Cantiere da 18,6 milioni: pronto un intervento da 1,5 milioni di euro. La staticità dello scalone richiede opere di rinforzo, richieste dall’appaltatore. Tensioni anche sulla commissione tecnica di controllo
Marzo 2026: quando si tratta del cantiere della nuova Galleria d’arte moderna e contemporanea di Bergamo, la data che conta è quella. La scadenza è rigida, pena la perdita di 6 milioni di euro di provenienza Pnrr, decisivi per completare un’opera che trasformerà l’ex palazzetto dello sport nella futura Gamec e che in tutto costerà 18 milioni di euro. Anzi, stando alle ultime evoluzioni sul cantiere, 18 milioni potrebbero non bastare. Serve un’integrazione, per maggiori costi rilevati dall’appaltatore generale del progetto, la pugliese Manelli Impresa Spa. E a tendere la mano al Comune di Bergamo sarebbe in arrivo la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, con una somma vicina al milione e mezzo di euro. Fondi necessari, accanto agli altri 6 milioni garantiti da Intesa Sanpaolo e ai restanti 6 di Palafrizzoni, per sostenere un’opera complessa.
Lo scalone e i problemi i staticità
Alla base della necessità di ampliare il budget una questione tecnica. Riguarda il grande scalone centrale intorno al quale si disporranno gli spazi espositivi. Si è verificato, nel confronto tra appaltatore e progettisti, che è necessario «rinforzare» la struttura per garantirne la staticità, con un maggiore esborso di risorse per materiali e lavori. Non ha poi aiutato a velocizzare il cantiere e a distendere i rapporti tra stazione appaltante (il Comune, proprietario dell’ex palazzetto) e appaltatore la difficoltà nell’individuare il presidente del collegio consultivo tecnico. È l’organismo previsto per le opere di importo superiore ai 5,3 milioni di euro e che serve a dirimere in forma arbitrale i contenziosi economici tra enti pubblici e imprese costruttrici. Da qui un rallentamento sul cantiere e la necessità di reperire nuove risorse economiche.
I rallentamenti e la scadenza del 2026
In un pomeriggio lavorativo come quello di ieri, al di là delle recinzioni del cantiere si intravedono due operai aggirarsi con una carriola, una luce accesa e poco oltre alcune auto parcheggiate. Il grande pannello appeso riporta la data inizio lavori (21 settembre 2023) con ultimazione prevista entro 900 giorni, ma l’impressione che trasmette il cantiere non è quella di un treno in corsa verso la scadenza finale del 9 marzo 2026. Sono stati effettuati scavi e le demolizioni interne, rendendo l’ovale dell’ex palazzetto un involucro vuoto, nel quale verrà incassata la scatola del nuovo museo. Al centro, sul piano funzionale e formale, si legge nelle note dei progettisti, il grande scalone «scava l’ingresso al museo al primo e secondo livello con la galleria per esposizioni permanenti, ricavata, questa, all’interno del volume opalino». E su questo manufatto si è rilevata la necessità di opere di rinforzo: un tema emerso già prima dell’alluvione del 9 settembre, quando esondò il Morla, portandosi via i ponteggi sul fondo del cantiere. Un dettaglio da ricordare a proposito di quest’opera riguarda proprio il torrente che scorre, in uno dei tratti interrati, sotto la futura galleria d’arte cittadina.
L’impresa Manelli di Monopoli (ricavi nel 2024 per 328 milioni di euro e oltre mille dipendenti in organico) aggiudicataria della gara di appalto bandita dal Comune di Bergamo avrebbe dunque chiesto una variante in corso d’opera atta ad affrontare i maggiori costi. Maggiori di quanto? Il direttore di cantiere, l’ingegner Claudio Bolignano (per Manelli Impresa) dopo un iniziale contatto è risultato sempre irraggiungibile. Ugualmente impossibile è stato ricevere ragguagli dall’ingegner Alessandro Bonaventura, direttore dei lavori strutturali per conto di F&M Ingegneria di Mestre.
Le spiegazioni di chi è coinvolto nel cantiere avrebbero aiutato a capire, ma da diverse fonti cittadine è comunque certo il problema tecnico di importante impatto economico. Nell’ultima recente variazione al bilancio, che ha visto anche voci di spesa riguardanti altri cantieri, nessun accenno al cantiere della Gamec. Ma qui, appunto, sarebbe entrata in gioco la Fondazione Banca Popolare di Bergamo, presieduta dal notaio Armando Santus. Va ricordato che Ubi, prima di essere assorbita in Intesa, aveva prima proposto di dare alla Gamec una nuova sede negli ex Magazzini generali e poi di contribuire con 4,5 milioni di euro al trasloco nell’allora palazzetto dello sport. Una collaborazione proseguita da Intesa e ora pronta ad ampliarsi con il contributo della Fondazione. Resta poi aperta la questione degli spazi esterni, una nuova piazza che sorgerà davanti all’ingresso e che ancora deve essere finanziata.
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