Genova. L’influenza vera e propria non è ancora esplosa in Liguria, ma intanto le vaccinazioni sono in aumento di circa il 6% rispetto all’anno scorso con 270mila dosi somministrate (erano 255mila nello stesso periodo del 2023). È quanto evidenziano i dati di Alisa illustrati oggi durante la presentazione del piano della Regione per evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso durante le festività natalizie.
“Dopo l’ondata del Covid, mentre in altre regioni è stata osservata una flessione dovuta ai noti sentimenti di allontanamento dalla vaccinazione, mentre nella nostra regione abbiamo avuto un aumento abbastanza omogeneo. Evidentemente il messaggio è passato”, spiega il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi. La maggior parte delle dosi (184.629) è andata agli over 65, tra i soggetti più a rischio secondo le raccomandazioni ministeriali, e ben 42.549 dosi sono state somministrate a persone di età compresa tra 7 e 59 anni. In prima linea i medici di medicina generale che hanno erogato il 69% dei vaccini seguiti da farmacie (17%), pediatri (8%), Asl e altro (6%). Per quanto riguarda il virus respiratorio sinciziale (Srv), la campagna di immunizzazione ha coinvolto in Liguria quasi il 100% dei neonati nei punti nascita.
“La partenza dell’epidemia è stata precoce come nella scorsa stagione, però nelle ultime settimane ha leggermente piegato, nel senso che stiamo osservando una diminuzione dell’incremento dell’incidenza: i casi stanno aumentando meno velocemente rispetto al 2023 – prosegue Ansaldi -. Normalmente, guardando le venti stagioni precedenti, il picco dell’influenza è tra gennaio e febbraio, ma abbiamo avuto anche episodi precoci o tardivi”.
Oggi in Liguria, secondo i dati del monitoraggio epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità, a soffrire di sindromi parainfluenzali sono soprattutto i bambini fino a 4 anni con un’incidenza di 33,27 casi ogni mille assistiti, ben superiore ai 19,41 casi a livello nazionale nella stessa fascia d’età. Sulla popolazione complessiva della Liguria l’incidenza è ferma a 5,55 casi su mille (8,08 a livello nazionale), con un dato sopra la media anche nella fascia 10-14 anni (9,10 casi contro 7,75 casi su mille), mentre adulti e anziani risultano meno colpiti. Questi numeri comprendono anche il Covid, che non è ancora diventato un vero e proprio virus stagionale ma comunque non è sparito. “Evidentemente la copertura vaccinale è importante, ma abbiamo ancora tempo per raggiungere il tasso ottimale“, osserva il direttore generale di Ansaldi.
“L’anno scorso il 75% di chi era finito a letto era stato colpito da virus influenzali, Sars-Cov-2 o virus respiratorio sinciziale. In questo momento un caso su due è determinato dai rinovirus che danno tosse, raffreddore, ma anche bronchite e polmonite. Aspettiamo l’isolamento epidemico dei virus influenzali che ci attendiamo verso la fine dell’anno o la prima settimana del 2025 – continua Giancarlo Icardi, direttore dell’istituto di Igiene del San Martino -. Abbiamo tutto il tempo per far sì che la campagna di vaccinazione possa andare ancora meglio. Tra gli over 65 siamo intorno al 50% di copertura, speriamo di arrivare al 60-65%. Quest’anno il picco ce lo aspettiamo un po’ più avanti, con questi numeri anche il 10% di vaccinazioni in più rispetto all’anno scorso significherebbe centinaia di casi in meno che insistono sul sistema sanitario. Vaccinarsi è il modo più efficace per proteggersi e non è mai troppo tardi per farlo”.
“L’influenza di quest’anno è caratterizzata da forme blande e contemporaneamente forme molto impegnative – riferisce Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino -. Abbiamo avuto tre casi classificati come gravi al San Martino, di cui uno in un soggetto senza fattori di rischio di circa 40 anni. L’influenza sembra durare un po’ più a lungo rispetto all’anno scorso: normalmente i sintomi acuti si risolvono in 3-5 giorni, quest’anno arriviamo a 7 giorni”.
Da qui l’appello di Bassetti: “Se al secondo giorno di influenza ho ancora la febbre alta non devo andare all’ospedale, a meno che non insorgano complicanze respiratorie o patologie di base che necessitano di assistenza ospedaliera”. Ma soprattutto: “L’influenza si cura esclusivamente con farmaci sintomatici. Cerchiamo di evitare l’abuso che nel nostro Paese viene fatto sia per l’influenza sia per il raffreddore comune: gli antibiotici non servono e non vanno prescritti anche se il paziente ha la febbre da due o tre giorni. Dobbiamo dirlo a pazienti e colleghi medici, ospedalieri e territoriali. Cerchiamo di far tesoro di alcuni insegnamenti degli ultimi anni, primo tra tutti l’utilizzo appropriato degli antibiotici”.
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