Prodotto totalmente ideato in Puglia dalla società che fa capo alla Angel Holding di Monopoli, viene prodotto negli stabilimenti Ferrosud a Matera con materiali eco-compatibili
«Cosa immagino per il futuro? Nel mondo della mobilità urbana penso a città sempre più libere dalle auto dove l’e-bike è la soluzione ideale per gli spostamenti dell’ultimo miglio. Dagli hub, ferroviari o degli autobus, fino alle abitazioni o ai centri di aggregazione. È una risposta sostenibile, anche economicamente, rispetto a una società in evoluzione».
Più che una scommessa imprenditoriale, quella di Vaimoo – e dell’amministratore delegato Matteo Pertosa – è la storia di un’idea che nasce già in fase di maturità. Ovvero un servizio di trasporto flessibile e subito a disposizione; una soluzione a portata di mano che va a soddisfare un’esigenza reale degli utenti. Vaimoo, l’e-bike sharing connesso on line, entra in una nuova fase e si affaccia al passaggio “industriale”.
La società, che fa capo alla Angel Holding di Monopoli, fa dell’innovazione e della ricerca il core business senza dimenticare la finalità sociale. Sei anni fa, dopo lacune esperienze limitate al software nel mondo delle e-bike, si è deciso di scommettere su un nuovo filone del trasporto: l’ultimo miglio totalmente green. Così parte la progettazione e, dopo una fase di sperimentazione, arriva la soluzione.
Nel 2020 viene esportata la prima e-bike nata appositamente per lo sharing a Copenaghen e nel febbraio del 2022 c’è il primo servizio totalmente gestito dalla Vaimoo a Bari.
Pertosa, pensare di utilizzare le biciclette condivise per migliorare la mobilità urbana era quasi un’utopia. Ma alla fine la situazione è cambiata. È soddisfatto?
«Si può e si deve migliorare, ma ciò che è stato realizzato in pochi anni va nella direzione giusta. Vaimoo cresce e, soprattutto, soddisfa le esigenze della cittadinanza».
Può darci qualche numero che faccia capire il grado di gradimento degli utenti?
«Due anni fa siamo partiti nel primo comune, a Bari, con duecento e-bike e a metà del 2025 chiuderemo la fase di start up con un servizio attivo in 54 città per complessive 2.200 biciclette. Ma soprattutto riscontriamo un grande interesse da parte dei cittadini».
Ovvero?
«A Bari possiamo contare su quasi 55 mila utenti per 318 mila viaggi e oltre 1 milione di chilometri percorsi. L’utilizzo medio è di 3 chilometri. Parliamo di 135,54 tonnellate di Co2 non immesse nell’atmosfera. È un abbattimento sensibile che cui rende orgogliosi in termini di difesa dell’ambiente».
In Puglia, oramai, c’è un feeling particolare con Vaimoo. Vale anche per altre realtà?
«Il trend è positivo in tutti i territori serviti. I sistemi di rilevamento fanno segnare, già dai primi giorni di attivazione, un alto gradimento. A Biella il servizio è partito lo scorso 24 settembre e contiamo già 12.700 viaggi per 13.700 ore di utilizzo».
La rete dei comuni serviti diventa sempre più ampia.
«Siamo presenti in Puglia, ma gestiamo il servizio anche in Campania, sulla “linea” da Portici a Sorrento con 330 e-bike, ad Biella e provincia con altre 250 e-bike. Ma anche in Basilicata con Potenza e prossimamente Matera, subito dopo inizieremo con nuove città in Campania e Calabria».
Spesso si vince quando si ha un’idea forte. Ma nel caso specifico avete “offerto” una soluzione pensata sull’intera filiera: dalla progettazione allo sviluppo, dalla produzione all’assistenza. E tutto made in Italy.
«Made in Puglia e Basilicata. La mobilità Vaimoo è incentrata su una modalità di servizio efficiente e competitiva anche sui costi grazie alla collaborazione con le Regioni. Parliamo di 2 centesimi di euro a chilometro e la resa aumenta quando possiamo sfruttare più stazioni di posizionamento delle biciclette. Le statistiche sono chiare: dove la rete è più fitta c’è un utilizzo maggiore delle e-bike. Ecco perché puntiamo a implementare il network locale».
A proposito di produzione, dov’è la “casa” delle bici?
«Le e-bike hanno un design personalizzato e sono prodotte dai nostri stabilimenti Ferrosud a Matera con materiali eco-compatibili (sia l’alluminio sia la plastica riutilizzabile). Possiamo contare sulla collaborazione di cento dipendenti e intendiamo avviare un programma di reskilling, in collaborazione con Arpal, per dare un’opportunità a personale non occupato».
Qual è l’aspetto che più le sta a cuore?
«Dimostrare con i fatti che si può fare sostenibilità utilizzando la tecnologia al servizio delle persone. Quando la mattina avviamo il lavoro c’è un mondo che si sposta e che grazie alle nostre soluzioni evita l’impiego di automobili decongestionando le città. Sono le piccole scelte di ogni giorno quelle che cambiano in meglio la nostra vita. Ovviamente la diffusione non dipende solo da noi, è importante che ci sia volontà politica, ma anche quella delle strutture tecniche delle istituzioni. Per fare innovazione bisogna avere coraggio. Lo facciamo con convinzione perché sappiamo che è nell’interesse dello Stato, dei cittadini e dell’ambiente».
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