in alcune Regioni come Lazio e Campania”, ha spiegato il direttore generale di Agenas Domenico Mantoan. Il secondo è che la “Lombardia non è più la prima Regione per attrazione ed è stata superata dall’Emilia-Romagna”. Nonostante la pandemia abbia causato una riduzione del fenomeno della mobilità sanitaria, “già dalla seconda metà del 2020 si osserva una ripresa del trend. In particolare, confrontando i dati del 2023 con quelli del 2019, si osserva come, sebbene il numero di ricoveri in mobilità sia diminuito (668.145 nel
2023 rispetto ai 707.811 del 2019), la spesa è aumentata leggermente, passando da 2,84 miliardi di euro nel 2019 a 2,88 miliardi nel 2023”, si legge nel report Agenas, che sottolinea come questo incremento sia “principalmente attribuibile all’aumento della mobilità legata ai ricoveri per DRG di alta complessità, che comportano trattamenti più costosi e specializzati”. La mobilità sanitaria nel 2023 è infatti risultata in crescita per le prestazioni ad alta complessità, che hanno registrato un aumento del 12%. Al contrario, i ricoveri per prestazioni di media e bassa complessità sono calati della stessa percentuale. A guidare le scelte dei pazienti sono soprattutto le strutture private accreditate, che gestiscono circa tre quarti dei ricoveri ad alta complessità. Solo un aspetto non cambia nel tempo: il flusso migratorio per ricoveri ospedalieri continua a procedere da Sud verso Nord. Anche se si tende sempre di più a spostarsi tra le regioni del Centro-Nord, soprattutto quelle di confine.
Risorse in movimento e disparità regionali
Il quadro delineato dai dati Agenas sulla mobilità sanitaria è complesso. In generale, come detto, si registra un trasferimento di pazienti e risorse economiche dal Sud al Nord, ma con notevoli differenze tra le regioni.
Per esempio, circa la metà del saldo negativo della Sicilia (142 milioni) è diretto verso Lombardia ed Emilia-Romagna. La Lombardia stessa, però, presenta un saldo negativo di circa 200 milioni di euro, con una mobilità sanitaria diretta soprattutto verso le regioni confinanti. La Campania, pur avendo migliorato le proprie prestazioni sanitarie, è la prima regione per mobilità in uscita con rimborsi pari a 235 milioni di euro. Tuttavia, si tratta di una spesa pro-capite di poco più di 40 euro a cittadino, più di tre volte inferiore rispetto a quella del Molise, Regione che unisce alti tassi di mobilità in uscita con altrettanto alta capacità di attrazione da fuori Regione. Gli esperti di Agenas raccomandano di monitorare con attenzione il caso dell’Umbria: negli ultimi cinque anni, questa regione ha visto diminuire la propria attrattività e, contemporaneamente, aumentare la mobilità in uscita. Anche la Lombardia è sotto osservazione, con ricavi derivati dalla mobilità in entrata calati di 50 milioni in 5 anni.
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Le malattie per cui gli italiani cercano risposte fuori regione
Per quanto riguarda le malattie per cui gli italiani cercano risposte fuori Regione, non sempre lo spostamento è legato a interventi di alta complessità. Questi rappresentano infatti meno del 16% dei ricoveri totali; mentre la gran parte (il 53%) è a media complessità e c’è un 11,7% che è a rischio inappropriatezza. Le patologie che più frequentemente spingono a migrare sono quelle del sistema muscolo-scheletrico. In questo ambito, l’Emilia-Romagna si distingue nettamente, con un saldo positivo di 228 milioni di euro, il doppio rispetto alla Lombardia, che si posiziona al secondo posto. In entrambe le regioni, la maggior parte delle prestazioni viene effettuata presso strutture private convenzionate. Oltre che per le malattie osteoarticolari — in particolare per interventi di protesi —, gli italiani si spostano soprattutto dopo una diagnosi di tumore e per sottoporsi a interventi chirurgici ad alta complessità.
Fragilità strutturale al Sud
L’analisi Agenas mostra, infine, una fragilità strutturale dei servizi sanitari del Sud. “I dati mostrano che in queste Regioni spesso non c’è una sufficiente dotazione di posti letto per acuti e post-acuti e neanche di personale”, ha sottolineato Mantoan. “Quindi, se vogliamo che nelle Regioni del Sud ci siano ospedali di eccellenza è importante passare anche per il potenziamento delle dotazioni organiche”.
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