Rovigo è in affanno anche sugli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ovvero, è al di sotto della media nazionale. Questa la fotografia non certo rassicurate scattata dal Rapporto “I territori e lo sviluppo sostenibile 2024” dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presentato ieri al Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Il Rapporto analizza il posizionamento, l’andamento nel tempo e la distanza dei territori rispetto a 14 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sulla base di circa 100 indicatori statistici che comprendono temi di grande rilievo e attualità per le politiche territoriali, tra le quali decarbonizzazione dei trasporti, dissesto idrogeologico e altri rischi come la siccità, rigenerazione urbana, qualità dell’aria, infrastrutture verdi, politiche abitative.
Rovigo è molto al di sotto della media nazionale per quanto riguarda imprese, innovazione e infrastrutture, l’obiettivo 9, mentre è al di sotto della media per la salute, obiettivo 3, per istruzione, obiettivo 4, per energia, obiettivo 7, per città e comunità, obiettivo 11, per consumo e produzione responsabile, obiettivo 12 e per vita sulla terra, obiettivo 15. Presenta invece un dato superiore alla media nazionale per quanto riguarda l’obiettivo 16, giustizia e istituzioni.
Rovigo, che è “in media” per parità di genere, acqua, lavoro e crescita economica e diseguaglianze, non ha nemmeno una voce con valori molto superiori alla media nazionale, mentre Padova, Belluno e Treviso ne hanno tre, Verona due. Anche Venezia non ne ha, ma ha quattro voci comunque superiori alla media nazionale e nessuno molto inferiore alla media nazionale. Rovigo è la provincia con il numero maggiore di indici con valori inferiori alla media nazionale. Purtroppo, però, non è una mosca bianca o una pecora nera.
Come emerge dal rapporto “in generale, nessuna Regione o Provincia autonoma presenta dinamiche positive per più di due Goal, mentre in un caso (Molise) il peggioramento va a toccare sette obiettivi. In altre sette Regioni (Valle d’Aosta, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Veneto, Umbria, Abruzzo e Basilicata) sono sei i Goal in trend negativo”.
Povertà, acqua e vita sulla terra peggiorano in gran parte dei territori, mentre sia il Nordovest che il Nordest presentano significativi miglioramenti per l’istruzione, a fronte di una sostanziale stabilità nel resto del Paese.
Il Rapporto misura anche la distanza effettiva di Regioni e Province autonome da 28 obiettivi quantitativi contenuti in strategie, piani e programmi ufficialmente adottati a livello europeo e nazionale. In estrema sintesi, guardando agli ultimi tre-cinque anni, emerge che Valle d’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Umbria e Lazio sono in grado di raggiungere 11-12 obiettivi quantitativi, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna ne possono raggiungere 8-9, gran parte delle altre Regioni, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano in grado di raggiungerne solo 4-6.
Il Veneto ha un 35% di obiettivi dai quali si sta allontanando, rispetto a una media nazionale del 29,8%, ma ha anche un 32,1% di obiettivi raggiunti o raggiungibili rispetto alla media nazionale del 28,4%.
Nel dettaglio, obiettivi raggiungibili o raggiunti sono nelle voci: malattie non trasmissibili; uscita dal sistema di istruzione e formazione; servizi educativi per l’infanzia; donne nei consigli regionali; occupazione; Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano; copertura della rete ultraveloce; utilizzo di fertilizzanti; uso di pesticidi. I progressi moderati sono in: quota di coltivazioni biologiche. I progressi insufficienti, invece, sono per: laureati; gap occupazionale di genere; disuguaglianze di reddito; energia rinnovabile; feriti per incidenti stradali; superamenti del limite di Pm10; consumo di suolo; durata dei procedimenti civili. Addirittura in allontanamento dall’obiettivo, infine, per quanto riguarda: gap occupazionale delle donne con e senza figli; Pil per ricerca e sviluppo; produzione di rifiuti urbani; dispersione delle reti idriche; intensità energetica; consumi di energia; trasporto pubblico; popolazione esposta ad alluvioni; aree terrestri protette; sovraffollamento negli istituti di pena.
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