Le hanno portate in Questura, venerdì sera, dopo che avevano quasi sgozzato un loro coetaneo F.F. di 22 anni con un coccio di bottiglia. Sono indagate per tentato omicidio. Erano sporche di sangue, mani e vestiti imbrattati, ma loro hanno negato di essere state presenti all’aggressione. «Volete trovare il colpevole? Cercatelo!», hanno sfidato gli agenti che le hanno fermate poco distanti da via Castelmenardo, nel cuore di Treviso, dove pochi minuti prima, alle 20.05, si era consumato il dramma.
Le due, una di 19 anni residente a Ponte di Piave e l’altra 17 anni residente a Treviso, italiane di seconda generazione, hanno negato l’evidenza dicendo di non sapere perché erano state fermate e identificate. Fredde, forse assenti a causa della droga assunta, un misto di pastiglie di ketamina e anfetamina, unite all’alcol. Per nulla spaventate dalle divise degli agenti, dalle stanze della Questura e nemmeno dai genitori che sono stati chiamati e che, loro sì, erano spaesati e disperati. Invece, per la polizia, le colpevoli sono loro. Meglio, una delle due. Perché è una ragazza ad aver sferrato il colpo che ha ferito gravemente alla gola il giovane 22enne, descritto dagli amici come consumatore di droga non occasionale. Ma anche pusher per raggranellare i soldi per comperare lo sballo.
DUE FASCICOLI D’INDAGINE
La Procura presso il tribunale ha aperto un fascicolo per tentato omicidio, e lo stesso ha fatto la Procura dei minori di Venezia. Mentre la terza ragazza, anche lei 17enne, pur facendo parte del gruppo delle prime due non avrebbe partecipato all’aggressione e sarebbe una testimone. Verso di lei non è stato preso alcun provvedimento. La dinamica di quanto successo venerdì sera, a due passi da piazza Borsa, racconta di un litigio tra dieci ragazzi. Qualcuno dice per un cellulare che tentano di rubare al 22enne. Ma sembra che la verità sia, ancora una volta, la droga o meglio un debito non saldato per qualche pastiglia. Il 22enne viene picchiato e cade a terra. Ha sangue in bocca. È a quel punto che sputa in direzione di quattro ragazzine, che reagiscono come furie. Perdono la ragione, forse obnubilata dalle sostanze stupefacenti assunte: una di loro usa una bottiglia, che rompe a bella posta, per colpire il 22enne. Lo raggiunge al collo e il taglio è profondo. Il 22enne si accascia a terra, sotto le auto parcheggiate, vomitando sangue. Viene soccorso, i passati chiamano polizia e Suem 118. Mentre il gruppo di ragazzine scappa. Due di loro, indicate come le autrici del ferimento che per un soffio non è stato mortale, vengono acciuffate poco lontano. Negano. Anche se sporche di sangue. Anche se gli altri ragazzi presenti all’assalto le indicano come le autrici del ferimento. Negano e sfidano le divise.
PICCOLI PRECEDENTI
La 19enne risulterà avere qualche precedente per furto e per aver dichiarato false generalità in precedenti occasioni, quando comunque era già maggiorenne. Sfidano l’autorità, si spalleggiano e sembrano infischiarsene delle regole. Ma anche delle condizioni di salute del ragazzo colpito, sul quale non chiederanno mai informazioni. Non importa se vive o muore nella loro delirante indifferenza. A muovere la loro “agenda” c’è la droga, qualche furtarello, svaporare così come le loro giornate. Sono studentesse entrambe. Ma sembrano delinquenti incallite. Non rivelano nulla di quanto successo venerdì sera e si spalleggiano. «Non eravamo là». «Noi non c’entriamo» ripetono, come un mantra. Le indagini della squadra mobile continuano incessanti, dopo il primo intervento delle volanti. Il posto dell’agguato è stato setacciato dagli agenti della scientifica a caccia di tracce, sui vetri e le bottiglie rimaste a terra, sugli indumenti del ragazzo ferito. Si guardano le telecamere che riprendono spezzoni della scena ma non il colpo con la bottiglia. Sono stati sentiti diversi testimoni, anche passanti che hanno assistito alla scena. Non ci vorrà molto per far combaciare i pezzi e allora sarà presentato il conto a queste bulle che non hanno ancora capito cosa rischiano e a cosa stanno andando incontro.
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