I 10 migliori Trebbiano d’Abruzzo scelti dal Gambero Rosso (con una new entry Tre Bicchieri)


Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, l’Abruzzo del vino ci racconta di una regione proiettata verso il futuro. Il “Modello Abruzzo” sta cercando di ridisegnare la produzione regionale con l’intento di alzare l’asticella della qualità, tentando di mettere le distanze tra un numero sempre più alto di produttori che puntano su vini identitari e territoriali e gli imbottigliatori, che, invece, hanno come solo obiettivo la quantità (spesso a prezzi troppo bassi).

Dopo aver parlato dei migliori Montepulciano e Cersauolo, qui ci concentriamo sul Trebbiano, che stupisce quando inizia a prendere qualche anno sulle spalle.

Noto sin dall’antica Roma con il nome di trebulanum, il trebbiano è il vitigno che produce la maggior quantità di vino nel mondo. L’origine di quest’uva è senz’altro italica, ma sulla zona di provenienza regna una notevole incertezza dovuta alla grande abbondanza di località geografiche che fanno riferimento a questo etimo. Le caratteristiche che hanno decretato l’enorme diffusione del trebbiano sono la sua resistenza alle malattie e ai parassiti, la sua grande adattabilità e la sua fortissima produttività. In Italia, da nord a sud, lo troviamo in quasi tutte le regioni, e dove il vitigno ha avuto un ruolo chiave, ha aggiunto al suo nome l’aggettivo che ne indica l’appartenenza.

In Abruzzo, Amorotti, Masciarelli e La Valentina sono i produttori che secondo noi hanno meglio interpretato il vitigno nei nostri assaggi di quest’anno, cui si aggiunge la famiglia Spinelli,  per la prima volta nel club dei Tre Bicchieri.

Trebbiano d’Abruzzo Le Stagioni del Vino 2021 – Spinelli

La new entry tra i Tre Bicchieri e un’etichetta rara

Col Trebbiano d’Abruzzo Le Stagioni del Vino 2021 la cantina Spinelli è entrata tra le 52 cantine che quest’anno hanno ottenuto per la prima volta i Tre Bicchieri. Ridisegnando la produzione aziendale sono arrivati a proporre uno straordinario Trebbiano d’Abruzzo.

Da segnalare è anche la presenza di un Trebbiano d’Abruzzo nella Carta dei Vini Rari, una sezione totalmente nuova che troverete nella guidaVini d’Italia del Gambero Rosso 2025protagonista anche della storia di copertina del mensile Gambero Rosso di novembreSi tratta del Trebbiano d’Abruzzo Di-Vèrto ’22 diTorre dei Beati, sfaccettato, minerale, salmastro e mediterraneo. Ciò che più colpisce però è il sorso, dotato di grande tensione e vitalità, come pochi altri Trebbiano assaggiati in regione.

I migliori Trebbiano d’Abruzzo Tre Bicchieri e Due Bicchieri Rossi

Ed ecco i Trebbiano d’Abruzzo che hanno ottenuto i Tre Bicchieri, il massimo riconoscimento o i Due Bicchieri Rossi della guida Vini d’Italia del Gambero Rosso 2025, essendo arrivati alle degustazioni finali.

Anche quest’anno a spiccare nella piccola gamma propostaci da Amorotti è il Trebbiano. Si tratta dell’annata 2022 e abbiamo a che fare con un bianco dallo spettro aromatico stratificato e sfaccettato che affastella foglie di tè, limone candito, camomilla, propoli, grani di senape e albicocca verde prima di concedersi, scapigliato, in un sorso vitale, attraversato da saporita energia.

Chi frequenta il vino di Loreto Aprutino si sarà accorto che ormai da qualche anno alla squadra degli attori vinicoli della cittadina abruzzese si è aggiunta una nuova azienda. Si tratta di Amorotti, la creatura di Gaetano Carboni, che una decina di anni fa ha deciso di recuperare la vecchia cantina dei suoi avi, sita nel Palazzo dei Baroni Amorotti. Qui vengono lavorate con metodi artigiani le uve provenienti dai 16 ettari di proprietà, un vigneto suddiviso in diverse parcelle. Le fermentazioni sono rigorosamente spontanee, la tecnologia non attraversa il portone della cantina così come l’acciaio: per la vinificazione e la maturazione viene utilizzato esclusivamente legno di grandi dimensioni.

Ottima versione del Trebbiano per la cantina Spinelli. L’annata 2021 si presenta con un’elegante tratto affumicato, leggiadro, su cui poi si innestano sensazioni di erbe aromatiche e tratti piacevolmente agrumati. La bocca sfoggia un sorso di vibrante sapidità, teso, lungo e dal finale luminoso.

Vincenzo Spinelli ha fondato l’azienda che porta il suo nome nel 1973 e da subito gli ha dato una chiara vocazione commerciale, tanto che il marchio, tutt’ora, è tra quelli abruzzesi più conosciuti nel mondo. Ma se fino a qualche anno fa all’export era dedicata la fetta maggiore della produzione, attualmente è sul mercato interno che si concentrano gli sforzi delle nuove generazioni alla guida dell’azienda. Agli ettari vitati di proprietà si aggiungono quelli coltivati da fidatissimi conferitori, seguiti dal punto di vista agronomico in tutte le fasi del lavoro in vigna. Le Stagioni del Vino è il nome della linea su cui si concetrano molti degli sforzi dell’azienda. E i risultati sono eccellenti.

Ottima prestazione per il Trebbiano Castello di Semivicoli. Scorza e polpa di limone, erbe aromatiche e fieno appena falciato sono le suggestioni aromatiche che partono dal calice, anticipando una bocca di grande precisione gustativa, leggera e delicata nel lungo finale.

Marina Cvetic e Miriam Masciarelli sono alla guida di una delle aziende più importanti del vino regionale, una realtà che ha esportato il nome dell’Abruzzo nel mondo. L’imponente parco viticolo aziendale insiste su tutte le provincie abruzzesi, cercando di trarre il meglio dalle caratteristiche di ogni zona: così si va dalle coste adriatiche fino a risalire le colline che portano al Gran Sasso, passando per capitali del vino abruzzese come Loreto Aprutino, sulle Colline Pescaresi, fino ad arrivare alla provincia di Chieti.

Il Trebbiano Spelt è molto affascinante: prato fiorito, zenzero essiccato, bocca buonissima per sapore e propulsione acida, struttura imponente ma senza mai essere pesante. I vigneti dell’azienda La Valentina, dei fratelli Di Properzio, cercano di riassumere le due anime del vino regionale: quella appenninica e quella adriatica. E infatti le parcelle vitate sono posizionate a Spoltore e Cavaticchi, non distanti dalla costa, e a Scafa, San Valentino e Alanno, più all’interno, nel cuore delle Colline Pescaresi. Sabatino, Roberto e Andrea, fin dall’inizio della loro attività, negli anni ’90, hanno impostato il loro lavoro nel totale rispetto del territorio e della natura: alla certificazione biologica, hanno fatto seguito, in maniera sempre più convinta, le buone pratiche dell’agricoltura sostenibile.

Emidio Pepe è uno dei senatori del vino italiano. Risale al 1964 l’inizio della sua attività vitivinicola, quando decise di iniziare a imbottigliare i suoi vini, mettendo a frutto l’esperienza ereditata dal padre e dal nonno, già produttori. A fare da sfondo a questa lunga avventura, oggi portata avanti con successo dalle figlie Daniela e Sofia e dalla nipote Chiara, le colline di Torano Nuovo, nel Teramano, dove ogni anno si rinnova il rito di una produzione artigianale che ha saputo ritagliarsi uno spazio prestigioso nel gotha del vino mondiale.

Quando si fa il nome di Montori, si cita una della aziende più longeve del distretto abruzzese. L’attività agricola e vinicola, infatti, risale alla fine dell’800, ma è tra gli anni ’60 e ’70 che la realtà si consolida e diventa piano piano uno dei baluardi produttivi delle Colline Teramane. La base operativa si trova a Controguerra, praticamente a cavallo tra Abruzzo e Marche; il parco viticolo è composto da una cinquantina di ettari vitati che danno vita a una gamma abbastanza variegata in cui spiccano le etichette della linea Fontecupa.

Il Trebbiano Fosso Cancelli 2021 è un bianco che ricorda il cedro, il basilico, la ginestra, anche in questo caso con un sorso impostato tutto sulle sensazioni sapide e minerali. Chiara Ciavolich è l’ultima erede di una lunghissima tradizione di viticoltori e, forte di queste profonde radici, affronta il mondo del vino con carattere e caparbietà. Sua è l’idea dietro la linea Fosso Cancelli, etichette dalla forte impronta identitaria e dal tratto artigianale, che tanto ci sono piaciute nella scorsa tornata di degustazioni. I vigneti sono divisi in due corpi aziendali, uno di 24 ettari a Loreto Aprutino, risalente agli anni  ’60, e l’altro a Pianella, sei ettari impiantanti nel 2000.

Ci siamo lasciati affascinare anche quest’anno dal Trebbiano Tenuta del Professore, una Riserva del 2018 che profuma di nocciola fresca, felci, propoli e fiori gialli, il tutto accarezzato da una sensazione lievemente fumé. La bocca attacca ricca e materica ma poi il sorso si fa reattivo ed energico, con un bel finale tostato. Siamo nell’entroterra di Città Sant’Angelo, sulle Colline Pescaresi. Qui, nel 2007, Mario e Giovanni D’Alesio hanno deciso di riprendere in mano il patrimonio agricolo creato dal nonno Mario per creare un’azienda vinicola tutta nuova che da subito ha puntato sull’agricoltura biologica. Le linee in cui si suddivide la produzione sono tre: “Sciarr”, “D’Alesio” e “Tenuta del Professore”, quella più importante. Tra i filari, trovano posto le classiche uve della regione, materia prima che dà vita a una gamma di forte impronta territoriale.

Molto buono l Trebbiano C.: bouquet sfaccettato tra lieve tostatura, refoli balsamici e scorza di limone, succoso nell’attacco di bocca, dotato di grande struttura, complesso senza essere complicato. Valido anche il resto della gamma. Accorti processi di zonazione, viticoltura di precisione, attenzione al fattore umano: sono queste le direttrici su cui si sviluppa il progetto aziendale Nododivino, nato in seno a Citra, uno dei pilastri della cooperazione vinicola regionale, ma che da subito ha assunto una ben delineata autonomia produttiva. La gamma aziendale si è già distinta per pulizia stilistica e ampiezza gustativa, tanto nei vini più freschi, quelli della linea Monovarietali, quanto nelle selezioni della linea Oro.

“Viticoltori fra i parchi”: la famiglia Pizzolo, titolare di Valle Reale ha scelto questo sottotitolo per accompagnare il proprio logo e per raccontare lo spirito produttivo di Valle Reale. Il perché è presto detto: il cuore dell’azienda si colloca a cavallo fra le province di Pescara e L’Aquila, in un luogo incontaminato dove si incontrano le aree protette di Gran Sasso, Majella e Sirente-Velino. I quasi 50 ettari di vigneto godono della certificazione biodinamica e sono la base da cui prende forma una gamma tra le più entusiasmanti in regione.

 

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