Anticipare gli interventi alla fase preadolescenziale, aiutare i genitori ad impostare correttamente lo stile di vita dei figli, favorire progetti di educazione “tra pari”, creare équipe psico-sociosanitarie permanenti al servizio delle scuole, promuovere il ricorso alla giustizia riparativa per i minorenni. Un cambio di strategia che si rende necessario alla luce del fatto che «le politiche per il contrasto delle dipendenze da alcol e droga tra i minorenni non hanno dato i risultati sperati».
È preoccupante la realtà che emerge dal documento conclusivo dell’indagine conoscitiva “sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza”, approvato all’unanimità dei presenti dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Un confronto che ha visto una condivisione costruttiva e trasversale sugli emendamenti proposti dai diversi componenti (M5s, Pd, Avs, FdI, Lega e FI) come ha sottolineato con soddisfazione la presidente dell’organismo Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati). La Commissione ha promosso 32 audizioni, tra esperti e rappresentanti delle istituzioni e ha presentato nei giorni scorsi il documento alla Camera.
«Finora le campagne informative e le iniziative sul campo hanno riguardato per lo più adolescenti e giovani adulti, una fase dell’età evolutiva in cui si sono già manifestati comportamenti additivi o devianze – ha affermato Brambilla – A quel punto è più difficile far arrivare il messaggio e cambiare direzione. Perciò gli specialisti auditi nel corso dell’indagine insistono sulla necessità di intervenire in una fase precedente dello sviluppo, quella preadolescenziale, già dai nove anni, di “formare i formatori”: genitori, insegnanti, catechisti, allenatori, insomma tutte le figure che per il bambino o ragazzo rappresentano a vario titolo un punto di riferimento». «Secondo la pressoché unanime opinione degli esperti – ha aggiunto la presidente – le politiche di contrasto alle dipendenze e i sistemi di prevenzione non hanno dato i risultati sperati, quantomeno tra gli adolescenti. Questo, ovviamente, nonostante le ottime intenzioni e l’impegno di tutti gli attori coinvolti, dalle istituzioni agli operatori di base. L’esito appare insoddisfacente, secondo quanto emerge dall’indagine, non per carenze normative (anche se l’apparato normativo è sempre perfettibile), ma perché le politiche di prevenzione e di contrasto alle dipendenze richiedono una revisione».
I campi di analisi
Le raccomandazioni della commissione riguardano il contrasto alle dipendenze da alcol e droghe, il degrado delle condizioni di vita dei minori nelle periferie, l’universo carcerario minorile e le spese per l’infanzia e l’adolescenza.
Per quanto riguarda il contrasto alle dipendenze da alcol e droghe , l’organismo parlamentare chiede «un’attenta revisione delle politiche di contrasto», che non hanno avuto gli effetti sperati, quanto meno nei giovani, per rinforzare il ruolo delle agenzie educative, famiglia, scuola, centri sportivi, oratori e così via, spostando il focus dall’età adolescenziale a quella preadolescenziale. In particolare, prosegue la commissione, «si dovrebbero prevedere forme di assistenza destinate ai neogenitori per aiutarli, anche a domicilio, ad impostare correttamente lo stile di vita dei figli; stabilizzare la figura dello psicologo scolastico o, meglio ancora, creare équipe psico-sociosanitarie permanenti a servizio di uno o più gruppi di istituti scolastici; favorire in ogni modo progetti di educazione “tra pari”, in cui i preadolescenti stessi diventano “ambasciatori” del corretto stile di vita presso i loro coetanei, e di formazione dei formatori. Comprese figure, come gli allenatori o gli educatori, che in alcuni casi trascorrono con i bambini e i ragazzi più tempo dei genitori».
Per quanto riguarda il degrado nelle periferie, «l’estensione ad altre periferie “in forte disagio” delle misure del piano straordinario per Caivano, relative alla creazione o alla riqualificazione di centri d’aggregazione come impianti sportivi, auditorium, biblioteche e spazi per conferenze o altre attività culturali, dipartimenti universitari, il monitoraggio e la repressione del mercato illegale di armi, bianche e da fuoco, a disposizione dei più giovani».
Per quanto riguarda l’universo carcerario minorile, «interventi, come quelli già in corso, per risolvere il problema del sovraffollamento degli Istituti penitenziari minorili, la promozione, la diffusione e l’implementazione della giustizia riparativa applicata ai reati commessi dai minorenni, per colmare il vuoto, aperto dalla mancanza di empatia, tra autore e vittima del reato, e per limitare il ricorso alla carcerazione. L’assunzione di funzionari della professionalità pedagogica, l’apertura di nuove comunità di accoglienza alternative al carcere».
Per quanto riguarda la spesa per i minori, «la razionalizzazione e il coordinamento della spesa per i minori, quantomeno nell’area socioassistenziale e un maggiore impegno di risorse, pubbliche e private».
Il Garante Marziale: alcol e droga “a portata di mano”
“Intervenire per combattere il disagio quando i ragazzi sono adolescenti è oggettivamente tardi”. Con tale convinzione, la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza – dopo l’indagine conoscitiva “sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza” – ha votato all’unanimità un documento che punta ad anticipare gli interventi alla fase preadolescenziale.
“Un atto – afferma sempre sull’inserto Noi Magazine il prof. Antonio Marziale, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Calabria e docente di sociologia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria – che va salutato con assoluto favore, come qualsiasi provvedimento che riguardi i soggetti in età evolutiva, tendente al miglioramento della loro qualità vita. Ma, il nostro Paese abbonda di provvedimenti. L’Italia, infatti, è la nazione con la più alta produzione legislativa in tema di diritti dei minori, per non parlare dei protocolli d’intesa”.
“I temi presi in esame dalla Commissione sono: il contrasto alle dipendenze da alcol e droghe, il degrado delle condizioni di vita dei minori nelle periferie, l’universo carcerario minorile e le spese per l’infanzia e l’adolescenza. Esaminiamoli uno ad uno: il contrasto alle dipendenze da alcol e droghe. Chi vende gli alcolici è debitamente sanzionato? Chi spaccia droga è punito? Entrambe le due sostanze vengono reperite da ragazze e ragazzi con estrema facilità, al punto che conosciamo le piazze di spaccio così come sappiamo che la Basilica di San Pietro è in Vaticano. Li vediamo fuori dai bar con birre in mano che, sempre più spesso, diventano armi di offesa letale in caso di risse.
Ragionando sul degrado delle condizioni di vita dei minori nelle periferie, non occorre essere in possesso di una laurea in sociologia per constatare come le periferie siano ormai abbandonate a sé stesse e addirittura “estese” in centro città. Per facilitare la comprensione basti pensare alla stazione Termini di Roma o alla stazione Centrale di Milano, ed altrettanto si può dire di altri spazi urbani dislocati sul territorio nazionale. Non sono forse “periferie” abbandonate? Zone franche per ogni forma di devianza”.
“Sull’universo carcerario minorile meglio stendere un velo pietoso. Sovraffollamento, atti di autolesionismo, suicidi, aggressioni, problemi strutturali, eppure c’è chi osa parlare di “carceri modello”. Modello di che, di cosa? Rimangono le spese ed è d’obbligo pensare a quanti bambini portatori di disabilità non fruiscono dei servizi elementari, nonostante conclamati diritti. Si è capito che reputo tutto un “fumus”. Così come reputo fine a sé stesso il trionfalismo che nulla risolve”.
“Plaudo certamente alle buone intenzioni, destinate a rimanere tali visto che nel Paese vigono anarchie che già contravvengono impunemente alle leggi esistenti. Forse i legislatori dovrebbero fare l’esperienza dei Garanti, per comprendere contro chi e cosa si combatte ogni giorno per assicurare ai più piccoli diritti basilari. Offro alla Commissione qualcosa di concreto: riportare la soglia dell’età del consenso sessuale almeno a 16 anni, piuttosto che agli attuali 14. Salveremmo un numero sterminato di bambini e bambine dalla pedofilia. Volendo si può fare… all’unanimità!”
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