L’olio extravergine di oliva sotto attacco dell’agropirateria internazionale. Il record di esportazioni nei primi nove mesi dell’anno dell’oro verde con un valore che ha superato il miliardo di euro, 1,1 per la precisione (+55,2%), è lì a confermare, ancora una volta, l’incredibile “fame” del prodotto di eccellenza dell’olivicoltura toscana nel mondo. Una fama che è, purtroppo, anche la sua condanna con frodi, sofisticazioni ed imbrogli, dall’Italian Sounding alla pirateria web, che sono all’ordine del giorno nei mercati internazionali. Illeciti che danneggiano i produttori, sempre più strozzati dai costi di produzione e dall’impatto della crisi climatica sulle produzioni e sui margini economici, e sui consumatori di tutto il mondo convinti, di fronte ad una bottiglia con chiari ed evidenti riferimenti alla toscana o all’Italia, di acquistare un prodotto veramente Toscano. Ma nei fatti non è lo. E’ un fake colossale. L’aiuto potrebbe arrivare dalla tecnologia informatica attraverso l’istituzione di un sistema telematico di registrazione e tracciabilità unico a livello europeo per proteggere l’olio extravergine d’oliva e garantire trasparenza lungo tutta la filiera produttiva. E’ la richiesta avanzata dal vicepresidente di Coldiretti e presidente di Unaprol, David Granieri, in una lettera inviata al ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida. “L’obiettivo di questa iniziativa è proteggere la qualità di un prodotto simbolo dell’agroalimentare italiano ed europeo e tutelare sia i consumatori che i produttori onesti. L’olio extravergine è in cima alla lista dei prodotti del paniere nazionale e regionale che vanta più tentativi di imitazione e pratiche fraudolente di varia natura e genere. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – L’olivicoltura di qualità è un pilastro dell’economia agricola toscana che arriva da stagioni difficili con produzioni altalenanti e sotto le aspettative dal punto di vista delle rese come quella appena conclusa che non consentono nemmeno di coprire i costi di produzione. Il fenomeno delle frodi, delle sofisticazioni e delle contraffazioni unite all’invasione di prodotto straniero che entra nel nostro paese a basso prezzo stanno erodendo capacità di sopravvivenza e resilienza insieme ad un patrimonio culturale costruito sulla qualità, la trasparenza e la fiducia”.
La situazione attuale vede il mercato dell’olio extravergine sotto assedio, con frodi sempre più sofisticate e la vendita di olio a prezzi insostenibili per i produttori onesti. Questo fenomeno, come sottolineano Coldiretti e Unaprol, “infligge danni irreparabili sia ai consumatori, che vengono ingannati e lesi nei loro diritti, sia ai produttori onesti, il cui impegno e dedizione vengono sistematicamente sviliti da pratiche disoneste”. Per arginare queste problematiche, Coldiretti e Unaprol propongono l’istituzione di un Registro Telematico Unico a livello europeo per garantire la tracciabilità degli oli d’oliva vergini, basandosi sul modello italiano del Registro Telematico del SIAN. Questo sistema, già applicato con successo in Italia, permetterebbe di garantire ogni fase della produzione tracciabile digitalmente in modo uniforme in tutta l’UE, la garanzia di acquisti consapevoli e di prodotti dall’origine certa, un sistema di tracciabilità efficace per scoraggiare le pratiche illecite e faciliterebbe i controlli. Inoltre, la reputazione dell’olio extravergine europeo sarebbe così rafforzata e tutelata a livello internazionale.
Come ribadito nella lettera, “è necessario garantire il rispetto del principio di reciprocità per tutelare i produttori italiani ed europei da una concorrenza sleale messa in atto con prodotti di dubbia provenienza”. Ma è essenziale anche rivedere il meccanismo degli accordi di contingenti tariffari, “che prevedono l’importazione di olio senza dazi doganali. Tali accordi dovrebbero essere gestiti, come in passato, al termine della campagna di raccolta in modo da garantire condizioni di parità competitive per i produttori europei, anche per evitare che siano sfruttati per pratiche commerciali sleali, come l’importazione di prodotti a prezzi eccessivamente bassi, in contrasto con i rigorosi standard europei in materia di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale previsti nell’Unione Europea”. Coldiretti e Unaprol confidano nella sensibilità e nella determinazione del ministero per proteggere un simbolo del patrimonio agroalimentare e culturale dei Paesi mediterranei e invitano ad un’azione tempestiva per l’applicazione del Regolamento UE 299/2013.
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